ROMA – Il detective Axel Foley (Eddie Murphy) torna a pattugliare le strade di Beverly Hills. Dopo che la vita di sua figlia avvocato è stata minacciata dagli uomini del Cartello, lei (Taylour Paige) e Foley fanno squadra con un nuovo partner, il Detective Bobby Abbott (Joseph Gordon-Levitt), e i vecchi amici Billy Rosewood (Judge Reinhold) e John Taggart (John Ashton) per svelare un complotto. Parte da qui Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F, il quarto capitolo della saga di Beverly Hills Cop diretto da Mark Molloy al suo debutto in un lungometraggio, disponibile su Netflix. Un film arrivato esattamente a quarant’anni dal capostipite del 1984 di Martin Brest e a trenta dallo sfortunato (e incolore) terzo capitolo targato John Landis, entrambi – così come il secondo capitolo del 1987 di Tony Scott – prodotti e distribuiti da Paramount Pictures.

Che in teoria avrebbe dovuto produrre anche il quarto capitolo della saga di Beverly Hills Cop. Un progetto chiacchieratissimo tra gli executives già dalla fine degli anni Novanta, tanto che c’era già uno script, a suo tempo, un trattamento per un ipotetico Beverly Hills Cop IV a firma Jason Richman, coinvolto dalla Paramount dopo le valide riscritture realizzate per Bad Company – Protocollo Praga. Poi settembre 2006 con Lorenzo di Bonaventura e non più Jerry Bruckheimer in produzione, Brett Ratner in regia – annunciato nel 2008 – con gli sceneggiatori Michael Brandt e Derek Haas chiamati a sviluppare lo script già presente che avrebbe visto Foley tornare in California per indagare sull’omicidio di Billy. Il titolo? Provvisorio: Beverly Hills Cop 2009 e inquadrato come un film da rating R. Il soggetto non piacque però alla Paramount, dando il via a un development-hell da antologia.

Senza quello script si trattò di ricominciare da capo per Beverly Hills Cop IV, con Ratner che non sapeva più che pesci pigliare: «Sto lavorando molto duramente sul quarto film. È molto difficile, soprattutto perché prima ce n’erano tre. Stiamo cercando di capire alcune cose importanti, come: da dove iniziamo? Axel è in pensione? È a Beverly Hills? È in vacanza? Judge Reinhold ritornerebbe nei panni di Billy Rosewood? Molte domande da risolvere, ma spero di avere uno script prima che il film scompaia dalle nostre esistenze». Cosa che accadde perché alla fine del 2009 il film fu ufficialmente cancellato dal listino Paramount, ma non da quello di Murphy che nel 2011 propose una nuova vita seriale per la saga di Beverly Hills Cop, in attesa di tempi migliori: «Quello che sto cercando di fare ora è produrre uno show televisivo con protagonista Aaron, il figlio di Axel».

Aaron aveva pure un volto: Brandon T. Jackson, e alla regia del pilot televisivo c’era Barry Sonnenfeld. Il network? La CBS Shows, casa televisiva della Paramount: «Feci il pilot, Axel era il capo della polizia a Detroit, apparivo qua e là. Nessuna delle sceneggiature del film era giusta. Cercavo di forzare la premessa, non avrei dovuto proporre la vecchia cosa, era sempre sbagliato». Perché in realtà a Murphy non andò mai giù il risultato ottenuto con Beverly Hills Cop III. Sapeva quella volta di aver commesso un errore a dire di si: «Ogni decisione sbagliata che ho preso nella mia carriera è stata basata sul denaro. Li prendi perché non sai mai quando finirà tutto. Mi offrirono 15 milioni di dollari e per quei 15 milioni di dollari valeva la pena avere il pollice di Roger Ebert su per il cu*o».

Da qui la necessità di un quarto capitolo per rimediare all’errore, dare una nuova conclusione alla saga, o forse, perché no, un nuovo inizio. Che sembrava essere arrivato già nel 2013 e molto prima di Netflix. L’interesse intorno alla serie di Beverly Hills Cop riaccese l’entusiasmo tra gli executives della Paramount con nuovamente la coppia (mancata) Murphy-Ratner dietro-e-davanti la macchina da presa. Allo script, stavolta, Josh Appelbaum e Andre Nemec, per una storia decisamente inedita: Foley sarebbe tornato a Detroit dopo aver lasciato il suo incarico a Beverly Hills, per affrontare l’inverno più freddo mai registrato, tra nuove regole e vecchi nemici. Dall’idea di partenza, però, non si arrivò mai al Beverly Hills Cop IV prodotto finito. La serie non andò oltre l’unaired pilot e le riscritture non riuscirono a dare la giusta spinta allo script costringendo la Paramount a cancellarlo nuovamente per l’estate 2016.

A un certo punto, nel 2017, si vocifero della ripresa del progetto con i nomi di Adil e Bilall per la regia (che si rifaranno poi, con gli interessi, con la saga di Bad Boys) e di uno fra Tom Hardy e Channing Tatum per far coppia scenica con Murphy (alla maniera di 48 ore). La reale svolta avvenne nel novembre 2019 con la Paramount che strinse un accordo di licenza con opzione per un sequel con Netflix per sviluppare (finalmente!) il tanto atteso quarto capitolo della saga di Beverly Hills Cop. Poi, nell’ordine, la pandemia da COVID-19 e Adil e Bilall che lasciarono il progetto per dedicarsi a Batgirl (che non vedremo mai) con Molloy pronto a debuttare alla regia con Will Beall allo script e Tom Gormican e Kevin Etten alle riscritture: da qui ha inizio il vero viaggio di Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F.

Riguardo alla lavorazione, Murphy ha recentemente dichiarato: «È stato difficile. Ho interpretato Axel quando avevo vent’anni e ora non ho più vent’anni. Era un film d’azione quindi è stato difficile, ma ce l’abbiamo fatta». Per la cronaca, Murphy aveva 23 anni quando ha girato il primo Beverly Hills Cop, ora ne ha 63, e si vede e non in senso negativo. Perché Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F fa esattamente quello che ci si aspetterebbe dal quarto capitolo di una saga cinematografica quarantennale: accetta lo scorrere del tempo. Non è cosa da poco. Il gemellare Bad Boys: Ride or Die ha scelto ad esempio di non farlo. Una narrazione dal ritmo tambureggiante fatta di proiettili, esplosioni, gag, contaminazioni videoludiche, eppure privo di malinconia e di un qualche minimo accenno di toni crepuscolari che invece sarebbe stato naturale aspettarsi nel quarto capitolo di una saga trentennale.

In fondo la via l’aveva già indicata l’intramontabile Richard Donner con Arma Letale 4, nel 1998. Qualcuno potrebbe perfino dire che da allora il cinema – e l’action in particolare – è cambiato, e anche molto. Ma se Adil e Bilall hanno scelto di non seguirla realizzando un buddy-cop giovane e dinamico, lo stesso non può dirsi per Murphy e Molloy. Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F sceglie di accoglierla a piene mani percorrendo la via del ritmo dosato, del crepuscolo, del ruolo di padri e figli e dell’incontro con dei vecchi amici. Molloy costruisce, infatti, un buddy-cop classicissimo nei sapori e nello sviluppo – forse perfino un po’ prevedibile nel suo dispiego – eppure arricchito di gag, di sorprese, di emozioni vere, di un Murphy completamente a suo agio nei panni di Axel Foley e di un Bacon grande villain.

E poi Reinhold e Ashton caratteristi di livello, una Paige rivelazione e un Gordon-Lewitt che costringe tutti ad alzare il livello ad ogni sequenza. Se l’intento di Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F era quello di celebrare il passato storico per rilanciare, nel presente, una saga formidabile della commedia d’azione hollywoodiana come Beverly Hills Cop, il risultato è stato raggiunto, ma non chiedeteci di aspettare altri trent’anni per il quinto capitolo: Axel Foley è tornato per restare.
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