MILANO – Doveva uscire a febbraio di un anno fa, poi arrivò la pandemia e saltò tutto, congelando il film per quindici mesi. Adesso, finalmente, arriva in streaming Si vive una volta sola, film numero ventisette in quarant’anni di carriera di Carlo Verdone, ora su Prime Video. La domanda, inevitabile, è una sola: ma com’è? Andiamo con ordine: l’ambiente è quello ospedaliero, dove troviamo il dottor Umberto Gastaldi (Verdone), il suo aiuto Corrado Pezzella (Max Tortora), l’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo) e la strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta), quattro professionisti di alto livello, quattro eccellenze mediche scelte addirittura dal Vaticano per un’operazione al Papa.

Ma se sul lavoro sono impeccabili, nella vita privata i quattro amici non perdono l’occasione per farsi scherzi feroci: la vittima però è sempre e soprattutto lui, il povero Lasalandra, umiliato ripetutamente e senza alcuna pietà. Un giorno però la situazione cambia: Gastaldi scopre che l’amico ha una malattia terminale. Sarà l’inizio di un ultimo viaggio che da Roma porterà i quattro in Puglia. Un film che parte come una commedia e poi si trasforma in un road movie – genere sempre caro a Verdone, dall’emigrato Amitrano fino a Al lupo al lupo e Gallo cedrone – con il viaggio che diventa il quinto protagonista, portando la strana banda a conoscersi meglio e capire anche cosa significa (davvero) essere amici.

Una commedia, sì, ma amara come sa essere amaro il cinema di Verdone che – da sempre – dietro la risata nasconde sempre un retrogusto dolente, proprio come sa essere la vita: impossibile non trovare nella sceneggiatura (firmata da Verdone con Pasquale Plastino e Giovanni Veronesi) un rimando a Amici miei di Monicelli, a quei professionisti borghesi che avevano bisogno di alleggerire l’esistenza per riuscire a darle un senso. Allo stesso modo, Gastaldi e i suoi tre amici, abituati a trattare con la malattia e la morte, hanno bisogno degli scherzi per esorcizzare il dolore e non pensare troppo alla fine che, dietro l’angolo, aspetta non solo i loro pazienti, ma tutti quanti.

L’alchimia tra Verdone, Tortora, Foglietta e Papaleo gira benissimo, con quest’ultimo che – minuto dopo minuto – si prende la scena e diventa il vero protagonista, lasciando alla fine una lezione morale non di poco conto. Meglio non dire troppo, perché di Si vive una volta sola meno si sa e meglio funziona, ma alla fine torna alla mente proprio una battuta di Amici miei, quando Philippe Noiret rifletteva sul modo di vivere del figlio: «Non sapevo se l’imbecille ero io che non prendevo nulla sul serio o lui che prendeva la vita come una condanna ai lavori forzati». Ecco, visto dopo la pandemia, Si vive una volta sola assume anche un altro significato su come affrontare la vita, giorno dopo giorno: e se fosse davvero meglio scherzarci sopra?
- HOT CORN RADIO | La playlist di Carlo Verdone
Qui il trailer di Si vive una volta sola:
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