ROMA – Alle scorse Giornate degli Autori di Venezia, Duccio Chiarini ha portato il suo ultimo lavoro, Lo scrittore sugli alberi, un affascinante documentario su una figura come Italo Calvino, pensato e girato in occasione del centenario della nascita dello scrittore e che ora potete vedere su RaiPlay. Chiarini, che nel 2011 aveva portato il suo documentario Hit the road, nonna ai Venice Days ottenendo numerosi riconoscimenti, regala al pubblico un ritratto accurato e inedito dello scrittore. Il documentario ripercorre la vita di Calvino attraverso una delle sue opere più celebri, Il barone rampante – secondo romanzo della trilogia I nostri antenati, pubblicato nel 1957 da Einaudi – ma è arricchito da filmati inediti – come filmini ritrovati per caso che aveva girato il padre di Calvino negli anni Venti – immagini d’archivio e numerose testimonianze, tra cui quella della figlia Giovanna Calvino, di Paolo Virzì e Stefano Bollani.

«Calvino? Credo abbia avuto e ha ancora la grande capacità di parlare a più livelli, era un ottimo divulgatore e riusciva ad avvicinare i temi più ostici ad una grande varietà di persone», spiega a Hot Corn il regista toscano. «Studiando la sua figura, soprattutto tramite le lettere a quella che poi sarebbe diventata sua moglie, ho scoperto un giovane uomo innamorato pieno di sogni per il futuro, empatico e generoso nel mettere le persone amate vicino alla propria complessità». Sul motivo per cui Calvino sia ancora oggi così amato, soprattutto dai più giovani, il regista non ha dubbi: «Ma perché è uno dei primi autori a cui ci si avvicina a scuola, con Marcovaldo oppure Il Barone Rampante. Non solo, è un narratore che riesce ad essere affascinante per i lettori adulti tanto quanto per quelli più giovani…».

E proprio Il Barone Rampante, storia di un ragazzo che sceglie di vivere sugli alberi mettendo una distanza tra sé stesso e gli uomini, si presta ad essere un prisma perfetto per il racconto della vita di Calvino; il romanzo è un inno alla libertà e alla necessità di guardare il mondo dalla giusta distanza, cosa che lo stesso Calvino tentava di mettere in pratica. L’idea che Calvino e Cosimo Piovasco di Rondò avessero diversi elementi in comune nasce anche dal fatto che il 1957, anno del romanzo, segna l’abbandono del PCI da parte dello scrittore. Ma qual è il rapporto tra cinema e letteratura oggi? «C’è stata un’inversione di rotta», sostiene Chiarini, «mentre nell’epoca di Calvino il cinema cercava nella letteratura degli spunti e degli stimoli, oggi avviene l’opposto con la letteratura che si è imbevuta di cinema e molti romanzi sembrano già sceneggiature…».
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