in

Peter Jackson: «The Beatles: Get Back? Il ritratto onesto e senza filtri di quattro ragazzi»

John, Paul, George e Ringo raccontati senza filtri in una docuserie. Dal 25 novembre su Disney+

Peter Jackson
Un'immagine di The Beatles: Get Back, la docuserie di Peter Jackson

ROMA – Molto prima della saga iniziata nel 2001 dedicata a Il Signore degli anelli e diretta da Peter Jackson, negli anni Sessanta la United Artist aveva immaginato di portare sul grande schermo il mondo immaginato da J. R. R. Tolkien con protagonisti i Beatles. Dietro la macchina da presa Stanley Kubrick che avrebbe diretto Paul e Ringo nei panni di Frodo e Sam, mentre John sarebbe stato Gollum e George Gandalf. Un progetto mai andato in porto ma che fa sorridere se si pensa che oggi proprio Peter Jackson è l’uomo dietro l’impresa titanica di The Beatles: Get Back, docuserie targata Disney+ disponibile in tre date evento, 25, 26 e 27 novembre, che ci mostra un lato inedito di John, Paul, George e Ringo. Merito di oltre 60 ore di filmati e 150 di registrazioni audio rimaste inedite in un caveau per cinquant’anni e girate in 21 giorni da Michael Lindsay-Hogg nel 1969 quando i Fab Four si riunirono a Twickenham per registrare nuovi brani. «Volevo davvero che fossero i Beatles a raccontare quello che stava succedendo giorno dopo giorno. Il vero coraggio di questo film saranno sempre le loro conversazioni» ci ha raccontato il regista via Zoom.

Peter Jackson
Peter Jackson

UN REGISTA FAN «Sono nato nel 1961. Quindi ero vivo quando i Beatles stavano pubblicando i loro album. Ma detto questo, non ho una storia brillante da raccontare perché non riesco a ricordare i Beatles negli anni Sessanta. I miei genitori non hanno mai comprato un singolo album dei Beatles! Ma con i soldi delle paghette risparmiate ho comprato il Red e il Blue Album. Quella è stata la prima volta nella mia vita che ho comprato un LP. Sono un fan dei Beatles da allora. Penso che chiunque dovesse lavorare a questo documentario sarebbe dovuto essere un loro fan perché hai a che fare con tanto materiale. Ho ascoltato queste conversazioni del 1969 negli ultimi quattro anni e spesso mi sentivo come un agente della CIA che stava lì ad origliare. Ma essendo un loro fan mi ha permesso di capire le sfumature e la rilevanza di molte piccole cose di cui parlavano. Chiunque fosse chiamato a lavorare a questo documentario doveva essere in grado di decifrare quei riferimenti».

Un’immagine di The Beatles: Get Back, la docuserie di Peter Jackson

MICHAEL LIDSAY- HOGG «In The Beatles: Get Back stiamo anche raccontando il storia di Michael Lindsay-Hogg che cerca di realizzare il suo film. Lui non poteva raccontare quella storia perché era l’invisibile regista del film. Cinquantanni dopo sono stato in grado di fare di Michael quasi un personaggio nel film dopo che per mezzo secolo quasi la totalità del materiale che ha girato è rimasta in un caveau. La mia mente è ancora sconvolto dal fatto che questo materiale esiste».

John, Paul, Ringo e Yoko in una scena della docuserie

LA TECNOLOGIA «John e George in particolare erano molto consapevoli che le loro conversazioni private sono state registrati per tutto il tempo. Ma la cosa strana è che invece di dire a Michael “Dicci quando ci stai registrando” si limitavano ad alzare gli amplificatori, a strimpellare con la chitarra. Quindi tutti i microfoni di Michael registravano queste chitarre rumorose. Ma sapete cosa siamo stati in grado di fare? Grazie alla tecnologia siamo stati in grado di togliere la traccia delle chitarre ed esporre le conversazioni private che avevano…».

Peter Jackson
Una scena di The Beatles: Get Back, la docuserie di Peter Jackson

JOHN, PAUL, GEORGE E RINGO «Sono dei bravi ragazzi normali, quattro persone molto diverse. Ovviamente pensiamo che i Beatles siano un’unità. Avevano le loro piccole etichette, certo, ma venivano raccontati come una specie di unità. E qui vediamo che non è così; sono solo quattro ragazzi, quattro esseri umani separati con le loro opinioni e che affrontano le cose in modo diverso. Ho finito per rispettarli di più. Sai quando tiri via il velo per vedere la pura verità, di solito ti prepari ad essere deluso in qualche modo o abbattuto. Ma non ho trovato nulla di questo. Penso ai Beatles diversamente ora. Per quarant’anni li ho vissuti da fan. Penso a loro come persone ora. Sono grato che questo progetto mi abbia dato la possibilità di considerarli esseri umani. Il documentario è così vasto che ti dà un’idea abbastanza dettagliata di chi sono. Non c’è ego. Non ci sono prime donne».

Peter Jackson
John, Paul e Yoko Ono in una scena della docuserie di Peter Jackson

UN RITRATTO VERITIERO «C’è solo un momento in tutte le 150 ore di materiale in cui Paul McCartney si gira e dice “Penso che dovremmo smettere di filmare ora”. Ma anche se le telecamere sono state spente, i microfoni hanno continuato a registrare. Quello che ne esce è uno sguardo ai veri ragazzi. Ti dà una visione reale dei Beatles ed è parte del fatto che sei una mosca sul muro. Avevano deciso di realizzare un progetto molto ambizioso. Ma è proprio lì che è cominciato a deragliare. Ora quale modo migliore per conoscere i caratteri delle persone se non vederli quando affrontano un problema? Una delle migliori annotazioni che ho avuto è stata un commento di Paul quando ha visto il documentario. Ha detto che è un ritratto molto accurato di come erano allora. Ero così felice di sentirlo perché ho cercato molto attentamente di non distorcere o cambiare il contesto. Ho cercato di ritrarli mentre li vedevo».

Un momento del concerto sul tetto

LE CONVERSAZIONI «Gran parte della storia è raccontata da loro. Non c’è un narratore e non abbiamo interviste ai giorni nostri. Ci sono solo delle didascalie per riempire alcune lacune. Ma volevo davvero che fossero i Beatles a raccontare quello che stava succedendo giorno dopo giorno. Il vero coraggio di questo film saranno sempre le loro conversazioni. Perché è lì che la narrativa viene fuori».

  • Da Across The Universe a Yesterday: 5 film per celebrare i Beatles

Qui potete vedere il trailer del documentario di Peter Jackson: 

Lascia un Commento

Bonucci e Chielli raccontano All or Nothing: Juventus

VIDEO | «All or Nothing: Juventus? Una serie da vedere». Parola di Chiellini e Bonucci

Ilaria Spada, Lillo ed Emanuela Rei raccontano Una Famiglia Mostruosa

VIDEO | Una Famiglia Mostruosa: Ilaria Spada, Lillo, Emanuela Rei raccontano il film