ROMA – No, quella di Nel nostro cielo un rombo di tuono non è una storia qualsiasi e non può esserlo, perché è la storia di Gigi Riva, un campione e un uomo vero con una vita da sempre caratterizzata dal rigore morale ed etico di un giocatore che ha affermato con forza che no, non tutto si può comprare. Un calciatore con un legame indissolubile con una terra e il suo popolo, la Sardegna. Il film diretto da Riccardo Milani – regista che le emozioni sa come portarle in scena – racconta la coerenza e il coraggio con cui Riva ha sempre vissuto, credendo in valori autentici. E raccontarlo come sportivo e come uomo, vuol dire anche raccontare un pezzo importante della storia del nostro Paese. Non a caso – per precisa scelta di Milani – non ci sono attori che rappresentano Riva, né voci narranti che raccontano la sua storia.
Un po’ sulla scia di Una squadra e Mi chiamo Francesco Totti, gli unici ingredienti di cui ha bisogno Nel nostro cielo un rombo di tuono sono Gigi Riva, la sua storia, le sue verità, i suoi ex-compagni di squadra del Cagliari dello Scudetto, e la gente di Sardegna che ha ripagato per sempre il suo affetto e la sua coerenza. Prodotto da Vision Distribution e Wildside, e disponibile su Sky e in streaming su NOW, attraverso i contributi – oltre che dello stesso Riva – di Gianfranco Zola, Nicolò Barella, Gianluigi Buffon, Roberto Baggio, Massimo Moratti, Cristiano De André e del calore e le tradizioni della terra sarda, il documentario disegna una narrazione suggestiva che è racconto intimo, commuovente ed eroico, nostalgico e crepuscolare, su uno dei grandi protagonisti del calcio italiano.
D’altra parte sono i numeri a parlare per Riva e a giustificare il perché di Nel nostro cielo un rombo di tuono: 377 presenze e 207 gol con il Cagliari in tutte le competizioni, tre volte capocannoniere della Serie A (1966-1967, 1968-1969, 1969-1970) e tre della Coppa Italia (1964-1965, 1968-1969, 1972-1973), oltre che il trionfo dello storico Scudetto del Cagliari di Manlio Scopigno nella stagione 1969-1970. Con la maglia azzurra invece, oltre a laurearsi Campione d’Europa a Italia ’68, detiene il record di marcature con i suoi 35 gol in 42 presenze. Senza contare che – e questo forse vale più di qualsiasi risultato ottenuto – Riva fece parte della mitologica spedizione azzurra della Coppa del Mondo di Messico del 1970. Il Mondiale di Italia-Germania 4-3 (dove tra l’altro segnò il gol del provvisorio 3-2 al 104′) dove fummo vicecampioni dietro un Brasile di alieni.
Non ultimo il perché del suo soprannome. Quel Rombo di Tuono frutto della potenza del tiro e della prolificità sotto rete, che si presta benissimo al titolo dell’opera di Milani. È presto detto, fu un’intuizione del più grande di tutti, Gianni Brera: «Un autentico eroe del nostro tempo: per me non è mai nato nel calcio italiano uno come Gigirriva da Leggiuno. L’ho soprannominato prima Re Brenno e poi, dubitando del nostro senso storico, sono sceso a una metafora più western come Rombo di tuono. Ha avuto fortuna almeno pari a quella di Toro Seduto». Una visione necessaria in un momento storico come questo, dove le bandiere nel calcio ormai hanno un prezzo e i romantici del pallone sono guardati con diffidenza. Eppure il senso del gioco più bello del mondo sta tutto qui dentro…
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Qui sotto potete vedere il trailer del documentario:
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