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Limonov | Ben Whishaw, il libro di Carrère e le visioni di Kirill Serebrennikov

Un protagonista russo, uno scrittore francese e un regista ostile a Putin. Finalmente a Cannes

Limonov
Ben Whishaw in una delle foto di Limonov di Kirill Serebrennikov.

MILANO – «Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare una carogna. Io sospendo il giudizio». Così scriveva Emmanuel Carrère nelle prime pagine di Limonov, libro (bellissimo, edito da Adelphi) ora diventato un film che vedremo a Cannes dopo lunga attesa: Limonov: The Ballad of Eddie, diretto da Kirill Serebrennikov e scritto da Pawel Pawlikowski, Oscar per il miglior film straniero qualche anno fa con Ida. La storia? Attraverso i cinque amori sparsi per il mondo, ripercorre la vita di Eduard Savenko, in arte Limonov – interpretato da un favoloso Ben Whishaw –  uno dei personaggi più controversi della Russia contemporanea, scomparso a 77 anni nel 2020. E il film è ambientato nei paesi in cui Limonov ha vissuto: nasce a Dzeržinsk in epoca sovietica, cresce in Ucraina, si sposta poi tra Stati Uniti (dove conosce l’ambiente underground di New York), Parigi e Mosca. Poeta, scrittore, giornalista, politico, Limonov abbandona prima la vita da bohéme a Manhattan e sulla Senna per spostarsi in Russia e dare avvio alla carriera politica come leader del gruppo Altra Russia.

Limonov
Ben Whishaw in una scena di Limonov.

Sul fronte politico, con una forte passione per le cause perse, combatte con i serbi dell’ex-Yugoslavia, con i separatisti russi in Moldavia, con gli abchazi nel Caucaso. Si fa critico, per questo, dell’ideologia occidentale dell’esportazione dei diritti umani, che considera come una riedizione del colonialismo o poco altro. Mobilita giovani attivisti in nome di socialismo e nazionalismo, smuove le masse che insieme al suo gruppo politico, nel 2013, si ritrovano a manifestare nella Piazza del Trionfo a Mosca al grido di “la Russia senza Putin!”. Poi viene recluso due anni in carcere per traffico d’armi. Partecipa alle rivolte underground degli Anni Sessanta, influenzando fortemente la politica estera del paese.

Limonov
Ancora Whishaw nel ruolo di Limonov.

Uomo di lettere, innovatore anche sul fronte culturale, in particolare per la lingua letteraria russa. Le sue opere incarnano il mito letterario per eccellenza, quello della fusione dell’arte con la vita: Limonov, infatti, scrive sempre di sé, sempre in prima persona. Tra poesie, libri, saggi, reportage giornalistici, senza dimenticare le miriadi di note e appunti sui quaderni, non passa giorno senza che Limonov si dedichi alla scrittura. Il suo modello? Nientemeno che Giulio Cesare. Guardato con fastidio da tutta l’opinione pubblica russa, Limonov non si è mai considerato un dissidente. Negli anni di Putin, la sua attività politica si fa più rispettabile. È uno degli ideatore, con Kasparov, della Strategia 31: il trentunesimo giorno del mese, vengono organizzate manifestazioni per la libertà di espressione a Mosca sotto il monumento di Majakovskij.

Limonov
Un’altra delle facce di Whishaw per Limonov.

Una vita rocambolesca, avventurosa, energetica, che esercita il fascino necessario per meritarsi di essere romanzata, e poi trasformata, appunto, in film che in Italia sarà distribuito da Vision e che nel cast, oltre a Whishaw, avrà anche Tomas Arana (che ha raccontato il film a Hot Corn in un’intervista qui), Sandrine Bonnaire e Viktoria Miroshnichenko. Un poeta maledetto, un politico “anomalo”, che in vita ha rappresentato le agitazioni e la storia della Russia e dell’Europa a partire dal secondo Dopoguerra. Al Salone del Libro di Torino nel 2018, Limonov disse di non riconoscersi nella descrizione fatta da Carrère, ma gli riconobbe di averlo fatto conoscere al grande pubblico. Nonostante tutto, la figura di Limonov rimane centrale e protagonista, anche e soprattutto in questo momento storico: «La sua vita romanzesca e spericolata racconta qualcosa non solo di lui, non solo della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale». E adesso non resta che aspettare Cannes per vederlo. L’attesa continua.

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