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Riscoprire Rainer Werner Fassbinder quarant’anni dopo? Sì. Ecco perché

Il 10 giugno un documentario, poi cinque capolavori da (ri)vedere al cinema

Quarant'anni dopo: Rainer Werner Fassbinder.

PALERMO – «Io sono i miei film». Il 10 giugno 1982, a Monaco di Baviera, Rainer Werner Fassbinder se ne andò per sempre in una tragica circostanza che chiuse la sua leggenda. Morì di overdose dopo un mix di cocaina e sonniferi. Quando lo rinvennero fu trovato con accanto uno script incompleto di un biopic su Rosa Luxemburg. Era talmente sconfinata la sua creatività che, pure nella spirale discendente, non smise mai di essere produttivo. A quarant’anni anni dalla morte, VIGGO propone un tributo attraverso il documentario Fassbinder di Annekatrin Hendel del 2015 che ne disegna la dimensione registica di volontà, rabbia e coraggio in un racconto di autoimmolazione e autodistruzione con cui ricostruirne le ragioni del genio.

Viggo presenta: 40 anni senza Fassbinder R.W. - Un tributo
Viggo presenta: 40 anni senza Fassbinder R.W. – Un tributo

In questo caso lo fa attraverso le donne (Hanna Schygulla, Irm Hermann, Margit Carstensen) e gli uomini (Harry Baer, Thomas Schühly, Günter Rohrbach, Volker Schlöndorff, Juliane Lorenz) della sua vita e della sua carriera. Inoltre, sempre dal 10 giugno, per la gioia dei cinefili più appassionati VIGGO farà rivivere sul grande schermo cinque dei film più iconici e rappresentativi del suo opus filmico – recentemente restaurati dalla R.W. Fassbinder Foundation – capaci di mutare per sempre le inerzie del racconto cinematografico mettendo a nudo la società e la storia tedesca.

Rainer Werner Fassbinder
Hannah Schygulla in Il matrimonio di Maria Braun, tra i titoli in streaming su CHILI.

I titoli? L’amore è più freddo della morte, esordio del 1969 ispirato a Frank Costello Faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville, Le lacrime amare di Petra von Kant, La paura mangia l’anima, Effi Briest e Il matrimonio di Maria Braun (che avevamo incluso nella nostra guida streaming QUI). Opere dai titoli coloriti che per Fassbinder rappresentavano molto più che semplici film, ma simbiotici pezzi d’anima, autentici mattoni di vita: «Spero di costruire una casa con i miei film. Alcuni di loro saranno la cantina, altri le pareti, le finestre, ma spero che con il tempo ci sarà una casa». Un’assenza sempre più marcata nel panorama filmico, allora come oggi. Anche – o soprattutto – quarant’anni dopo.

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