ROMA – Ha trentasette anni, ma l’aspetto è quello di un ragazzino. Non sembrava essere a proprio agio mentre rispondeva alle domande della stampa, eppure, una volta seduto, si era nascosto dietro un sorriso imbarazzato e gentile. È Rami Malek che, accettando una delle più grandi sfide della sua carriera, ha indossato i panni di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody, che dopo il Golden Globe e i quattro Oscar vinti è diventato uno dei casi della stagione, con quasi 30 milioni di euro di incasso in Italia e oltre 800 milioni di dollari nel mondo, ora è finalmente disponibile in digital su CHILI in 4k e con l’aggiunta di contenuti extra mai proiettati al cinema. Così Malek, mentre ripercorre i momenti condivisi con la band sul set, spiega come si è sentito a indossare i panni della rockstar, tra paure e adrenalina.

IO & FREDDIE «Interpretare Freddie Mercury? Ovviamente è stato difficile, molto difficile. Non lo definirei un peso, ma quest’uomo, e la sua natura mitologica, lo hanno fatto diventare per le persone una specie di Dio musicale. Per me quindi era importante rendere giustizia all’eredità che ha lasciato. Mi sono immerso in lezioni di canto, avevo due coach per insegnarmi a muovermi e parlare come lui. Quando sono stato scelto per il ruolo non c’erano ancora tutti i finanziamenti: così ho deciso di andare a Londra e contribuire al progetto, mettendo tutto me stesso».

LA SUA IDENTITÀ «Tutti conoscono il profilo da macho, dell’audace e impertinente Freddie Mercury, ma non molti, credo, conoscano quello più intimo. Non sapevo del suo rapporto con Mary, né il suo vero nome, Farrokh Bulsara. Ho cercato di trovare i nostri punti in comune: Freddie era nato a Zanzibar, è scappato con la sua famiglia a causa della rivoluzione ed è emigrato a Londra, cercando nel tempo la propria identità. Anche io sono un americano di prima generazione con genitori egiziani. Poi c’è anche il discorso sull’identità sessuale. Sono stati questi gli elementi con cui ho cercato di riportarlo, diciamo, sulla Terra».

ROGER & BRIAN «Il provino? Abbiamo prima registrato quattro canzoni e dopo sono passato ai movimenti del corpo mentre lo sceneggiatore mi faceva domande come se fossi realmente Freddie chiedendomi di chi mi fidassi di più dei miei compagni di band. Il giorno dopo con Roger Taylor e Brian May vediamo la registrazione del provino e mi dicono che può andare. Arrivati alla parte delle domande ho un blackout: non ricordavo cosa avevo risposto a quella sulla fiducia. Temevo di ferire uno dei due. Nel video rispondo: “Mary Austin”. I due si guardano e alla fine mi dicono: “Bhè sì, ci può stare”».

LE CANZONI «Sembra difficile da credere, ma ogni giorno di riprese era più difficile del precedente. Cercavamo di ricreare ciò che era successo veramente. Ad ogni scena che interpretavo pensavo a come avrebbe agito o pensato Freddie Mercury. La prima volta sul palco abbiamo suonato Bohemian Rhapsody, poi Radio Gaga, We Are The Champions e così via, e continuavamo a provare finché non venivano bene».

LIVE AID «Senza dubbio le riprese del Live Aid sono state difficili, perché doveva essere la parte più accurata del film ed esisteva materiale video dell’evento. Non mi sono mai fermato, abbiamo ripetuto la scena fino alla perfezione. Poi, un giorno, ho chiesto di girare la sequenza di seguito. Così, con tre gru e molte altre macchine da presa abbiamo girato la sequenza con il sostegno dei fan dei Queen, di cui era importante sentire il trasporto».

LA BAND «Durante il Live Aid abbiamo cominciato a sentire un crescendo di energia, percepivamo una carica interiore. Come “band” è stato un momento che ci ha unito e consolidato. E il feedback che abbiamo ricevuto dal pubblico è stato come una scarica di adrenalina che ti fa sentire sovrumano. Alla fine ci siamo stretti per mano noi quattro, ci siamo guardati negli occhi e sentivamo che come band saremmo potuti andare avanti…»
LE REGOLE «Ci sono situazioni in cui accetti un ruolo perché devi pagare le bollette, ma c’è sempre una sensibilità personale che mi spinge a scegliere dei personaggi di cui sentirmi orgoglioso. Ho sempre cercato parti che potessero cambiare la percezione del pubblico, su loro stessi e il mondo, ma sempre capaci di intrattenere. E credo di aver raggiunto questo risultato sia con Mr Robot che con Freddie Mercury».

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Qui potete vedere il trailer di Bohemian Rhapsody:
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