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The Breadwinner – La Mulan contemporanea prodotta da Angelina Jolie

Le parole d’ordine sono coraggio, perseveranza e tenacia

Il primo capitolo della “Trilogia del burqa” della scrittrice canadese Deborah Ellis diventa un film di animazione prodotto da Angelina Jolie, una storia che ha una protagonista femminile tutta d’un pezzo, una Mulan contemporanea afghana che affronta, a testa alta, un mondo invaso dalle forze talebane che governano attraverso l’intimidazione e la violenza. Un film che ci ricorda Valzer con Bashir e Persepolis, le cui parole d’ordine sono coraggio, perseveranza e tenacia.

LA TRAMA

2011, Parvana ha undici anni vive a Kabul, la città è dominata dai talebani che impongono delle leggi molto severe. Ma la famiglia della nostra protagonista è diversa dalle altre, il padre è un insegnante di ampie vedute e la madre è una scrittrice: i due la incoraggiano ad usare l’immaginazione e a raccontare fiabe per sviluppare la creatività. La situazione precipita quando il padre viene arrestato dai talebani: senza un uomo la famiglia di Parvana è in pericolo, infatti soltanto i maschi possono uscire di casa indisturbati. Parvana fa una scelta, decide di vestirsi da uomo, indossando gli abiti del fratello defunto per poter permettere alla sua famiglia di sopravvivere, si taglia i capelli e rischia la vita per cercare di liberare il padre. Contano su di lei e la sua forza di volontà la madre Fattema, andata in depressione dopo la cattura del marito, la sorella Soraya, dal carattere particolarmente polemico, e il neonato Zaki.

PERCHÉ GUARDARLO

The Breadwinner è una storia tutta al femminile per adulti, adattata per il grande schermo dalla stessa Deborah Ellis in insieme alla sceneggiatrice Anita Doron, diretta da Nora Twomey (alla sua prima prova da regista dopo la co-direzione di Secret of Kells) e prodotto da Angelina Jolie, l’attrice che da sempre ha mostrato interesse per le cause civili, dopo il suo ultimo film da regista, First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers, ambientato negli anni del genocidio cambogiano. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Golden Globes.

Una storia che è stata pensata e scritta attraverso il lungo processo di interviste in un campo profughi pakistano, capace di restituire un’immagine fedele e cruda di una realtà, sebbene lontana dalla nostra, che non possiamo ignorare.

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