in

Diabolik | Il mito del Re del Terrore tra Mario Bava e i Manetti Bros.

La genesi editoriale, la storia, i tanti volti, aspettando Diabolik – Chi Sei? al cinema dal 30 novembre

Il lungo viaggio di Diabolik dall'albo al fumetto alla trilogia dei Manetti Bros.
Il lungo viaggio di Diabolik dall'albo al fumetto alla trilogia dei Manetti Bros.

MILANO – In arrivo al cinema dal 30 novembre con 01 Distribution, Diabolik – Chi Sei? è il terzo capitolo della trilogia dei Manetti Bros. dedicata al Re del terrore, il maestro del crimine nato dalla penna di Angela e Luciana Giussani e ispirato alle fattezze di Robert Taylor e all’aura di mistero del Fantomas di Allain e Souvestre. Ai nastri di partenza, il cast della pellicola si presenta quasi invariato rispetto al secondo episodio Diabolik – Ginko all’attacco. Il perfetto Valerio Mastandrea vestirà di nuovo i panni del mesto ma moralmente dignitosissimo ispettore Ginko, Miriam Leone sarà ancora l’astuta e seducente Eva Kant, mentre il protagonista mascherato avrà per la seconda volta i connotati di Giacomo Gianniotti dopo il recasting che lo ha visto in sostituzione del primo volto di Diabolik, Luca Marinelli. Ad impreziosire il cast Monica Bellucci nella parte di Altea (già presente nel secondo episodio) e Pier Giorgio Bellocchio nelle vesti del fido agente Palmer.

Diabolik, il Re del Terrore, dal fumetto al cinema
Diabolik, il Re del Terrore, dal fumetto al cinema

Inizialmente, l’intuizione delle sorelle Giussani per Diabolik fu quella di realizzare un fumetto per i pendolari che dalle periferie milanesi e dalle campagne lombarde arrivavano ogni mattina alla Stazione Cadorna per immergersi nel trambusto della Milano post-boom. Avevano giusto una mezz’ora di tempo, in treno, per leggere una storia, e niente avrebbe potuto funzionare meglio di un giallo d’azione, per lo più tascabile: un fumetto del brivido (come venne definito), con un protagonista che era la risposta italiana ad Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo francese. Era il 1962 quando Diabolik faceva il suo esordio tra le mani di qualche assonnato passeggero sulle carrozze delle Ferrovie dello Stato. In poco più di un anno Diabolik era già un caso editoriale in città e nel giro di un lustro sarebbe stato elevato ad icona, classico del genere, un fenomeno sociale strutturato e irreversibile. Tutto questo, con buona pace di chi dal primo momento aveva provato a metterlo in discussione perché considerato diseducativo e violento, inopportuno, oltre che reo di provare a traviare la gioventù milanese per la mossa commerciale di aver consegnato una serie di copie omaggio del fumetto ai ragazzi di alcune scuole medie in città.

Diabolik, un film del 1968 di Mario Bava
Diabolik, un film del 1968 di Mario Bava

E quando il fenomeno diventa mito è il cinema a giocare spesso un ruolo decisivo nel segnare la linea di confine tra ciò che è umano e ciò che è divino. Fu Dino De Laurentis a fiutare l’affare, acquistare i diritti e produrre nel 1968 – per la regia del gigante dell’horror italiano Mario Bava – il primo film di Diabolik, con uno straordinario Michel Piccoli nel ruolo di Ginko e la coppia John Philip Law (quello de Il Barone Rosso di Corman) e Marisa Mell come Diabolik ed Eva Kant. La pellicola non piacque molto alle Giussani – che dalla loro avrebbero preferito Alain Delon e Catherine Deneuve per le due parti principali – ma parliamo di un’opera valida e non solo per la colonna sonora di Ennio Morricone, ma anche per il modo in cui il regista gioca abilmente e spesso sarcasticamente con il suo anti-eroe, viaggiando tra il genere thriller-poliziesco, la pop art e una radicale critica sociale anti-capitalista di stampo sessantottino che prendendosi gioco di ministri e apparati sogna una rifondazione del mondo che superi gli idoli del possesso, il feticcio del valore del collezionismo e la nuova religione del dio denaro (oltraggiato con quell’iconico bagno nelle banconote che verrà poi ripreso da Adrian Lyne nell’indimenticabile sequenza di Proposta indecente).

John Philip Law e Marisa Mell i volti di Diabolik ed Eva Kant del 1968
John Philip Law e Marisa Mell i volti di Diabolik ed Eva Kant del 1968

Oggi il Diabolik baviano è considerato senza dubbio un film di culto, ma allora fu piuttosto divisivo, sia nel campo della critica, sia in quello del pubblico pagante. E soprattutto, a proposito di paganti, il progetto non venne considerato sufficientemente remunerativo da trasformare l’esperimento in saga, come in effetti avevano sperato i produttori imbarcati nell’operazione. Sarà un caso (e giocò certamente un ruolo anche la Legge Corona), ma questo fu uno degli ultimi grossi investimenti nel cinema italiano di Dino De Laurentis, il quale, trasferitosi in USA nel 1972, riprovò a unire cinema e fumetti nel 1980 – forse anche spinto dall’enorme successo del Superman di Richard Donner – con l’hollywoodiano Flash Gordon. Anche in quel caso, nonostante il finale aperto appositamente confezionato e il buon successo riscosso in Inghilterra (grazie anche alla nota colonna sonora dei Queen), non ci fu alcun sequel.

Nel cast del film di 1968 anche Michel Piccoli come Ginko
Nel cast del film di 1968 anche Michel Piccoli come Ginko

Quasi cinquant’anni dopo, allora, ci riprovano i Manetti Bros. È passato mezzo secolo. Anni in cui il Diabolik fumetto ha consolidato il suo successo e rafforzato il suo status di leggenda, allevando e avvicinando alla lettura almeno tre generazioni le quali si sono passate i volumetti del mitologico fumetto da padre-in-figlio a fratello minore, spesso in asettiche buste protettive di plastica, manco fossero reliquie. E intanto, nel mondo del Cinema, il successo delle saghe cinematografiche di Marvel e DC tra reboot e rinascite ha confermato quanto pionieri come De Laurentiis fecero bere a tentare di aprire la strada del progresso e del cinefumetto. Infine i Manetti Bros e l’esigenza di trovare il giusto equilibrio tra una certa dose di fedeltà all’oggetto originale, la presenza della cifra autoriale che si sceglie di dare al film e, naturalmente, la commerciabilità e l’attrattività del prodotto. L’obiettivo? Non scontentare gli amanti di Diabolik e, al contempo, conquistare nuove fette di pubblico.

Miriam Leone e Luca Marinelli in una scena di Diabolik, un film dei Manetti Bros.
Miriam Leone e Luca Marinelli in una scena di Diabolik, un film dei Manetti Bros.

Da qui la scelta di dare un taglio che potremmo definire più riproduttivo che interpretativo (come fu invece la scelta di Bava nel ’68), cercando il più possibile di restituire allo spettatore la bidimensionalità della pagina stampata con il suo regolare susseguirsi di immagini statiche, lasciando che il ritmo e degli eventi sia dettato unicamente dai nodi e dalla trama dell’intreccio (le storie sono costruite su quelle originali delle Giussani). L’immagine appare nitida, dai colori netti, come a richiamare la pulizia dei disegni e dei primi numeri: storie semplici, ambientate in piccole città. Ma la cosa più fumettistica appare la recitazione, asciugata fino quasi alla freddezza e cadenzata da dialoghi telegrafici, ridotti all’indispensabile necessario a far capire ciò che sta accadendo. Cosa che appare evidentemente già nel primo episodio in cui ci viene presentato il modo in cui Diabolik e Eva Kant si sono conosciuti, incontrati e hanno iniziato a collaborare (e ad amarsi). Siamo tra le città immaginarie dello stato di Clerville, negli anni Sessanta.

Da Diabolik - Ginko all'attacco! è Giacomo Giannotti il volto del Re del Terrore
Da Diabolik – Ginko all’attacco! è Giacomo Giannotti il volto del Re del Terrore

Diabolik è organizzatissimo e temutissimo: circola con la sua inconfondibile Jaguar nera, usa fumi lacrimogeni, penthotal, sieri della verità e grazie alle sue maschere e alla sua capacità mimetica, riesce a travestirsi prendendo le perfette sembianze di chiunque voglia. Un incubo per chiunque abbia una qualche ricchezza da preservare. Gioca sul filo del rischio Diabolik. È lo stesso commissario Ginko a dirglielo in uno dei loro rari scambi faccia-a-faccia («Sei destinato a perdere, perché sei solo». E ha ragione Ginko. Tutta Clerville sta ormai alle sue calcagna. È forse per questo che Diabolik accetta sin da subito le avances dell’affascinante vedova Kant? Oppure ha davvero preso una cotta ed è lei a usare lui per lasciare alle spalle il suo passato? O forse entrambe hanno trovato l’anima gemella? Fatto sta che i due diventeranno inseparabili e reciprocamente indispensabili, nella vita come nel lavoro, A farne le spese? Il povero Ginko («È proprio qui che ti sbagli, non sono solo» gli risponde per le rime l’anti-eroe).

Diabolik - Chi Sei?, un film dei Manetti Bros. al cinema dal 30 novembre
Diabolik – Chi Sei?, un film dei Manetti Bros. al cinema dal 30 novembre

Arrivati al secondo appuntamento del 2022, Diabolik – Ginko all’attacco!, pur mantenendo le linee guida e tenendo la trilogia (per ora) saldamente nel solco segnato, i Manetti provano a intrecciare in maniera più complessa le dinamiche: il piano sentimentale concorre a complicare e allargare le maglie d’azione della trama; sia per la (apparente?) crisi della coppia Diabolik-Kant, sia per nuove scoperte che facciamo sulla vita privata di Ginko. Ma è il tema dell’inganno a guidare l’azione, confondere certezze (presunte) e realtà, e stratificare le strategie da abili scacchisti che ormai i due avversari giurati mettono in atto con maestria. Più ingarbugliato, meno lineare, ma alla fine il gioco delle maschere finisce per consolidare gli schieramenti. Infine proprio Diabolik – Chi Sei?, la necessità della collaborazione dell’asse Ginko-Diabolik, la corsa contro il tempo di Eva Kant e Antea nel giocare le proprie partite, il passato. Ancora una volta, la storia è un’originale Giussani ispirata all’albo 107 dell’opera originaria, e tanto basta per accendere la curiosità nel pubblico.

  • HOT CORN TV | I Manetti Bros. raccontano Diabolik – Chi Sei?
  • OPINIONI | Diabolik, la lettera d’amore dei Manetti Bros. al cinema
  • VIDEO | Qui per il trailer di Diabolik – Chi Sei? 

Lascia un Commento

Vincenzo Salemme, Max Tortora, Bianca Guaccero ed Herbert Ballerina raccontano La Guerra dei Nonni, al cinema dal 30 novembre

VIDEO | Vincenzo Salemme, Max Tortora e il resto del cast raccontano La Guerra dei Nonni

La nostra intervista a Vincenzo Sacco, direttore della distribuzione di Altre Storie

Vincenzo Sacco: «La scelta dei progetti, il futuro e lo stato di salute del cinema italiano»