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Perfect Blue | Mima, l’esordio di Satoshi Kon e un capolavoro inarrivabile

La genesi, le tematiche, Katsuhiro Otomo, il sogno, la realtà. Di nuovo al cinema il 22, 23, 24 aprile

Uno dei momenti chiave di Perfect Blue, esordio alla regia di Satoshi Kon, di nuovo al cinema il 22, 23 e 24 aprile con Nexo Digital e Yamato Video
Uno dei momenti chiave di Perfect Blue, esordio alla regia di Satoshi Kon, di nuovo al cinema il 22, 23 e 24 aprile con Nexo Digital e Yamato Video

ROMA – In Perfect Blue, Satoshi Kon racconta la storia della cantante Mima che, di fronte allo scarso successo commerciale, deve abbandonare il microcosmo rosa confetto delle Idol per essere rilanciata come attrice, in un mondo dove invece diventerà solo carne da macello. Ottiene la parte di una ragazza psicologicamente instabile nel serial Tv Doppio Legame, ma inizia a ricevere lettere di minaccia anonimi da parte di un fan otaku che non ha tollerato il cambiamento d’immagine della sua Mima. Nel giro di poco, costretta a recitare una violenta e sconvolgente scena di stupro, una serie di incidenti colpisce il set di lavorazione. La stessa Mima, abituata a essere un mero simulacro, inizia a perdere contatto con la propria identità. Ma allora chi è la vera Mima? La Idol? L’attrice? L’illusione di sé stessa, o di tutti?

Mima e le Cham
Mima e le Cham

Tratto dal romanzo del 1991, Perfect Blue: Complete Metamorphosis di Yoshikazu Takeuchi, scrittore e giornalista a lungo dedicatosi alla ricerca della cultura otaku, e sceneggiato da Sadayuki Murai, Perfect Blue ha segnato il debutto alla regia Satoshi Kon, fumettista già assistente di Katsuhiro Otomo del manga Akira che gli ricambiò il favore nella resa filmica come special adviser dopo il successo strepitoso del suo anime del 1988. E infatti, quando l’anime – completato – fu acquistato dalla Rex Entertainment che di lì a poco ne avrebbe curato la distribuzione nel circuito festivaliero e poi in sala, fece leva sulla presenza di Otomo nel team artistico. Al punto che al FantAsia International Film Festival di Montreal, Perfect Blue fu presentato come diretto da un discepolo prediletto di Otomo in modo da aumentarne l’appeal internazionale vista l’inesperienza registica di Kon.

Perfect Blue, opera prima di Satoshi Kon, di nuovo al cinema il 22, 23 e 24 aprile con Nexo Digital e Yamato Video
Perfect Blue, opera prima di Satoshi Kon, di nuovo al cinema il 22, 23 e 24 aprile con Nexo Digital e Yamato Video

Il ruolo di Otomo fu semplicemente quello di consulente artistico del collega e amico, e di tramite con lo stesso Takeuchi, così da informarlo direttamente dello sviluppo filmico. Ci videro bene, però, quelli della Rex. Non solo Perfect Blue fece furore tra il pubblico canadese – tanto da costringere gli organizzatori del FantAsia a programmare in fretta e furia una seconda proiezione per tutti coloro che non erano riusciti ad assistere alla prima – ma alla fine del festival fu votato dal pubblico come Miglior Film Internazionale. Di lì a poco, la Rex ricevette centinaia di richieste di partecipazione a festival di tutto il mondo per Perfect Blue. Il successo fu clamoroso. Tanto che Roger Corman ebbe a definirlo usando le seguenti parole: «Se Alfred Hitchcock avesse collaborato con Walt Disney, questo sarebbe il film che avrebbero realizzato», ma del tutto inaspettato.

«Nessuna illusione si concretizza in realtà»
«Nessuna illusione si concretizza in realtà»

A partire dal fatto che quando l’executive Masao Maruyama della Madhouse propose a Kon la regia di Perfect Blue, Takeuchi ne aveva immaginato le forme filmiche in live action, non come anime. Tuttavia, a causa di alcune difficoltà finanziarie in pre-produzione, fu declassato prima a direct-to-video (ma sempre in live action) e poi a direct-to-video animato. Di fatto, quando Kon ricevette l’offerta della Madhouse, era chiaramente per un progetto OAV ed è così che si approcciò alla sfida registica. Un progetto piccolo, nelle forme e nei mezzi, tanto che dalle parti di Madhouse c’era talmente poca fiducia nei confronti di Kon e di Perfect Blue da credere nella distribuzione limitata come unica soluzione sensata. Una sfiducia dovuta anche al fatto che l’horror psicologico non era esattamente un genere mainstream tra gli anime, tanto da fungere da autentico apripista.

Un'immagine chiave per la comprensione di Perfect Blue
Un’immagine chiave per capire Perfect Blue

Le uniche certezze erano, già all’epoca, la presenza dei tre elementi chiave della narrazione di Perfect Blue: una Idol di serie B, il suo fan stalker e l’elemento horror. Kon non lesse nemmeno l’opera originaria di Takeuchi. Si approcciò al progetto solo sulla base dello script di Murai che gli fu riferito essere estremamente aderente al racconto ma che finì con lo stravolgere completamente. Non c’era né il doppio piano narrativo di teatro-nel-teatro, né tantomeno il confine offuscato tra sogno e realtà. Elemento, quest’ultimo, che della resa finale di Perfect Blue è il motivo centrale. Specie nel secondo atto, quando il confine diventa talmente sottile da sfondare l’uno le pareti dell’altro, in una miscellanea di odori, sapori e immagini filmiche che è suggestione e seduzione, stimolo e inganno, manipolazione e provocazione dello spettatore, delle percezioni e dei suoi sensi.

Lo stalker
Il “fan” stalker

Nulla di tutto questo, però, faceva parte della visione che Murai aveva di Perfect Blue. Il suo primo draft era null’altro che una semplice storia splatter/psico-horror su una Idol attaccata da un fan che non riusciva ad accettare, in alcun modo, il suo cambio di carriera e relativo cambio di immagine. Una storia comune infarcita di splatter che secondo Kon poco si addiceva al genere anime. Cercò quindi di ragionare in un’ottica diversa, in modo da spiazzare il pubblico. Scelse, infatti, di focalizzare il racconto sul punto di vista della vittima e sul suo frastagliato mondo interiore, spezzato nei suoi delicati e fragili equilibri dall’improvviso cambiamento del suo contesto di riferimento e dall’essere presa di mira da uno stalker. Takeuchi, dal canto suo, diede carta bianca a Kon, a condizione, però, che si attenesse ai tre elementi base del concept.

Perfect Blue: Tra realtà e sogno, immagine esteriore e interiore
Perfect Blue: Tra realtà e sogno, immagine esteriore e interiore

Assieme a Murai ragionò, quindi, sulle possibili innovazioni. Di draft in draft, Kon rese più radicale il mondo Idol con i suoi otaku che vi gravitano intorno sino a raggiungere l’ossessione morbosa, per poi lavorare sul motivo centrale di Perfect Blue. Non solo sogno e realtà, ma anche passato e presente, memoria e fatti, sé stessi e gli altri. E quindi l’esteriorizzazione del conflitto interiore di Mima tra il ruolo di Idol (l’io del passato, poi materializzatosi) e quello di attrice in erba (l’io del presente, poi in crisi) in un confronto frutto di desideri inespressi, scelte sbagliate, immagini interiori tradite ed esteriori sporcate da compromessi, che finiscono con l’andare in contrasto violento in un crollo psicologico entrato di diritto nella storia del cinema per cui: «Nessuna illusione si concretizza in realtà».

Un momento dell'anime
Un momento dell’anime

Sullo sfondo, una Tokyo inedita, caotica ma impacciata, fotografata negli anni Novanta di Netscape Navigator e degli albori del World Wide Web come del tutto incapace di accogliere la modernità e il cambiamento. E questo è forse l’elemento che più colpisce di Perfect Blue a ventisette anni di distanza da quel 5 agosto 1997 che lo vide presentato al FantAsia. Il suo essere talmente radicato nel proprio tempo da impedirne l’attualizzazione in termini assoluti. Perché oggi, probabilmente, Mima vivrebbe di tutt’altra popolarità (e quindi di destino) il suo ruolo di Idol e di attrice, tra i social media, l’immagine come medium e l’inflazione della stessa. Ciò che appare però veramente immutato di Perfect Blue è la sua carica filmica di sangue, orrore, ansia, turbinii psicologici, ritmi serrati e spiazzanti twist narrativi.

La scena della vasca di bagno di Perfect Blue, poi omaggiata da Aronofsky
La scena della vasca di bagno di Perfect Blue, poi omaggiata da Aronofsky

Un capolavoro dalla magia artistica (im)possibile e irreplicabile che travolse talmente Darren Aronofsky da omaggiarlo esplicitamente in un paio di sequenze nell’altrettanto meraviglioso Requiem for a Dream. Una gemma, insomma, un’opera prima imprescindibile che ci ricorda ancora una volta quanto fosse grande il genio del compianto Satoshi Kon. Perfect Blue, di nuovo al cinema come evento il 22, 23, 24 aprile grazie a Nexo Digital in collaborazione con Yamato Video.

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