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Barry Seal | Tom Cruise, l’American Made e la storia vera dietro il film

Prima del film, prima di Narcos e della leggenda, ci fu il vero Barry. E non fu proprio un eroe…

Tom Cruise è Barry Seal
Tom Cruise è Barry Seal

LONDRA – Barry Seal era un pilota. Aveva talento. A nemmeno diciassette anni aveva già il patentino e in Louisiana lo conoscevano tutti. Un fenomeno. Barry Seal aveva però anche un altro talento: quello per i guai. Sapeva sempre come cercarli e, se non li trovava, erano loro a trovare lui. Nato nel 1939, Barry Seal in realtà si chiamava Adler Berriman Seal e aveva davanti una luminosa carriera, tanto che a metà anni Sessanta riuscì a entrare nella TWA e fu uno dei piloti più giovani a portare un 747 da New York all’Europa. Poteva finire tutto lì: futuro garantito e stipendio sicuro. Invece poi Seal si mise nei guai. Grossi guai. Guai che, anno dopo anno, diventarono enormi, insormontabili, che lo portarono al centro di una vicenda colossale.

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Altro che Tom Cruise: il vero Barry Seal negli anni Settanta.

Innanzitutto va detto che Barry Seal non era Tom Cruise, non ci assomigliava nemmeno lontanamente. Piuttosto robusto e grassoccio, faccia ordinaria e bonaria, Seal, non contento del contratto con la TWA, nel 1972 si era fatto licenziare perché coinvolto in un traffico di esplosivi con il Messico. Rimasto senza lavoro, pensò (male) di far quadrare i conti mettendosi a disposizione come pilota nel giro di spaccio tra la Colombia e gli Stati Uniti. Prima marijuana, poi cocaina, proprio nel momento – siamo nel 1978 – in cui il mercato sta letteralmente esplodendo. Soldi veri, soldi facili, pochi problemi, uno stile di vita moderato, senza attirare attenzioni, e un accordo verbale con il cartello di Medellin di Pablo Escobar. Guai grossi.

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Un’altra immagine del vero Barry Seal.

L’inizio della fine è già cominciato, ma subisce un’accelerazione nel 1984 quando a Fort Lauderdale, in Florida, Seal viene fermato dalla polizia e portato in prigione. Accusato di riciclaggio di denaro e di traffico di droga venne condannato a dieci anni. Fine della storia? No. Perché Seal non ne ha abbastanza e vuol finire in un giro ancora più grosso: chiede di parlare con la DEA, spiega di avere contatti e informazioni in Colombia e di poter diventare un testimone chiave per incastrare molti narcotrafficanti colombiani. Ma non solo, perché in Nicaragua c’è una guerra civile e gli Stati Uniti si stanno impantanando con i Contras. E Barry Seal può dare una mano.

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L’incontro, avvenuto veramente, tra Seal e Escobar nel film: Tom Cruise con Mauricio Mejía.

Per gettare fango sul movimento sandinista, Seal testimonia, dice tutto, ma a un certo punto capisce di essersi esposto troppo perché Pablo Escobar mette sulla sua testa una taglia di un milione di dollari. La parabola di Seal non continuerà a lungo, ucciso il 19 febbraio 1986 senza troppa difficoltà in Louisiana da tre sicari di Escobar. Fine della storia. No, forse no. Forse questa è solo una parte della storia, una storia diventata poi cinema già nel 1991 in Un gioco pericoloso, con Dennis Hopper a interpretare Seal, e poi ripresa in Narcos, in cui era Dylan Bruno a diventare il pilota doppio giochista. In realtà nel 2016 qualcuno inizia a raccontare altro. Molto altro.

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Ancora Cruise nel ruolo di Barry Seal.

Appena iniziano a girare la notizia della pre-produzione del film con Tom Cruise, appare online nel 2016 un libro che decide di raccontare tutto assumendo però un altro punto di vista. Il volume si intitola American Made: Who Killed Barry Seal? Pablo Escobar or George HW Bush (qui) e apre il fronte della politica interna americana e del ruolo di Seal in Centro America nei primi anni Ottanta. A quel tempo, Ronald Reagan era il Presidente degli Stati Uniti e Bush Senior, allora vice presidente, rimase implicato in un affare sporco: l’Irangate, ovvero la vendita di armi che l’America avrebbe fatto a Teheran (altri tempi) per poi finanziare i Contras contro i Sandinisti in Nicaragua. Seal sapeva molte cose. Probabilmente troppe.

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