ROMA – Siamo nel 1906. Hanna Leitner (Maresi Riegner, ottima attrice austriaca, vista anche nel biopic su Egon Schiele) è in fuga dal ruolo di moglie e madre borghese in cui si sente relegata e poco soddisfatta. Decide così di compiere uno strappo, lasciare Vienna e la famiglia per raggiungere la comunità che sopra Ascona, in Svizzera, si riunisce sul monte Monescia, ribattezzato Monte Verità. In questo luogo di libertà, abitato da artisti e gente di ogni provenienza, alla ricerca di una vera espressione delle proprie inclinazioni, Hanna riuscirà finalmente a dare spazio alla sua passione per la fotografia, un amore che il marito aveva sempre osteggiato. Da qui prende forma Monte Verità di Stefan Jäger, film che è anche una storia vera – poco nota – di emancipazione dal pensiero conforme fatta di coraggio, arte e magia.

Presentato in concorso a Locarno e a Torino, prodotto da tellfilm, KGP – Filmproduktion, Coin Film, MMC Movies Köln, RSI Radiotelevisione Svizzera, SGR SSR e blue, l’intuizione alla base di Monte Verità nasce da una visione, ben compresa e definita da Jäger prima delle riprese: «Era una visione collettiva, libera da costrizioni e alimentata dalla fiducia nel potere della creatività che trae origine dalla modalità che la gente del Novecento avrebbe messo in campo quando fondò la comunità. Ho cercato di scavare a fondo nelle resistenze interne ed esterne che una donna in cerca della sua strada deve aver vissuto. Nella consapevolezza che possiamo narrare sempre e solo dal nostro punto di vista, mi sono affidato all’intelligenza collettiva del nostro team per verificare il mio punto di vista».

D’altra parte i protagonisti di Monte Verità – tra lo storico ieri e il cinematografico oggi – sono uomini e donne che hanno saputo cambiare il mondo attraverso volontà e forza d’animo: Ida Hofmann, una delle fondatrici, si battè per i diritti delle donne e per l’autodeterminazione individuale; Otto Gross, psicanalista, fu tra i principali sostenitori del suicidio assistito; Isadora Duncan, danzatrice, pioniera della danza moderna, aprì la strada a un intero mondo di suggestioni. Non ultimo proprio lo scrittore Hermann Hesse (rivisto da Joel Basman), autore di capolavori come Siddharta, Il lupo della steppa, Narciso e Boccadoro, Il giuoco delle perle di vetro, che scoprì se stesso e la propria voce letteraria proprio a Monte Verità. Tutti ruotano intorno all’orbita di una Hanna Leitner tanto di finzione cinematografica quanto reale nell’anima e nelle azioni.

Tra ricostruzione storica accurata e fantastoria, con la sua voglia di lasciare un segno nel mondo attraverso la fotografia Hanna Leitner diventa la voce reale di tante donne oppresse. Donne sofferenti di paralizzanti abusi emotivi e fisici dal marito – e di riflesso della società patriarcale – d’inizio Novecento come dell’oggi, che attraverso l’arte compiono il primo passo di un processo di emancipazione e distacco dai costrutti malsani in funzione di una vita nuova fatta di rinascita, risveglio e libertà. Questo e molto altro è Monte Verità di Stefan Jäger: un film piccolo nei mezzi ma grande, anzi, grandissimo, nell’animo e nelle intenzioni.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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