VENEZIA – Presentato alla Settimana della Critica qui alla Mostra, Sky Peals è il lungometraggio d’esordio dell’inglese Moin Hussain, giovanissimo classe 1992 che continua sulla linea degli esordi visti quest’anno al Lido a raccontare un certo disagio generazionale. È sicuramente questo il tema comune delle opere prime di questi registi e autori millennials e in Sky Peals il protagonista è Adam (Faraz Ayub), impiegato notturno in una stazione di servizio autostradale. Conduce una vita mediocre e solitaria, quasi del tutto priva di contatti umani. Poi, un giorno, viene a sapere che il padre – di cui aveva perso le tracce anni prima – è morto. Adam cerca così con fatica di ricostruire l’immagine di un uomo che non ha mai veramente conosciuto, riesaminando i dettagli di un passato che fa difficoltà a comprendere.

Quando scopre che il padre era convinto di non essere un umano, Adam inizialmente respinge l’idea come ridicola. Tuttavia il dubbio lentamente si insinua, portando con sé una seria riflessione: se fosse la verità, cosa significherebbe questo per lui? Sky Peals è uno sci-fi molto intimista, che si prende i suoi tempi per ragionare sulla crisi d’identità del protagonista (ma non solo la sua) e lo fa con un montaggio lugubre, fatto di luci e suoni che non fanno che alimentare questo senso di angoscia che accompagna Adam per tutto il film. Come spesso accade in queste storie, il genere fantascientifico è un pretesto per raccontare problemi culturali e generazionali. Non è un caso infatti che il protagonista di Sky Peals sia pakistano, proprio come il regista Moin Hussain. Unico problema? Il Pakistan non l’ha mai visto.

Il padre di Hussain si è trasferito in Inghilterra quando era bambino e così lui non ha mai avuto un collegamento con il suo Paese natale. In Sky Peals Adam pensa di essere effettivamente un alieno, e si sente alienato in una società che non lo accoglie e – peggio – lo ignora. È chiaro che Hussain ha voluto raccontare un sentimento condiviso anche da lui: quello dell’alienazione. Il regista vuole viaggiare per universi lontani per cercare di trovare il suo posto nel mondo, ma in realtà racconta una storia molto vicina a casa sua (e a quella di molte altre persone, probabilmente).

Fanno eco al senso del racconto di Sky Peals i luoghi isolati e la notte eterna in cui Adam si muove alla ricerca della sua identità. L’atmosfera racconta una trama a doppio filo che finisce per tradire le sue premesse fantascientifiche in favore però di un dramma umano che risplende nel buio del hinterland inglese grazie ad una regia curata e una storia più vera che mai. Da tenere d’occhio.
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