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The Old Oak | Un altro pub, i rifugiati siriani e quell’ultimo atto di Ken Loach

Integrazione e solidarietà, passione e fotografia: in concorso a Cannes l’ultimo film del regista

The Old Oak
TJ Bannatyne, il proprietario del pub The Old Oak, interpretato da Dave Turner.

ROMA – In un villaggio della contea di Darham, una cittadina mineraria a Nord Est dell’Inghilterra, la gente sta abbandonando la terra, le miniere sono ormai chiuse e le case sono economiche e disponibili perché nessuno le vuole più. L’ultimo pub rimasto, il The Old Oak, di proprietà di TJ Bannatyne, è la meta quotidiana di clienti abituali che tornano sempre lì in un giro a vuoto che non conosce fine. L’arrivo di alcuni rifugiati siriani creerà però tensione nel villaggio e scompiglierà le carte. TJ farà amicizia con Yara, una giovane migrante appassionata di fotografia e insieme cercheranno di rilanciare la comunità locale sviluppando una mensa per i più poveri, nessuno escluso. Da qui parte la vicenda di The Old Oak, il nuovo film di Ken Loach in concorso a Cannes che sarà anche l’ultimo atto di una lunga e incredibile carriera.

 The Old Oak
Una nuova amicizia: Dave Turner e Ebla Mari in The Old Oak.

Prodotto da StudioCanal, Sixteen Films, Why Not Productions, Les Films du Fleuve e BBC Film e con protagonisti pochi volti noti, come Dave Turner, Ebla Mari e Debbie Honeywood, The Old Oak rappresenterà la diciottesima e – verosimilmente – anche l’ultima volta a Cannes, ma non solo: sarà anche l’ultima volta su un set per il regista che, prossimo a raggiungere gli ottantasette anni, non ha alcun dubbio al riguardo: «Realisticamente? Sarebbe davvero difficile per me girare un nuovo lungometraggio. I miei film richiedono almeno un paio d’anni per essere realizzati e le capacità diminuiscono mese dopo mese. La memoria a breve termine va e viene e la vista è piuttosto difettosa ormai. Quindi, si, è piuttosto complicato…».

The Old Oak
L’attrice siriana Ebla Mari nel ruolo di Yara in una scena del film.

L’esperienza sul set di The Old Oak lo ha portato a confrontarsi con le esigenze fisiche delle lunghe giornate sul set. Certo, attenuate da quelle che lo stesso Loach non ha esitato a definire come il giusto mix di buon umore e energia emotiva, ma stavolta è stato più duro del solito: «Non sono proprio sicuro di poter tornare di nuovo in campo, è come se fossi un vecchio ronzino al Grand National. Te ne stai lì e pensi: “Buon Dio, non cadrò mica dopo il primo ostacolo, vero”?». Ricordiamo che Ken Loach è praticamente di casa a Cannes, risultando tre volte vincitore del Premio della Giuria (L’agenda nascosta, Piovono pietre, La parte degli angeli) e due volte insignito della Palma d’oro (Il vento che accarezza l’erba, Io, Daniel Blake).

Un’altra scena di The Old Oak.

Se The Old Oak dovesse davvero essere il canto del cigno – come sembra – segnerebbe la fine di una carriera straordinaria, unica, che da Poor Cow a Sorry We Missed You passando per Kes, Family Life, Ladybird Ladybird, My Name is Joe, Bread and Roses e Il mio amico Eric, non ha mai smesso di raccontare con piglio critico e indagatorio delle ragioni della classe operaia, degli esclusi e dei più deboli, ma anche di solidarietà, integrazione, o più semplicemente, del fare sempre la cosa giusta.

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Qui sotto potete vedere il trailer di The Old Oak:

 

 

 

 

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