MILANO – «Se lei avesse un milione di euro, chiederebbe un prestito per comprare una macchina nuova?». Questa è soltanto una delle battute impietose e fulminanti che gettano ombre e perplessità sulla gestione finanziaria di Leda, industria alimentare che, dopo essere stata quotata in borsa, ha venduto azioni a 50 mila risparmiatori, nonostante le ricchezze reali non esistessero e i crediti raccolti nel conto offshore chiamato Voragine nelle Isole Cayman fossero pura invenzione. Quella de Il Gioiellino – potete recuperarlo in streaming su CHILI – è una tragedia economica tutta italiana: i nomi di persone fisiche e persone giuridiche sono fittizi, ma il riferimento, più che evidente, è relativo al fallimento della Parmalat di Callisto Tanzi, il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio che sia mai stato perpetrato da una società privata in Europa.
Il regista Andrea Molaioli parte dalle origini: Tanzi si chiama Amanzio Rastelli (immenso Remo Girone, maschera rassicurante e inquietante), un “self made man” di provincia che, dopo aver ereditato la salumeria del padre, fonda una multinazionale che si rivelerà un marchio affidabile e famoso, un esempio di successo commerciale in tutto il mondo, sponsorizzato dai successi internazionali della piccola squadra di calcio di cui l’uomo è proprietario. Ma è tutto finto, nonostante l’inganno si perpetui per più di un decennio: il contabile Botta (Toni Servillo, impeccabile) maschera le perdite e trucca i conti, mettendo in pratica un monumentale sistema di falso in bilancio. Entrambi pagheranno caro, finiranno in galera e quella provincia che prima li esaltava, ora vorrebbe vederli giustiziati. Esce indenne dalle indagini invece la furba e arrivista Laura Aliprandi (strepitosa Sarah Felberbaum, subdolamente sexy), nipote di Rastelli, che, dopo aver consigliato allo zio di diversificare i settori d’investimento, ottiene la gestione di una società di viaggio turistico.
Peccato che il film, uscito nel 2011, non abbia avuto il riscontro di critica e popolarità che merita: Il gioiellino è l’esempio di un cinema italiano di cronaca che adotta un respiro universale, confezionato magistralmente (fotografia di Luca Bigazzi e colonna sonora di Teho Teardo), avvincente, scrupoloso nella ricostruzione dei fatti, con un ritmo e una precisione registica di hollywoodiana solidità. E come tutti i grandi racconti amorali del nuovo millennio non si indigna di fronte all’imbroglio dei due protagonisti, ma scava nelle ragioni per cui si sono spinti fino alle bugie e alla truffa. Rastelli e Botta ne escono a pezzi: la sconfitta non è soltanto loro, ma di un Paese intero e dell’intero sistema capitalistico e finanziario.
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