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L’ospite inatteso | Thierry Fremaux ospite alla Mostra e Cannes va a Venezia

Monsieur Cannes ha presentato il libro Cannes Confidential, svelando tutti i segreti della Croisette

Thierry Fremaux
Thierry Frémaux con il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera e Tiziana Rocca.
Freshly Popped

VENEZIA – Sereno e disinvolto così non lo si era mai visto: Thierry Frémaux è tutto un sorriso quando arriva alla Mostra. Lontano dal Festival di Cannes, che ormai dirige da quasi vent’anni, ritorna a godersi il cinema senza lo stress di coordinare tutto e temere che qualcosa vada storto. Al Lido è rilassato e felice durante la presentazione alla stampa del suo Cannes Confidential (Donzelli Editore): «Praticamente è come se la storia del festival si fosse intrecciata a tal punto con la mia esistenza da rendere impossibile stabilire dei confini», riflette. Ad accoglierlo c’è l’amico Alberto Barbera, che l’ha sempre sostenuto fin da quando a Lione lanciò a Lione il Festival Lumiere. Cannes e Venezia potranno anche essere “rivali” nella programmazione ma loro due – almeno così sembra – vanno d’amore e d’accordo.

Thierry Fremaux
Thierry Frémaux durante la conferenza di presentazione del libro Cannes Confidential

Qual è il segreto della longevità di un film?
Il tempo: la storia del cinema insegna che per giudicare un film non ci si deve affannare e poco conta la reazione immediata alla fine della proiezione. In alcuni casi sono passati anche settant’anni prima che ci si accorgesse di avere fra le mani un gioiellino, bistrattato al debutto da critica e pubblico.

Cos’è per lei il cinema?
La vita, la cosa più importante, ma in genere è una delle migliori espressioni di una società.

Nel libro svela i retroscena del festival, che lei si gode non solo per quanto riguarda i film ma anche e volentieri nei momenti mondani. È uno dei “doveri” del direttore?
È vero, partecipo a tutte le feste perché fa parte del mio stile e non solo per differenziarmi dalla precedente gestione. Mi comporto così anche a Lione, devo sempre sapere cosa succede. D’altronde è un principio molto semplice di buona educazione: se inviti qualcuno devi starci insieme, assicurarti che stia bene e che sia ben accolto. Non solo sul palco ma durante la sua permanenza.

Stiamo parlando di divi hollywoodiani, saranno abituati a partecipare agli eventi, no?
Le delegazioni dei film a volte sono spaventate perché temono la reazione di pubblico e critica alla visione, quindi bisogna star loro accanto, esserci e rassicurarli, mostrando loro che in quel momento nulla ti sta più a cuore di stare in loro compagnia.

Si dice che alcuni film, come La verità, che ha aperto Venezia, li avrebbe voluti a Cannes. 
Nello specifico La verità non era pronto per il festival ma sono felice di averlo visto qui, in forma peraltro diversa dalla versione che avevo visionato. Succede invece che quando respingo un film e motivo la scelta poi il regista ci pensi e aggiusti il tiro, rendendolo poi appetibile per Venezia.

Thierry Fremaux
Thierry Frémaux all’ultimo Festival di Cannes

Com’è possibile?
Sono amico dei registi e si fidano del mio parere. Non dico che li influenzo, ma insomma do il mio contributo.

Quando ha annunciato Tarantino però il film non era finito…
È vero, per C’era una volta…a Hollywood in mano non avevo il finale ma Tarantino ci ha precisato a dirmi che anche se fosse stato pronto non me lo avrebbe mandato. Voleva a tutti i costi che io avessi una sorpresa e così è stato.

Ha mai cambiato idea su una pellicola?
L’arte cambia con te quindi anche se vedo duemila film l’anno per accettarne poi cinquanta (e vi assicuro che non è facile) so bene che se ne rivedo uno poi il mio giudizio evolve o cambia con l’età. E non succede solo a me, lo ha detto François Truffaut. Ricordo per esempio che quando ho scelto Sergio Leone c’è stato un critico che ha storto il naso, ma semplicemente perché c’è stato un tempo in Francia in cui andava di moda denigrarlo.

È un atteggiamento francese?
Diciamo che in Francia sembri più intelligente se dici che qualcosa non ti piace. Con questo snobismo però io non sono d’accordo.

I critici di tutto il mondo però ora si lamentano di non poter vedere il film prima della serata di gala con il cast. Non vorrebbe ripensarci?
No, abbiamo cambiato le regole per far sì che la serata fosse davvero una première, non mi piaceva l’idea di un embargo. Ho visto sui social tante critiche negative ai film (e mai intelligenti, per essere preciso), per non parlare dei critici che vorrebbero vedersi i film a casa in DVD. Per me non va bene, devi essere sicuro che tutti vivano la stessa esperienza cinematografica. Solo dopo sono liberi di dire la propria opinione.

Thierry Fremaux
Thierry Fremaux parla ai giornalisti al fianco di Alberto Barbera e di Tiziana Rocca.

Qualche regista si è risentito per le stroncature…
Ho visto autori sfilare sul red carpet della première a testa bassa e spalle strette: già sapevano che il film non era piaciuto. In 12 ore era stato praticamente ammazzato per colpa della stampa.

Succede però anche l’opposto…
Sì: Toni Erdmann in 2 ore e mezzo passò dall’essere un signor nessuno ad infiammare il mondo intero e arrivando poi alla nomination all’Oscar.

Cosa risponde a chi le dice che sarebbe meglio avere i registi in giuria anziché gli attori?
Non sono d’accordo. Benicio Del Toro è un vero cinefilo, per esempio, e parlerebbe per ore di un film mentre è capitato di avere registi poco generosi, più bendisposti verso i party e più desiderosi di fare i turisti piuttosto che disponibili a visionare film.

Durante il periodo in cui lei preseleziona i film segue uno schema preciso?
Ho un calendario rigido che influenza anche la mia vita sociale. Niente uscite serali, vado a letto presto, dormo molto e vado in bicicletta. Niente distrazioni.

Qui la si vede rilassato, ma come reagisce alle critiche?
Non sono uno che sente il peso della pressione di compiacere le star o altri, se non quella che mi metto addosso da solo.

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