MILANO – No, in realtà vorremmo non fosse necessario ribadire l’attualità di un film come Il buio oltre la siepe. Vorremmo che razzismi e pregiudizi fossero superati e ci piacerebbe pensare che il romanzo di Harper Lee del 1960 e il film diretto da Robert Mulligan due anni più tardi, avessero già impartito la lezione universale di una legge che combatte ogni tipo di discriminazione e di fronte alla quale tutti gli uomini sono uguali. E invece, più di cinque decenni dopo, ci troviamo a dover evidenziare nuovamente l’importanza civile e sociale di quest’opera (la ritrovate in streaming su CHILI qui), i cui meriti letterari e cinematografici sono evidenti ma non sufficienti per rilevare la sua insopprimibile funzione pedagogica.
Perché? Innanzitutto perché Atticus Finch – il personaggio interpretato da Gregory Peck – è il padre avvocato che tutti noi dovremmo avere, giocoso e affettuoso nei confronti dei figli Scout e Jem quando serve ma anche serio e coraggioso, un combattente idealista che crede sempre nella forza del diritto di poter ribaltare e sopperire ai linciaggi populisti di chi non ha i mezzi intellettuali per emanciparsi dalla povertà e dall’ignoranza, affidandosi a: «un’istituzione umana che fa di un povero l’eguale di Rockefeller, di uno stupido l’eguale di Einstein, e di un ignorante l’eguale di un rettore di università».
E in quell’America degli Anni Trenta dove è troppo facile convincersi della colpevolezza di un uomo di colore, ottenebrata dall’odio razziale e dal conservatorismo (un tempo purtroppo non così lontano, anzi, mai tanto vicino), Atticus – che così viene chiamato dagli stessi figli – non ha invece paura di adottare uno sguardo orizzontale, di pensare un fatto giuridico di rilevanza penale come la violenza sessuale senza preconcetti, perché gli unici mezzi per individuare il responsabile sono prove e testimonianze, mentre i sospetti sono i peggiori nemici della verità.
Un film bello e giusto, che lascia un segno indelebile nella storia del cinema, vero precursore di quel cinema di battaglia per cui l’integrazione e l’uguaglianza sono temi da posizionare con costanza nel centro del dibattito culturale, perché tanto è cambiato anche grazie alla potenza della narrazione e del cinema ma nulla è stato sconfitto per sempre. Finch è uno dei ruoli più iconici di Gregory Peck, ma il nostro cuore batte soprattutto per il folle, timido e silenzioso “usignolo” (To Kill a Mockingbird è il titolo originale) che vive oltre la siepe. Il suo nome è Boo Radley, ovvero Robert Duvall, all’epoca esordiente di trent’anni, sguardo stralunato e poco rassicurante, ma grazie a cui la piccola Scout potrà raccontare da grande che cosa è successo durante quella notte. La notte più lunga, più terribile e più bella di tutta la sua vita.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film
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