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Un’estate in Provenza, una storia vera e l’importanza di essere Jean Reno

I nonni, lo scontro tra generazioni, i ricordi della regista, gli ulivi: perché vedere Un’estate in Provenza

PARIGI – Jean Reno vale sempre una visione. Anche se il film è brutto, anche se la trama è sbilenca. Anche se la produzione ha sbagliato tutto. Perfino nel film più piccolo, Reno è sempre grande. Provate a scorrerne la filmografia, dal capolavoro Léon a La ragazza della nebbia di Donato Carrisi, difficilmente troverete una pellicola in cui lui non faccia la sua parte, in cui tenga su anche la peggior sceneggiatura. Avis de Mistral – in italiano tradotto come Un’estate in Provenza (lo trovate su CHILI) – non è certo un capolavoro, no, ma c’è Jean Reno. E tanto basta. Non solo: c’è Jean Reno che fa il nonno burbero, un nonno dal passato turbolento che però si scioglie davanti ai tre nipoti e non c’è un momento del film in cui noi non pensiamo che Reno sia davvero nonno Paul e che quel nonno esista veramente da qualche parte tra gli ulivi della Camargue.

Reno e Lukas Pellissier in una scena de Un’estate in Provenza.

In questo caso Reno interpreta parte di una storia vera, quella raccontata dalla regista, Rose Bosch, giornalista prima e regista poi, cresciuta ad Avignone col ricordo dei nonni contestatori, hippies in lotta contro il potere negli anni Sessanta. La Bosch aveva voluto sul set il compare Jean in Vento di primavera, poi ecco la telefonata, l’idea condivisa e la passione per le Alpilles, piccola catena montuosa in Provenza, appunto. «Senza Jean non avrei mai girato Un’estate in Provenza», ha ricordato la regista. «Con lui ho condiviso molte cose, dalle origini spagnoli della nostre famiglie,  alla passione per i luoghi, per la terra delle Alpilles. Nella nostra famiglia coltiviamo uliveti da generazioni e anche Jean ha i suoi ulivi e conosce bene l’argomento. Chi altro avrebbe potuto interpretare Paul?».

Un'estate in Provenza
Jean Reno in un’altra scena de Un’estate in Provenza.

Reno, appunto, solo lui, cappello calato in testa, sguardo smarrito davanti agli affetti che crollano, eppure figura storica e ammirevole, anche per i nipoti, distratti da troppo, distratti da tutto. Così Un’estate in Provenza, uscito qui in Francia nel 2014, da storia vera diventa anche uno spunto per riflettere sugli scontri generazionali, su mondi apparentemente inconciliabili, in bilico tra nipoti consumisti e nonni vecchio stampo. «E questi nonni però non sono mai stati così presenti e importanti come oggi», ha fatto notare la Bosch, «visto che oggi corrono in aiuto delle famiglie e riescono a aiutare genitori sempre troppo indaffarati con il loro lavoro. Ecco, questo film è il mio omaggio ai nonni».

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