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Jim Jarmusch, Adam Driver e perché riscoprire la poesia di Paterson

Un autista di autobus e un taccuino pieno di versi: lo (stra)ordinario quotidiano di Jarmusch

Adam Driver in una scena di Paterson.

ROMA – La chiamano Silk City, città della seta, memore dei fasti, in piena rivoluzione industriale, che la cittadina raggiunse grazie alla produzione del tessuto venduto ed esportato dentro e fuori gli Stati Uniti. Si tratta di Paterson, New Jersey. Poco più di 149.000 mila anime concentrate, in linea d’aria, in parallelo con Manhattan ma che, a differenza della frenesia della metropoli per eccellenza, mantiene uno spirito ancorato alle atmosfere degli Anni Cinquanta, indifferente al passare del tempo. E proprio alla Silk City dell’East Coast, il poeta (e medico) William Carlos Williams, tra il 1946 e il 1958, dedicò ben cinque volumi di poesie. Versi letti e amati da Paterson (Adam Driver), autista di autobus che con Williams condivide i natali e la passione per la scrittura. È lui il protagonista di Paterson – che potete trovare su CHILI– film scritto e diretto da Jim Jarmusch.

Adam Driver in una scena del film.

Una pellicola che già nella ripetizione tra nome del personaggio e la cittadina americana racchiude la sua natura circolare e citazionista. Paterson si sveglia ogni giorno alla stessa ora tra le braccia della moglie Laura. Ogni giorno a bordo del suo autobus, il numero 23, compie il medesimo percorso per poi tornare a casa, cenare, portare a spasso Marvin, il bulldog di famiglia con il quale non scorre buon sangue, passare al pub a bere una birra e tornare, in fine, a casa a dormire. Ad attenderlo, il giorno seguente, un’altra identica giornata. Ad un occhio poco attento sembrerà una vita monotona, infelice, vuota. Eppure in quella quotidianità sempre uguale c’è tutto un mondo di possibilità dove, a fare la differenza, è «la quarta dimensione», il tempo.

Una scena di Paterson.

Cineasta minimalista, qui Jarmusch raggiunge la sua personale vetta, giocando con i paralleli. Il mondo di Paterson/Driver, tra aspirazioni lasciate galleggiare tra i pensieri e piccoli rituali quotidiani, è un continuo inciampare nel doppio, da coppie di gemelli incontrate in ogni angolo della città alla ripetizione di gesti e situazioni. A fare da sfondo i suoi versi – scritti da un vero poeta, l’americano Ron Padgett – annotati in un taccuino che porta sempre con sé perché, in fondo, il film di Jim Jarmusch altro non è che un’ode alla più bistrattata di tutte le arti: la poesia.

Adam Driver è Paterson.

La vita del Paterson interpretato da Adam Driver è come un’onda del mare o un fiocco di neve, all’apparenza sempre uguali ma mai realmente identici. Solo che in quella ripetizione c’è tutto il ritmo della vita e della poesia. Perché in quelle giornate scandite da orari e abitudini che formano uno schema interiore invisibile (come quello su cui si basa l’arte poetica) entrano in gioco imprevisti, incontri inattesi, frammenti di conversazioni e sfumature che arricchiscono e modificano il (nostro) tempo. E, in fondo, la bellezza e l’enigma della vita è tutto nelle «infinite possibilità della pagina bianca».

Qui potete vedere il trailer di Paterson:

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