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Offside | La lunga ribellione di Jafar Panahi e il calcio come atto sovversivo

Nella nuova puntata di Hot Corn Football Club? Le contraddizioni dell’Iran raccontate dal calcio

E la partita? Una scena di Offside di Jafar Panahi.

MILANO – No, Jafar Panahi non è un regista come gli altri: i suoi film sono una testimonianza autentica della vita in Iran, il suo cinema non è un semplice atto di denuncia, ma un equilibrio miracoloso tra coinvolgimento emotivo e descrizione di un Paese ancora avaro di diritti. Nella sua carriera, Panahi ha vinto il Pardo d’oro a Locarno nel 1997 per Lo specchio, il Leone d’oro a Venezia nel 2000 per Il cerchio e l’Orso d’argento al Festival di Berlino nel 2006 per Offside e l’Orso d’oro nel 2015 per Taxi Teheran. Nel marzo del 2010, il regista è stato arrestato per aver partecipato ai movimenti di protesta contro il regime iraniano; inoltre, gli è stata preclusa la possibilità di scrivere, dirigere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste. Lo scorso 26 aprile il regista, che oggi ha 63 anni, è uscito dall’Iran per la prima volta in quattordici anni.

Le tifose protagoniste di Offside.

(Ri)vedere Offside è quindi un atto dovuto. Il film è ambientato a Teheran nel 2005, quando allo stadio Azadi si gioca la partita di calcio tra la Nazionale iraniana e quella del Bahrein, spareggio valido per la qualificazione ai Mondiali in Germania del 2006. Panahi si concentra su alcune tifose che si travestono da uomini per assistere alla partita, dal momento che in Iran non è concesso alle donne di entrare allo stadio. Le protagoniste vengono rinchiuse in una specie di area interna, dalla quale però non riescono a vedere la partita, così la seguono facendosela raccontare proprio dagli stessi soldati che le hanno fermate. Verranno condotte in questura ma, una volta terminata la partita – conclusa con la vittoria dell’Iran – nelle strade della città esplode la festa, in grado di travolgere sia i soldati che le coraggiose tifose.

Una delle giovani tifose iraniane di Jafar Panahi.

Secondo il regime iraniano, il calcio è uno spettacolo poco decoroso e inadatto agli occhi femminili, ma in Offside la vitalità appartiene a tutti: sia ai tifosi uomini che alle ragazze indomite che osano sfidare la polizia con leggendaria e industriosa spudoratezza. Non solo, perché appartiene anche a quei militari obbligati a rispettare direttive che faticano a comprendere, perché per Panahi il calcio è una spia che riflette le contraddizioni della politica del regime. Impossibile ignorare l’entusiasmo delle protagoniste descritto dal regista, disposte a contrastare l’ordine precostituito pur di far parte di un evento calcistico epocale e di partecipare ai successivi festeggiamenti. Il calcio come atto sovversivo? Sì, e questo è il manifesto.

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  • VIDEO | Il trailer di Offside:

 

 

 

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