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Tra Mick Jagger e il lago di Como | La tela dell’inganno e quel thriller sul mondo dell’arte

Giuseppe Capotondi dirige un thriller artistico intrigante. E Mick Jagger è il filantropo che non ti aspetti

La tela dell'inganno

MILANO – Un film d’arte sull’arte esercita sempre il suo fascino. Ci era già riuscito Giuseppe Tornatore con La migliore offerta otto anni fa e questa volta, aggiungendo un tocco thriller molto più forte, è la volta di Giuseppe Capotondi con La tela dell’inganno, disponibile su CHILI. Il cast? L’intera storia si consuma nei rapporti tra quattro personaggi, interpretati da Elizabeth Debicki, Claes Bang, Donald Sutherland e un Mick Jagger in una veste diversa dal solito. Un quartetto di nomi non da poco, per un film sull’arte e su come questa non possa esistere senza la critica. E ancora una volta, l’arte ha come sfondo i paesaggi dell’Italia.

la tela dell'inganno
Il cast de La tela dell’inganno sul lago di Como

James Figueras (Bang) è un critico d’arte di Milano, incontra Berenice Hollis (Debicki), una giovane ragazza appassionata di arte, vengono invitati dal miliardario filantropo Joseph Cassidy (Jagger) nella sua villa sul lago di Como dove trovano Jerome Debney (Sutherland), un grande e innovativo artista scomparso anni prima dopo un incendio dove vennero distrutti tutti i suoi quadri, e da allora nessuno ne seppe più nulla. Questo è tutto quello che serve a La tela dell’inganno per avviare la sua delicata e intricata trama di riflessioni sull’arte, sul ruolo della critica e, cosa più importante, qual è il punto in cui un quadro smette di appartenere all’artista e diventa del mondo, di tutti. Sembra una cosa scontata, ma non lo è.

Elizabeth Debicki e Mick Jagger in una scena de La tela dell’inganno

Il tranello di Cassidy, da avido collezionista, è evidente: vuole che Figueras, fingendo di voler intervistare il solitario artista, rubi il suo ultimo dipinto. Ma quello che Figueras e Berenice scoprono una volta entrati nella sua casa è ben lontano da qualunque cosa si possa immaginare. La storia de La tela dell’inganno parte da uno scherzo fatto anni prima, uno scherzo che però è diventato leggenda, e il film si diverte anche un po’ a prendere in giro tutti quei critici e presunti esperti d’arte che molto spesso inventano analisi e congetture senza sapere di cosa parlano, la capacità di creare una storia – anche molto convincente – dal nulla e farla passare per verità, come ci viene mostrato nei primi minuti.

la tela dell'inganno
Una scena de La tela dell’inganno

Al tempo dell’incendio, l’opinione pubblica e la stampa avevano profuso elegie di tutti i tipi per le opere andate perdute di Debney e lui, come una presa in giro, aveva fatto trovare appesa su un muro crepato una cornice vuota. Uno scherzo, un luogo confinato e vuoto che il pubblico e i critici potevano riempire con tutte le loro belle parole. Ma è bastato un attimo perché la narrazione cambiasse, e quella cornice diventasse un simbolo, una forma simbolica e un atto anti-artistico, famosa tanto da finire anche sulle magliette.

Elizabeth Debicki e Donald Sutherland in La tela dell’inganno

Fino a che punto allora la critica segue l’opera d’arte e quando vi si allontana troppo con la fantasia? La tela dell’inganno, dietro le sue atmosfere thriller, dietro l’avidità e la corruzione del critico Figueras, interessato solo al potenziale artistico di un’opera senza sentire le ragioni del suo autore, è un bel gioco artistico. I colpi di scena e la suspense non mancano, così come le qualità e capacità registiche di Capotondi. È un buon intrattenimento, affascinante e intrigante, così come lo è l’arte nella sua essenza.

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Qui potete vedere il trailer de La tela dell’inganno:

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