ROMA – Si sa, i racconti più incredibili in fondo hanno sempre un fondo di verità. Un esempio? BlacKkKlansman di Spike Lee, storia fottutamente vera – come al regista piace definirla – su un poliziotto nero entrato nel Ku Klux Klan negli anni Settanta. Assurdo? Sì. Anzi no. Ron Stallworth non solo è il protagonista, ma è colui che ha voluto poi riportare la sua missione in un dettagliato libro autobiografico titolato Black Klansman. Sì, ma quanto c’è di vero nel film? Lee e i co-sceneggiatori sono rimasti fedeli alle pagine scritte, pur avendo aggiunto degli spunti narrativi per rendere il racconto più dinamico.
Prima di tutto è vero, sì è vero, che Ron Stallworth (qui trovate il suo libro in italiano, edito due anni fa da TRE60) è stato il primo poliziotto di colore di Colorado Springs tanto che riuscì anche a farsi un nome. Colpito da un annuncio (sì, è vero) sul giornale del Ku Klux Klan, mandò una lettera per maggiori informazioni – mentre nella pellicola fa una telefonata. Ricevendo risposta, Stallworth finse di avere una sorella bianca fidanzata con un ragazzo di colore, di cui – letterale, anche nel libro – non sopportava vedere le sporche mani sul corpo di lei. La motivazione fu, evidentemente, valida per il clan, che lo renderà uno dei membri.
Ma come fare poi dal vivo? Ron prestò la sua identità ad un collega bianco, che lo impersonò negli eventi ufficiali, coprendone il volto. Nel film è interpretato da Adam Driver e si chiama Flip Zimmerman, mentre nel libro non ne viene mai svelato il nome. Altra discrepanza: Lee in BlacKkKlansman ha reso l’uomo ebreo, così da poter mostrare un’ulteriore minoranza. E Laura Harriet, che lotta per il black power nel ruolo di Patrice? Anche la parte sentimentale – con annesso attentato alla ragazza, che è in verità un insieme di atti avvenuti – è inventata da Lee.
Ma, tornando alla storia vera, dopo due settimane di attesa per avere la tessera ufficiale del KKK, Stallworth decise di chiamare direttamente David Duke, capo clan a New Orleans. Tra i due inizierà una corrispondenza telefonica surreale in cui l’uomo stuzzicherà spesso Duke. Un esempio? Quando gli chiede cosa avrebbe fatto se avesse scoperto che al telefono c’era un nero. “Impossibile. So riconoscere la voce di un nero da quella di un bianco.”. Sicuro Duke?
I due avranno modo di incontrarsi: come vediamo in una scena di BlacKkKlansman, Stallworth fu incaricato della sicurezza dell’uomo, rischiando di tradirsi e mandare all’aria l’operazione. Il pericolo fu scampato e non solo. L’irriverente scena in cui Ron fa una foto con Duke e il Gran Dragone del clan è avvenuta veramente, con conseguente arrabbiatura degli uomini e Ron che intimò loro di non toccarlo perché avrebbero rischiato la prigione. In realtà la chiamata finale del film, in cui prende in giro Duke rivelando di essere l’artefice delle loro chiamate, è fantasia. Una chiusura però che dona dignità ad una storia per troppo tempo lasciata volutamente sepolta…
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