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Summer | Kirill Serebrennikov, gli anni Ottanta e la stagione rock di Leningrado

Roman Bilyk, Tee Yoo, Irina Starshenbaum e la strepitosa ascesa dei Zoopark e dei Kino

Summer
La banda di Summer: Roman Bilyk, Tee Yoo e Irina Starshenbaum

ROMA – Nella scena musicale della Leningrado degli anni Ottanta, Viktor Coj fa la conoscenza di Mike Naumenko e sua moglie Natasha con cui condivide la passione per la musica rock occidentale invisa dalla censura sovietica. È un colpo di fulmine: Mike lo prende sotto la sua ala protettrice mentre con Natasha nasce un delicato gioco di emozioni contrastanti. Le loro vicende sentimentali e artistiche si intrecceranno con la nascita del Leningradskij rok-klub e la fondazione dei Zoopark e dei Kino: gli albori della stagione rock russa. Summer di Kirill Serebrennikov parte da qui per diventare una folgorazione rock, una rivoluzione, un’opera romantica che riporta l’incanto di un mondo sospeso, in cui una generazione piena di ideali si affacciava al mondo cercando – forse in modo naïf, ma giusto – di cambiarlo.

Roman Bilyk, Tee Yoo e Irina Starshenbaum in una scena di Summer
Roman Bilyk, Tee Yoo e Irina Starshenbaum

Ma soprattutto un manifesto, perché Summer – presentato in concorso a Cannes nel 2018 per poi arrivare nei cinema e ora in streaming su Apple TV, CHILI e IWonderfull – è la testimonianza filmica di un grande periodo, quell’inizio anni Ottanta che nell’incontro/passaggio di testimone tra gli Zoopark e i Kino – nulla che faccia pensare al mitologico incontro-scontro Oltreoceano Duran Duran vs Spandau Ballet – vedeva crescere il senso di libertà, di vita, di omologazione al mondo occidentale, o più semplicemente, dell’essere come tutti gli altri sulle note di un unico canto rock melodioso e rabbioso fatto di amore, amicizia e tradimento, avvolto di un bianco-e-nero intimo e tagliente, poetico, dalle contaminazioni cromatiche suggestive a metà tra il ricordo e il sogno.

Summer fu presentato in concorso a Cannes71 il 9 maggio 2018
Summer fu presentato in concorso a Cannes il 9 maggio 2018

Al centro della scena gli Zoopark di Mike Naumenko (Roman Bilyk, un vero cantante, leader dei Zveri) musicista emarginato, pioniere dell’underground hippie sovietico dalle sonorità rock-blues hardcore – che nella verosimiglianza narrativa di Summer è una delle coscienze del racconto – fondati nel 1978 assieme a Boris Grebenshchikov (Nikita Efremov) dall’inventiva folle e colorata, che per il loro primo singolo (All Brothers Are Sisters) incise il brano sulle rive del fiume Neva con un coro di amici e colleghi ubriachi che suonavano percussioni su lattine di metallo. Dello stesso avviso le composizioni musicali: testi recitati in prima persona ricchi di ironia e satira dalle sonorità riecheggianti ai T-Rex di Marc Bolan, i Velvet Underground di Lou Reed e all’immancabile Bob Dylan.

Roman Bilyk e Irina Starshenbaum sono Mike e Natasha Naumenko in una scena di Summer
Roman Bilyk e Irina Starshenbaum sono Mike e Natasha Naumenko

Accanto a loro l’anima new-wave russa dei Kino, nati dalle ceneri dei Palata No. 6 e dei Piligrimy, inizialmente chiamati Garin and the Hyperboloids in onore della quasi omonima opera di Aleksei Tolstoj (L’Iperboloide dell’Ingegnere Garin) di quel Viktor Coj (Tee Yoo) già icona dal fascino magnetico di cui Serebrennikov segue l’ascesa passo passo sino all’estate del 1982 e quel primo album studio dal titolo 45 (chiamato così come la sua durata in minuti) tra le maglie narrativo-musicali del suo Summer rendendolo funzionale al percorso immersivo di un contesto scenico vivido, vero e di puro rock. Nel mezzo c’è la musica, tanta musica, più di qualsiasi biopic musicale possa esservi capitato di guardare negli ultimi vent’anni di cinema.

Tee Yoo in una scena di Summer
Tee Yoo è Viktor Coj

Da (ovviamente) brani originali degli Zoopark e dei Kino, a cover suggestive di brani senza tempo come Psycho Killer dei Talking Heads, Passenger di Iggy Pop, Perfect Day di Lou Reed e All the Young Dudes di David Bowie dagli arrangiamenti pirotecnici a opera degli sperimentali Glintshake e Shortparis, tutte raggruppate e scandite come fossimo in un musical dei tempi d’oro: a getto continuo. Eppure, nonostante il consenso unanime di critica e pubblico, chi proprio non è riuscito ad apprezzare il film è stato il vero Grebenshchikov per cui: «Summer? Abbiamo vissuto in modo diverso. Nello scenario di Serebrennikov siamo hipster di Mosca, che non sanno fare altro che copulare per conto di qualcun altro. Lo script è stato scritto da qualcuno di un altro pianeta, a quei tempi avrebbe potuto perfettamente lavorare per il KGB».

I Kino ai loro inizi, tra le strade di Leningrado

Dello stesso avviso, se non peggio, il vero Alexei Rybin, uno dei fondatori dei Kino, che ha talmente poco apprezzato Summer da vietare l’uso della sua immagine. Al punto che il suo posto, nella finzione storica di Serebrennikov, è preso dal Lenya di Filipp Avdeyev. Lo stesso Serebrennikov, dalla sua, non ha vissuto piacevolmente l’esperienza, ma non per le ragioni a cui potreste pensare. Nell’agosto del 2017 fu arrestato e deportato a Mosca con l’accusa di frode e posto agli arresti domiciliari. Nonostante tutto riuscì a portare a termine la lavorazione in modo da non violare i divieti imposti dalle autorità russe. Il risultato? Alcune scene furono portate a casa dalla seconda unità seguendo indicazioni di Serebrennikov da remoto, perché il buon cinema, così come l’arte in generale, non ha limiti, né confini…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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