ROMA – «Benvenuta Charlie. Sono il produttore, lo scrittore e il regista del nostro piccolo show e vorrei parlare della tua parte». Perché se sei un’attrice, in fin dei conti, non c’è tanta differenza tra il recitare davanti l’obiettivo, le assi scricchiolanti di un teatro o infiltrarsi in una cellula terroristica fingendo di essere altro da sé. È la base stessa della recitazione, giusto? Parte da questo concetto lineare (?) The Little Drummer Girl, miniserie targata BBC One e ispirata a La Tamburina (edito in Italia da Mondadori), omonimo romanzo firmato nel 1983 da John le Carré, ex agente segreto del Secret Intelligence Service divenuto uno dei più grandi rappresentanti della letteratura spionistica a livello mondiale.

Amato dal grande schermo – da La spia che venne dal freddo a Il sarto di Panama passando per The Consyant Gardener e La Talpa, sono molteplici gli adattamenti cinematografici dei suo libri – l’opera di le Carré è approdata in tv nel 2016 grazie ad un’altra miniserie, The Night Manager, diretta da Susanne Bier e con protagonisti Tom Hiddleston, Olivia Colman e Hugh Laurie, vincitrice di due Emmy e tre Golden Globes. Dagli quegli stessi produttori ha debuttato lo scorso 28 ottobre in Inghilterra, The Little Drummer Girl. Sei puntate – da noi arriveranno il prossimo anno – dirette dal coreano Park Chan-wook, qui alla sua prima esperienza alla regia di una serie.

Ambientata nell’Europa del 1979, The Little Drummer Girl – già portato al cinema nel 1984 da George Roy Hill con protagonisti Klaus Kinski e Diane Keaton -, è una spy story analogica, fatta di nastri registrati, microspie, appostamenti, coperture e doppiogioco. Come quello per il quale viene reclutata Charlie (la già applaudita Florence Pugh di Lady Macbeth che presto vedremo nei panni di Amy March in Little Woman di Greta Gerwig), giovane attrice inglese politicamente schierata che dovrà insediarsi in un gruppo terroristico palestinese operativo in Europa.

I suoi diretti superiori? Un glaciale ed impenetrabile Alexander Skarsgård nel ruolo di Gadi Becker e, come ama autodefinirsi, «l’artista» Martin Kurtz, membro di spicco del Mossad che ha il volto (e i baffi) di un sempre centrato Michael Shannon. Tre caratteri diversi diretti da Park Chan-wook con quell’attenzione all’immagine che contraddistingue il suo cinema.

Una firma che il regista della Trilogia della vendetta mette anche in The Little Drummer Girl – anche se in misura più sfumata – grazie all’uso sofisticato dei colori (e del loro significato) e al controllo su inquadrature e montaggio. Un omaggio al cinema di genere classico attraversato da una sottile ironia che in un’epoca di continue rivoluzioni tecnologiche guarda al passato con sguardo moderno mettendo in scena una macchinosa e complessa ricerca della verità.
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