in

Il frutto della tarda estate | Erige Sehiri, il senso della vita e il sapore dolce della libertà

In concorso alla Quinzaine a Cannes e candidato agli Oscar, arriva ora in sala. Ma com’è?

Una rivelazione: Fide Fdhili in una scena de Il frutto della tarda estate

ROMA – Alla fine dell’estate, in un frutteto nel Nord Ovest della Tunisia un gruppo di ragazze e donne lavora per raccogliere i fichi. Sotto lo sguardo di lavoratori e uomini più anziani, le ragazze flirtano, si prendono in giro, discutono di uomini, litigano. Durante la giornata, il frutteto diventa teatro di emozioni, un luogo dove transitano i sogni e le speranze di una generazione moderna più libera, accanto ad una più ancorata alle tradizioni. Questa la sinossi de Il frutto della tarda estate,  firmato dalla regista franco-tunisina Erige Sehiri nel 2021 e che, dopo aver stupito in concorso alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes ed esser stato scelto dalla Tunisia come candidato al Miglior film internazionale agli Oscar, ora arriva finalmente anche nei cinema italiani grazie a Trent Film.

Una scena de Il frutto della tarda estate.

Un film piccolo ma grande, Il frutto della tarda estate, un docu-film per la precisione, nato quasi per caso per ammissione della stessa Sehiri che in origine aveva in mente tutt’altro: «Stavo affiggendo sui muri di una scuola superiore dei manifesti per pubblicizzare un casting in una regione rurale del Nord Ovest della Tunisia. Volevo girare un film sui giovani che gestiscono una stazione radio locale ed è stato allora che ho incontrato Fide e sono rimasta completamente incantata da lei. Mi ha detto che avrebbe lavorato nei campi in estate e così mi ha invitato a vederla al lavoro un giorno». Un’esperienza che ha toccato profondamente la Sehiri, spingendola verso nuove direzioni e verso un nuovo film: «Sono andata a vedere lei e tutte le altre lavoratrici e questo ha cambiato completamente la mia idea sul film che volevo fare!».

Abdelhak Mrabti in una scena de Il frutto della tarda estate
Abdelhak Mrabti in un altro momento del film.

E così ecco Il frutto della tarda estate che, inserito nella cornice visiva di un luminoso e incantevole frutteto dalle geometrie registiche stringenti – microcosmo della dinamiche di potere e di vita della società contemporanea – parla di solidarietà tra donne, resistenza contro la tradizione patriarcale, di conflitto generazionale e dell’evoluzione della figura femminile: «Mi ha fatto venire voglia di dare un volto a queste donne lavoratrici che di solito non si vedono. Più parlavamo insieme della loro quotidianità, del loro modo di lavorare, dei loro rapporti con gli uomini, con il patriarcato, più mi rendevo conto di quanto materiale ci fosse da esplorare…». Un film necessario in cui ogni stereotipo della donna velata da un’ottica moderna aderente alla realtà, dove il lavoro estivo nei campi non è colo costrizione e fatica ma anche affrancamento e relazionalità: un ritrovarsi per raggiungere insieme un sogno di libertà.

«Sono cresciuta conoscendo il ciclo di coltivazione e raccolta dei fichi…»

«Volevo costruire visivamente l’idea che anche queste ragazze avessero bisogno d’aria nella loro vita, inevitabilmente soffocate dalla mancanza di opportunità e da un ambiente familiare conservatore». Al centro del racconto de Il frutto della tarda estate, nello specifico, la raccolta dei fichi da cui il titolo e per un motivo ben preciso: «Sono cresciuta conoscendo il ciclo di coltivazione e raccolta dei fichi. Osservavo mio padre curare i suoi fichi e ascoltavo le sue spiegazioni sulla fecondazione e l’impollinazione. Se non stai attento, la linfa lattiginosa degli steli può bruciarti le dita, quindi devi raccoglierli facendo molta attenzione. È anche un frutto molto sensuale, fragile, ma con foglie forti, un po’ come i personaggi del film». Personaggi che sono veri, autentici, reali, fatti di sogni e speranze, prestati alla finzione filmica ma ben radicati nella realtà.

Fide Fdhili in una scena de Il frutto della tarda estate
Fide Fdhili, una delle molte rivelazioni del film.

E allora ecco Fide Fdhili, Feten Fdhili, Ameni Fdhili, Samar Sifi, Leila Ouhebi, Hneya Ben Elhedi Sbahi, Gaith Mendassi, Abdelhak Mrabti, Fedi Ben Achour, Iras Amri, con i loro nomi, le loro facce di donne e uomini, ragazzi, in cui la Sehiri – tra le maglie filmiche di un Il frutto della tarda estate più che mai prezioso – si catapulta nel loro mondo per un giorno, in medias res, e riesce a cogliere il massimo dalla loro limpida spontaneità per una cine-verità pura, purissima, mai finzione, anzi, più reale del reale. Come dovrebbe essere sempre la vita…

  • OPINIONI | Il capofamiglia, una donna, un pollo e l’Egitto
  • CINEMA | The Breadwinner, tra Mulan e Persepolis un film da riscoprire
  • OPINIONI | Cafarnao, Nadine Labaki e quel bambino di un altro mondo

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

Lascia un Commento

delta

VIDEO | Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio raccontano il viaggio di Delta

Momentum Generation | Un documentario, i ricordi e il surf come atto di fede…