ROMA – Ma chi l’ha detto che la serialità – alla base dell’intrattenimento contemporaneo – è adatta solo al cinema e, naturalmente, alle serie? No, non è vero. Ci sono molti modi per raccontare una storia, allargandone i confini, facendone un universo sconfinato, che oltrepassa lo schermo per arrivare alla carta stampata. Ed è opinabile anche l’idea che le serie, oggi, stiano vivendo la loro epoca d’oro. Se diamo uno sguardo al passato, troviamo molti esempi di grandi serie che, tutt’ora, influenzano quelle moderne. Si chiamavano telefilm. Qualche nome? Supercar, Visitors, Magnum P.I., Starsky and Hutch, Mork e Mindy, fino a Twin Peaks, E.R. e Buffy. E no, non ci siamo scordati il titolo su cui vogliamo piombare, a sirene spianate e finestrini abbassati: Miami Vice.
Una serie andata in onda negli Anni Ottanta (ma la trovate ancora su Rete 4 ogni mattina alle 8 e 40!) che ha segnato un genere, dettando i canoni dei buddy movie, del rapporto d’amicizia maschile (e dell’uso delle canzoni sulle immagini). James ”Sonny” Crockett e Ricardo ”Rico” Tubbs, Don Johnson e Philip Michael Thomas, una Miami fluorescente e quello che avremmo voluto essere, due personaggi capaci di influenzare il modo di parlare e di vestire, rendendo più maschile che mai una giacca rosa o un completo fucsia. Avanguardisti, potremmo dire, in un’accoppiata – un bianco e un nero – a rappresentare il volto (unico) di una certa America. Ma questo è un altro discorso e, addentrandoci nel caso, l’eco di quello show, con le missioni pericolose, il senso del dovere, l’aria da sbruffoni del due, oltre essere citata un po’ ovunque (il videogioco Grand Theft Auto: Vice City è un chiaro omaggio), si è espansa anche sulle pagine dei fumetti, in un paio di collane della Lion Forge.
Assolutamente e incredibilmente inedita in Italia (ma non preoccupatevi, i numeri sono reperibili su eBay in qualche modo) e pubblicata qualche anno fa, nel 2014, la serie comics di Miami Vice si sdoppia in due: Miami Vice: Remix, ambientata in epoca corrente, e la semplice Miami Vice che, pensate un po’, segue esattamente la storyline della televisione e del progetto di Michael Mann (meraviglia). Dietro il fumetto c’è direttamente la NBC Universal, intenta ad allargare la strada di Sonny, Rico e della loro indimenticabile (e cafonissima) Ferrari Testarossa dipinta di bianco.
Nelle due serie a fumetti si ritrovano così tutti i particolari che hanno fatto dello show creato da Anthony Yerkovich e prodotto da Mann (sì, possiamo dirlo: il film del 2006 con Colin Farrell e Jamie Foxx è meglio di quanto ricordiate, con una mitica scena iniziale accompagnata da Numb/Encore dei Linkin Park e Jay-Z) un manifesto di puro, divertente, caldissimo intrattenimento, scritto da Joe Casey (le sue storie dietro gli X-Men e Iron-Man) e disegnato Jim Mahfood (ha firmato l’adattamento a comics di Clerks), per quanto riguarda la serie Remix, e Jonothan London, con Geanes Holland e Carl Reed, per la continuous series.
Sfogliando le storie, osservando le tavole, esce prepotente il fascino fluo, eccessivo, sexy e bollente degli Ottanta – ma è anche interessante scoprire Sonny e Rico in versione moderna, raffigurati da nervosissimi disegni ultra-pop –, con quelle storie che, dalla tv, passano nei fumetti, in un circolo di influenze illimitato. Cinque sono i numeri Remix, otto quelli della serie classica, incentrata su una storia di droga legata ad un boss di Miami. Perché, anche se Sonny e Rico hanno i contorni di disegni saturi, alcune cose non cambiano: le belle donne, i Rolex, il cielo di Miami senza stelle. Con le luci al neon che, sia su video che su carta, continuano ad illuminare due generazioni.
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