Alice Lanzani ROMA – Nelle nebbiose foreste del Nord America, una famiglia di Sasquatch, forse l’ultimo della loro enigmatica specie, intraprende un viaggio assurdo, epico, esilarante e, in definitiva, toccante nel corso di un anno. Questi giganti irsuti e nobili combattono per la sopravvivenza mentre si trovano in rotta di collisione con il mondo in continua evoluzione che li circonda. Parte da qui Sasquatch Sunset, il nuovo film di David e Nathan Zellner presentato in concorso alla 74esima edizione della Berlinale – Festival internazionale del cinema di Berlino nella sezione Panorama, con protagonisti Jesse Eisenberg e Riley Keough.
I fan dei fratelli Zellner conoscono le loro storie surreali. Ma Sasquatch Sunset spinge i confini oltre l’immaginazione. Dopo il loro brevissimo cortometraggio Sasquatch Birth Journal 2, i Zellner ci portano ora nella vita di una famiglia rimasta nascosta all’umanità, immersa nella natura selvaggia del Nord America. il film rivela che le parole non sono necessarie per raccontare una storia e che anche le espressioni facciali umane possono essere superflue se si vuole evocare compassione, risate e lacrime. Allo stesso tempo, un’opera realistica nello stile e surreale nel suo concetto, l’epitome del lavoro dei fratelli Zellner dopo i già incisivi Kumiko e Damsel.
Un progetto a lungo inseguito dai fratelli registi: «Siamo stati interessati alla tradizione di Sasquatch/Bigfoot fin dall’infanzia, quando abbiamo visto per la prima volta il famigerato film di Patterson-Gimlin, che ha inaugurato la leggenda nell’era moderna e ha stabilito l’aspetto iconico della creatura. Cosa c’è nell’enigmatico Sasquatch che ha catturato l’immaginazione di così tanti, indipendentemente dal fatto che ci credano davvero o no? Che rappresenta la zona grigia tra il comportamento umano e quello animale? O la nostra connessione con il mondo naturale, da tempo compromessa con lo sviluppo della civiltà umana?». Sasquatch Sunset è prodotto da Square Peg, The Space Program, Felix Culpa e ZBI.
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