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Stefano Piani: «Dario Argento, Dylan Dog e il nostro incontro in Profondo Nero»

Un’opera fulminante, gli horror, i fumetti: l’incontro di Hot Corn con lo sceneggiatore della Bonelli

La cover - in effetto silver - di Profondo Nero.

Che folgorazione. L’Old Boy – ma non fatevi sentire che lo chiamate così – incontra il maestro dell’horror Dario Argento, in uno scambio di influenze che, senza dubbio, lascerà entusiasti tutti coloro che sono cresciuti tra Suspiria o Tenebre, (ri)leggendo, poi, fino a notte fonda, Golconda!, Dopo Mezza Notte, l’intramontabile L’Alba dei Morti Viventi. Così, Dario Argento e Dylan Dog, dopo essersi reciprocamente studiati e amati, hanno deciso di far intercorrere le loro strade, dando alla luce Profondo Nero (appena uscito), scritto dal regista e sceneggiato insieme all’amico (nonché firma della Bonelli) Stefano Piani, con le matite realizzate da Corrado Roi. E, dopo esserci calati nell’atmosfera del fumetto – soffusa, noir, thriller, a richiamare un certo stile di Argento che lavora per sottrazione piuttosto che per eccesso –, Hot Corn ha avuto il piacere di parlare con Stefano Piani, a proposito degli amati film dell’orrore, di questa nuova Golde Age dei fumetti e, naturalmente, di Profondo Nero. Con una promessa per i fan: «Ritroveranno il Dylan Dog delle origini», ci dice Piani, «Parlo anche a nome di Dario: siamo orgogliosi, volevamo portare avanti davvero questa idea, senza snaturare minimamente il personaggio. Anzi, lo abbiamo ripreso nel suo modo più classico».

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Profondo Nero, di Dario Argento e Stefano Piani.

L’OPERA «La genesi di Profondo Nero? È nato tutto con Dario Argento, siamo amici da dieci anni, insieme abbiamo fatto anche Dracula 3D, nel 2012. E, lavorando e scrivendo storie per la Bonelli dal ’96, abbiamo parlato con Roberto Recchioni, che cura la collana di Dylan Dog, poi con Michele Masiero e Davide Bonelli. Il risultato? Tutti entusiasti di sviluppare l’idea».

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Un passaggio di Profondo Nero.

ARGENTO «Sono un fan sfegatato di Dario, sono cresciuto con i suoi film. Da ragazzo, nonostante i divieti, vidi Inferno e Tenebre, crescendo con i suoi film, i suoi horror. Per me è un mito, il mio regista preferito. Ma, contemporaneamente, sono un avidissimo lettore di Dylan Dog fin dal 1986! Quando, negli anni degli studi, vidi in anteprima le tavole de L’Alba dei Morti Viventi, pensai che era impossibile far uscire una roba così forte, in Italia. Insomma, Argento e Dog, sono stati la passione della mia adolescenza».

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Dylan Dog sulla copertina de L’Alba dei Morti Viventi. Era il 1986.

LA STORIA «La direzione che voleva prendere Dario con Profondo Nero, era andare contro le aspettative, mettendosi al servizio del personaggio, richiamando le atmosfere thriller dei suoi primi film. Non voleva snaturare Dylan Dog. Bensì scrivere una storia di Argento per Dog, senza lasciare nulla al caso all’interno della struttura tipica di Bonelli. Dal canto mio, gli sono stato d’appoggio per questa struttura, anche se il soggetto è suo. Abbiamo messo su delle storie, con la sua intuizione finale, arrivata per un’immagine, quella di una ragazza con delle cicatrici sulla schiena, a passeggio in una galleria d’arte, a ricordare le storie dei ‘whipping boy’. Da quell’intuizione, è stato tutto semplice: l’idea era bellissima, e ci siamo messi insieme a scrivere la sceneggiatura. E si è divertito moltissimo a farlo».

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Rabbit Hole.

GOLDEN AGE «I fumetti, oggi? Non c’è mai stata un’epoca così. Prima, li trovavi nelle riviste contenitore, oggi in libreria sono in vetrina. Anzi, sono tra i libri che vendono di più. In edicola si vende meno, ma nel mercato degli store il fumetto è quello più in crescita e, credo, che tutto questo meccanismo sia sbocciato con Zerocalcare, prima su internet e poi in libreria tramite la Bao. È stata quasi una valanga, e ora tutti vendono tantissimo. E dirò di più: anche in Italia, ci sono dei ragazzi che leggono direttamente in loco, diciamo. Mi capita di vederli sui divanetti, a gustarsi quei fumetti. Prima, cose così, le avevo viste solo in Francia. È una cosa bella che le librerie mettano a disposizione i propri spazi. Del resto, se tu prendi confidenza con i libri, diventi un cliente, gli dai una sfogliata e poi, magari, ti compri quel titolo tanto atteso».

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Un altro dettaglio.

HORROR MOVIES «I film dell’orrore? C’è un rinnovamento nei temi e nello stile. Sono usciti titoli bellissimi: It Follows, ho appena visto Hereditary, straordinario, Babadook qualche anno fa. A livello internazionale il genere è rinato. In Italia? Purtroppo no, in fin dei conti non ci sono più i film di genere, quelli per cui siamo ancora omaggiati da Hollywood. Esiste un po’ la commedie, un certo cinema d’autore. Negli ultimi anni, però, qualcosa è successo, penso a Lo Chiamavano Jeeg Robot, ma sono ancora troppo pochi i casi. Non so dire cosa succederà domani, anzi, per trovare un film horror di ottimo livello, bisogna tornare indietro quasi a dieci anni fa, con il bel Shadow di Federico Zampaglione. Resta il rammarico di aver sperperato un patrimonio immenso: Fulci, Bava, Castellani…».

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