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Delta | Alessandro Borghi, Luigi Lo Cascio e il coraggio di quel western sul Po

Confini e scontri, coraggio e arte: Michele Vannucci torna con una storia insolita e potente

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Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio in una scena di Delta.

MILANO – Dopo Una storia normale e Il grande sogno, Michele Vannucci continua senza tregua nel suo percorso verso storie decisamente uniche e non allineate e ritorna con una nuova opera tutta da scoprire, Delta. Cos’è Delta? Un western atipico, affascinante e contemporaneo in cui il dramma si muove nelle terre del Delta del Po, terra di confine e di scontri culturali in grado di cambiare vite e esistenze. Al centro della scena, Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio in due grandi interpretazioni, affiancati da Emilia Scarpati Fanetti e Greta Esposito. Il film – dopo il passaggio a Locarno la scorsa estate – arriva ora al cinema ed è davvero una piccola perla da scoprire, con un coraggio notevole per il spesso prudente (troppo prudente) cinema italiano.

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Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio in Delta

Sono tanti i personaggi che animano Delta e le sue vicende. C’è Osso (Luigi Lo Cascio), con sempre al fianco la sorella più piccola, entrambi impegnati a gestire un’associazione ambientalista per preservare il territorio e difenderlo dagli scarichi inquinanti delle aziende. Poi ci sono Elia (Alessandro Borghi) e la sua famiglia acquisita: Elia è di origini italiane ma ha trovato un posto a cui appartenere in Romania. Sono pescatori e attraversano il confine per pescare sul Delta del Po ma al posto delle reti da pesca utilizzano generatori elettrici per uccidere i pesci in acqua e farli venire a galla. È illegale? Ovviamente sì, quindi pescano per lo più di notte, senza essere visti.

Borghi e Emilia Scarpati Fanetti  in un’altra scena.

Osso è un uomo pieno di principi e valori, fa ciò che è giusto e segue le regole. La sua dedizione all’ambientalismo è assoluta e – nel profondo – è un uomo buono, non crede nella vendetta personale. Per questo, quando i membri dell’associazione e la sorella dichiarano guerra a quei pescatori che stanno facendo del male al fiume, tenta di ostacolarli e di affidarsi alla giustizia. Ma le cose non vanno mai come devono andare, complice anche l’ex compagna di cui è ancora innamorato che si lascia affascinare proprio da Elia, tanto da tradire l’associazione e la sua gente. Di qui in poi Delta ci mette molto poco a trasformarsi in una caccia all’uomo, con le strade dell’illegalità che si macchiano di omicidi in una irrefrenabile discesa verso la tragedia.

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Elia e il suo mondo di confini.

Lo stesso Vannucci definisce Delta un western italiano, perché si tratta prima di tutto una storia di frontiera, di un mondo ai più sconosciuto e che vive di regole altre. Con una regia decisa e allo stesso tempo piena di virtuosismi (e da segnalare la fotografia di Matteo Vieille), il regista mette in scena un duello avvolto dalle nebbie del Po, uno scontro all’ultimo sangue dove, nonostante solo uno esca vincitore, non ci sarà mai – non può esserci – una vera vittoria. Non ci sono eroi in Delta così come non ci sono cattivi: ci sono solo le tante sfumature della vita, le strade sbagliate e quelle giuste, gli errori che possono costare la vita. Grazie anche a delle scelte che raccontano, per rimandi e bellissime immagini, il territorio del Delta e tutte le sue contraddizioni, si ricostruisce piano piano la storia di un intero popolo.

Un altro momento di Delta

Nel suo essere un dramma di frontiera, Delta si carica di storia e di significato. Le prove di Borghi e Lo Cascio sono il tramite attraverso cui Vannucci riesce a portarci dentro la storia e a raccontare come diverse persone e diverse culture vivano in modo diverso il fiume e il rapporto con il fiume. Nel freddo inverno del Nord le emozioni perdono qualsiasi freno e corrono libere ad esprimere tutta loro potenza. Un prodotto nuovo per il panorama italiano che ha il coraggio di ambire ad un altro cinema.

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Qui la video intervista a Borghi e Lo Cascio:

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