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Orson Welles, The Other Side of the Wind e l’omaggio a Venezia75

Al Lido arriva l’ultimo film del regista di Quarto Potere. Dove lo vedremo? Su Netflix…

The Other Side Of The Wind
The Other Side Of The Wind.

VENEZIA – Wolfgang Amadeus Mozart sta alla musica come Orson Welles sta al cinema. Perché, senza dubbio, l’autore di Quarto Potere, è stato il più grande regista di tutti i tempi. Non c’è professore di cinema che non abbia in casa la foto di quell’uomo dalla faccia bambinesca, vispa, curiosa, non c’è studente di cinema che non abbia iniziato il programma di studi con quel meraviglioso e innevato Rosebud. La Settima Arte è iniziata tutta lì, con Welles (che qualche anno prima, via radio, aveva annunciato lo sbarco degli alieni…) e la scalata (e la caduta) del suo Charles Foster Kane. E che carriera assurda, ha fatto Welles, perché dopo un esordio del genere – avendo scritto, di fatto, in centodiciannove minuti, un’enciclopedia di come si realizza un film – niente è facile.

The Other Side Of The Wind.
Un passaggio di The Other Side Of The Wind.

Il genio di Welles, così, non è riuscito a replicare il botto del primo colpo, mettendo comunque a segno centri notevoli, col tempo rivalutati, dopo iniziali e insensate critiche. La Signora di Shanghai, Otello, Rapporto Confidenziale, L’Infernale Quinlan sono purissimi esempi di grande cinematografia, così come gli irrealizzati dal Orson, nel crepuscolare periodo che vedeva una Hollywood lasciare spazio ad una nuova controcultura. Non riuscì a completare Don Quixote, come non riuscì, per problemi di finanziamento, a ultimare The Other Side of the Wind. Era il 1970, la New Hollywood stava riscrivendo le regole del gioco e Welles, insieme a Jon Huston, l’amico Peter Bogdanovich, Susa Strasberg e l’ultima compagna di vita Oja Kodar, fallivano, distribuzione compresa, nell’ambizioso tentativo di portare a compimento la storia di un vecchio e decaduto regista, in un ultima, estrema notte.

The Other Side Of The Wind, e Orson Welles sul set.

Oggi, quel film ha preso, finalmente, vita. Lo distribuirà Netflix il 2 novembre, con #Venezia75 che gli rende omaggio – con un paio di eventi speciali Fuori Concorso –, presentandolo in anteprima. Un’operazione di restauro e montaggio incredibile, con quelle bobine (oltre un migliaio) tirate fuori, a mo’ di tesoro in un caveau di Parigi, dai produttori Frank Marshall e Filip Jan Rymsza, dando il via alla costruzione finale di The Other Side of the Wind. C’è una nuova colonna sonora, composta dal Premio Oscar Michel Legrand, con il montaggio portato avanti da una squadra tecnica dove spicca anche Bob Murawski, anch’esso Premio Oscar.

Il notevole banner targato Netflix di The Other Side of the Wind.

Satirico, sperimentale, sporco, The Other Side of the Wind è, così, l’abbagliante crepuscolo dell’istinto del più grande regista di tutti i tempi, arrivando intanto e ristrutturato fino a noi, portando con sé un filtro lo-Fi che, contestualmente, chiude il cerchio iniziato con l’avanguardismo di Quarto Potere datato 1941. «Ci siamo basati su tante testimonianze», ha detto Filip Jan Rymsza, scoprendo che Orson sviava la verità, ti raccontava quello che volevi sentire, senza che necessariamente fosse la realtà». E il film, a Venezia, continua a raccontarlo anche il montatore Bob Murawski: «Ho guardato il montaggio di Orson, pensando a come potesse essere il suo stile. Era crudele per quanto riguarda il montaggio, e anche io voglio lavorare liberamente, potendo tagliare e mettendo solo le cose importanti. Orson adottava sempre questo approccio, mai un film di più di due ore, tutto funzionale. E speriamo tanto che oggi approverebbe. Senza di lui, e senza di noi, il film non sarebbe stato mai fatto. E questo sarebbe stato inaccettabile».

The Other Side Of The Wind
They’ll Love Me When I’m Dead, il dietro le quinte.

Ma, l’omaggio di #Venezia75 ad Orson Welles non finisce con The Other Side of The Wind. Perché, diretto da Morgan Neville, arriva anche il racconto di quei giorni sul set dell’ultimo film di Welles, They’ll Love Me When I’m Dead. Un vero e proprio backstage, con una troupe di giovani sognatori capitanati da il più visionario di tutti. E ci sono molti contribuiti, molte rivelazioni, dalle parole di Peter Bogdanovich a quelle di Frank Marshall, Oja Kodar e Beatrice Welles. Un’operzione enorme e ambiziosa, con Neville che racconta la propensione di Welles, dietro e davanti la macchina da presa, di scrivere, ancora una volta, una pagina di cinema. E, così come The Other Side of the Wind, anche They’ll Love Me When I’m Dead arriverà su Netflix. In un incrocio incredibile di epoche, cinema e (nuovi) poteri.

Scoprite con noi #Venezia75

Qui, potete vedere il trailer di The Other Side of the Wind

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