MILANO – Prima dei dazi e delle uscite assurde, prima degli attacchi a Zelensky e del sodalizio con Musk, Donald Trump – lo sappiamo bene – era già stato Presidente degli Stati Uniti e proprio negli ultimi mesi del suo precedente mandato, un horror satirico lo aveva fatto infuriare, tanto da attaccare direttamente la produzione e il regista. Il film era The Hunt – che in Italia è approdato direttamente in digitale e lo trovate ora su Netflix, Prime Video e AppleTV+ – diretto da Craig Zobel e scritto da Damon Lindelof, ovvero l’uomo dietro Lost. Il cast? Betty Gilpin, Emma Roberts e Hilary Swank. Il film è tratto in realtà da un testo molto vecchio, da La partita più pericolosa, un breve racconto di Richard Connell pubblicato addirittura cento anni fa: nel 1924.

Nonostante fosse annunciato come un fantasy distopico, in verità The Hunt ha (molti) più agganci alla realtà di quanto voglia far credere, inserendosi nel dibattito sul controllo delle armi che da decenni anima gli Stati Uniti. La provocazione del film? Palese, così come i riferimenti all’avvelenato clima americano sono tanti. Così vediamo in scena un gruppo di ricchi liberali, pesantemente armati, rapire dodici conservatori e dare vita ad un gioco mortale in un luogo chiamato la Tenuta. La satira sociale diventa evidente quando i liberali chiamano i loro ospiti «deplorables», ovvero «spregevoli», un chiaro riferimento al termine usato da Hillary Clinton per indicare i sostenitori di Trump durante la campagna elettorale di otto anni fa.

L’uscita del film in America aveva poi scatenato il Presidente, che su X dell’amico Elon Musk aveva scritto: «Creano la violenza e poi cercano di incolpare gli altri. Sono loro i veri razzisti e pessimi per il nostro Paese». Ma perché? Perché in The Hunt tutto può succedere, perché i liberali non riescono ad avere la meglio e il gioco per la sopravvivenza diventa una successione di avvenimenti sorprendenti e, a volte, rivoltanti: Zobel e il suo team per gli effetti speciali si sono infatti assicurati di mostrare con precisione cosa succede ad un corpo umano se si calpesta una mina oppure se si atterra su una trappola punji. Così il ritmo serrato dell’azione e la creatività delle uccisioni danno vita a situazioni assurde.

Il gore però non è esagerato, anzi risulta pungente e anche divertente. E per non farsi mancare nulla, la lotta per la sopravvivenza aggiunge anche quel tocco che caratterizza la saga de La notte del giudizio. Ma The Hunt ha fatto parlare di sé anche quando la casa di produzione, la Blumhouse, lo ha distribuito dopo le sparatorie avvenute in Texas e in Ohio nel 2019. L’intento quindi era fare denuncia sociale o lanciare un monito contro la violenza? L’impressione è che il film non si schieri su un fronte, Democratico o Repubblicano, ma voglia mostrare la frustrazione e l’irritazione che anima entrambe le parti politiche. Insomma, con The Hunt, Blum era riuscito a fare per l’ideologia di classe, quello che Scappa – Get Out di Jordan Peele aveva fatto per il razzismo. Il film di Zobel è considerato piccolo, perfino innocuo, ma è un’impressione superficiale: c’è più della semplice provocazione, sempre in bilico tra critica sociale e intrattenimento…
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