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Fuga a Parigi | La “french exit” di Michelle Pfeiffer, un gatto e un film da amare

Aza Jacobs ci trasporta in un racconto in costante cambiamento. Presentato al NYFF58, ora è su CHILI

Michelle Pfeiffer e Lucas Hedges in Fuga a Parigi (French Exit)
Michelle Pfeiffer e Lucas Hedges in Fuga a Parigi (French Exit)

ROMA – “Il mio piano era morire prima che finissero i soldi”, dice sospirando, “Ma ho continuato e continuo a non morire”. Oppure quando, seduta nella sua Rolls-Royce, chiede a suo figlio se “Ha bevuto tanto da sentire il suono della ragione”. Con un paio di folgoranti frasi la soave Frances – interpretata da una straordinaria Michelle Pfeiffer – entra subito nel nostro cuore, catturando l’attenzione e spostando l’equilibrio della storia. Perché French Exit, che in italiano è diventato Fuga a Parigi (lo trovate in streaming su CHILI insieme ai primi 10 minuti del film), si arrovella tra lo humor e l’intimista, tra il rigore delle immagini alla libertà di una donna che sembra uscita da un romanzo di Tom Wolfe o di Dorothy Parker.

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Michelle Pfeiffer è Frances Price

La protagonista Frances, una socialite di Manhattan, è rimasta senza un dollaro, dopo che ha sperperato la fortuna lasciata dal marito defunto. Liquida casa e, per tentare di ripartire, si trasferisce a Parigi. Con lei, suo figlio Malcolm (Likas Hedges) e il gatto (nero) Small Frank che, per geniale trovata, potrebbe essere il fantasma del compianto marito. Così, French Exit alias Fuga a Parigi, diretto da Aza Jacobs e tratto dall’omonimo romanzo di Patric De Witt (i due avevano già collaborato per Terri), passato in anteprima al 58° New York Film Festival, fa di una certa narrativa il filo conduttore, mischiando il pragmatismo all’illusionismo, facendo risaltare comicità e controversie delle classi sociali più alte.

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Lucas Hedges è Malcolm Prices

Nel film c’è il contrasto, c’è il gioco e c’è una certa malinconia; il tutto costruito sul volto stropicciato di Michelle Pfeiffer. L’attrice, per il bravo Jacobs (che conosce bene le inflessioni di New York), diventa il contrappunto di un personaggio che, all’interno, ne conterrebbe altri e altri ancora. Almeno fino a quando la voglia di normalità del taciturno Malcolm inverte le regole del racconto. Infatti, l’intero film – senza farcene accorgere – è in constante e continuo mutamento: una morte, un trasloco, un appartamento che si riempie (e poi si svuota) e un gatto che si perde. Ancora, un figlio che si (ri)sveglia dal torpore e una donna che cambia, forse inconsapevolmente, il suo centro di gravità. Insomma, Fuga a Parigi è un film volutamente strano, incostante e – a tratti – kitsch. Ma proprio per questo andrebbe visto, e amato.

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Cliccando sull’immagine potete vedere i primi 10 minuti del film: 

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