in

La rivoluzione totale firmata da Orson Welles | La modernità di Quarto Potere

Charles Foster Kane, Rosabella, i ricordi e l’ambizione. Una leggenda da (ri)scoprire al cinema

"Rosebud". Orson Welles è Charles Foster Kane in Quarto potere.

MILANO – «Secondo me Quarto potere non è importante per le innovazioni tecniche, ma per l’uso del tempo e per il modo di trattare i personaggi. Io volevo che il personaggio sembrasse diverso a seconda della persona che parlava di lui». Da qui partì Orson Welles, da una dichiarazione di intenti dentro cui è racchiuso un capolavoro: Quarto Potere, che dopo la prima a Los Angeles a maggio, arrivò nei cinema americani il 5 settembre 1941. Rivisto oggi – a partire dall’incipit evocativo di atmosfere gotiche per arrivare al finto cinegiornale dai toni documentaristici – colpisce la grandezza di un’opera che va di pari passo con l’apporto innovativo offerto al cinema che sarebbe accaduto poi.

Orson Welles con Joseph Cotten in Quarto potere.

Un esempio? L’utilizzo estensivo della profondità di campo ottenuta utilizzando la stampante ottica, nonché la commistione di più azioni disposte su diversi piani all’interno del fotogramma. Tecnica? Sì, ma non solo, perché la profonda attualità di Quarto potere sta proprio in ciò a cui alludeva il suo creatore a inizio articolo: nella capacità di delineare il ritratto di un eroe in inesorabile decadenza, osservato da punti di vista differenti. Un eroe anni luce lontano dall’ideale dell’American Dream, il cui epilogo è avvolto dal mistero di una parola, Rosebud, l’ultima pronunciata dal protagonista prima di esalare il respiro finale.

Un’altra scena di Quarto potere.

Welles – al quale la RKO offrì un contratto unico nella storia del cinema che gli permise di essere produttore, sceneggiatore, regista e autore – si ispirò a William Randolph Hearst per il suo Charles Foster Kane (il titolo originale è Citizen Kane), una scelta che gli valse non poche critiche e che scatenò l’ira proprio del magnate americano, intenzionato ad ostacolare con ogni mezzo la realizzazione della pellicola. Per fortuna nostra non ci riuscì e oggi possiamo ammirare le scelte stilistiche di Welles così profondamente personali da rappresentare l’afflato decisivo di una pellicola che in poco tempo rivoluzionò una Hollywood molto più convenzionale.

L’icona del film: Charles Foster Kane in doppia versione.

Riguardatelo oggi Quarto potere – e I Wonder Classics ce ne darà l’opportunità a partire dal 24 marzo – vi stupirà per l’attualità strabiliante del ritratto di un personaggio perennemente contornato da beni materiali, incapaci però di supplire alla sua mancanza di sentimenti: «Un uomo che non aveva amore da dare e che è morto senza credere in niente». Così, quella di Kane diventa la parabola di un cittadino moderno, senza patria, glaciale e concentrato esclusivamente sulla soddisfazione personale. Un uomo che «parla della gente come se gli appartenesse…». Era il 1941, sembra oggi.

  • OPINIONI | Mank, Quarto Potere e il nuovo classico di Fincher
  • LONGFORM | L’orgoglio degli Amberson, una lezione di modestia
  • VIDEO | Qui per il trailer del film 

 

 

 

Lascia un Commento

Anya Taylor-Joy al centro della scena di Furiosa: A Mad Max Saga una visione di George Miller al cinema dal 23 maggio con Warner Bros

VIDEO | Anya Taylor-Joy, il ritorno di George Miller e il nuovo trailer di Furiosa: A Mad Max Saga

VIDEO | Samuel L. Jackson, Vincent Cassel e il trailer di Damaged