ROMA – Sonic (Ben Schwartz), Knuckles (Idris Elba) e Tails (Colleen O’Shaughnessey) si ritrovano a dover fronteggiare un nuovo e formidabile nemico: Shadow (Keanu Reeves), un misterioso villain con poteri mai visti prima. Con le loro abilità messe alla prova in ogni modo, il Team Sonic deve cercare un’alleanza inaspettata con il Dottor Ivo Robotnik (Jim Carrey) per fermare Shadow e proteggere il pianeta. Squadra che vince non si cambia, e dopo i primi due capitoli della saga Jeff Fowler torna alla regia di Sonic 3 – Il Film per una nuova avventura del riccio blu della SEGA portata al cinema da Paramount Pictures. Che tra l’altro si sta comportando benissimo al box-office con oltre 384 milioni e mezzo di dollari world-wide in poco meno di un mese che lo stanno avvicinando a grandi falcate al risultato del predecessore.

Quel Sonic 2 – Il Film che nel 2022 concluse la corsa al botteghino a 405 milioni di dollari, ma che fu posizionato da Paramount in piena primavera. Stavolta è tutto diverso, è il più impegnativo periodo delle feste, quello anche con maggior concorrenza in termini di titoli in uscita contemporanei (Mufasa: Il Re Leone e Oceania 2 su tutti nda), ma che in effetti sembra essere il più adatto per quello che a conti fatti risulta essere il capitolo più intenso e maturo dell’intera saga cinematografica di Sonic. Questo per via dei contorni caratteriali di Shadow a cui la new entry Reeves ha fornito un’oscurità compassionevole e cupa, frutto di un viaggio interiore spirituale che lo ha visto arrivare sino alla rabbia e all’emozione, e con loro sin dentro il cuore narrativo di Sonic 3 – Il Film.

Perché prima di tutto è un film sul dolore quello di Fowler, e sulle scelte da compiere per elaborarlo in modo che non ti corroda dentro. «La luce brilla anche se non c’è più la stella» recita una delle linee dialogiche più sorprendenti di tutto Sonic 3 – Il Film nel parlare di amore da custodire e della scelta giusta da fare al momento giusto. Ovvero della differenza che c’è tra Sonic e Shadow e come questa determini una netta scissione caratteriale tra due agenti scenici uguali nella forma ma opposti dalle circostanze che la vita ha riservato loro. E il risultato è forse una delle più incisive e romantiche forme della dicotomia bene/male che il cinema d’intrattenimento abbia incontrato in tempi recenti. Badate bene però, non è né una dramma romantico né tantomeno esistenziale quello di Fowler.

Alla dialettica contrastata Sonic-Shadow di due protagonisti dal cammino incrociato si oppone l’umorismo rissoso di Knuckles, la dolcezza di Tails, una sfilza di momenti di puro nonsense, ma soprattutto la doppia (e senza spoiler) comicità di un Carrey divertente e divertito come non lo vedevamo da anni che tira fuori un intero repertorio di gag fisiche sensazionali. Anzi, proprio da Sonic, perché il grande merito della saga del riccio blu è stata quella di aver ravvivato l’anima comica di un’artista straordinario che negli ultimi anni si era come immalinconito tra villain violenti (Kick-Ass 2), ruoli cupi (The Bad Batch, Dark Crimes) e altri profondamente intensi (Kidding). E ovviamente tanta velocità, corsa e la certezza che Sonic al cinema funziona sempre e comunque: e ora sotto con il quarto capitolo…
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