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Kornél Mundruczó: «Quel giorno tu sarai, la memoria e quel consiglio di Martin Scorsese»

La sceneggiatura di Kata Wéber, il trauma, l’approccio radicale: il regista racconta il suo film a Hot Corn

Kornél Mundruczó
Kornél Mundruczó, regista di Quel giorno tu sarai

ROMA – Dal teatro al grande schermo. Come per Pieces of a Woman, dolorosa anatomia di un lutto presentata a Venezia 77, anche Quel Giorno Tu Sarai – in sala dal 27 gennaio con Teodora dopo aver aperto il Trieste Film Festival – nasce prima come spettacolo teatrale per diventare poi un film. E come per l’opera con protagonisti Vanessa Kirby e Shia LaBeouf, anche la nuova pellicola di Kornél Mundruczó prende spunto da una storia vera dai contorni autobiografici. A firmare la sceneggiatura la compagna e collaboratrice Kata Wéber che si confronta con il tema del trauma e di come questo influisca sulla memoria e la vita degli individui, generazione dopo generazione. Abbiamo contattato telefonicamente il regista ungherese per parlare della genesi del film, della sua struttura tripartita, della regia ambiziosa e coinvolgente e di quel consiglio di Martin Scorsese…

Kornél Mundruczó
Kornél Mundruczó e Kata Webér 

L’acqua è un elemento importante nel film, lega ogni capitolo. Cosa simboleggia per lei? 

Per me c’è un aspetto spirituale, anche se da un lato è qualcosa di assolutamente concreto dato che è ovunque nel nostro Pianeta o nel 70% del nostro corpo. Ma allo stesso tempo vengono a galla così tante connotazioni diverse con questo elemento che permettono all’immaginazione umana di viaggiare. È per questo che ho deciso di inserirla in ognuno dei capitoli del film.

Il suo film mostra come il trauma influisca sulla memoria. Che tipo di reazione spera il suo film possa suscitare nel pubblico?

Era molto importante per me mostrare come il trauma influisca sulle generazioni e non necessariamente su quella che l’ha vissuto in prima persona ma anche per quelle successive che possono aver subito delle conseguenze anche se non direttamente. In qualche modo il film vuole incoraggiare ad affrontare quei traumi perché magari, facendolo, può aiutare per il futuro. Come padre di tre figli la pressione di quello che dò o di quello che diamo alle future generazioni diventa sempre più importante.

Kornél Mundruczó
Una scena di Quel giorno tu sarai di Kornél Mundruczó

Il primo capitolo è ambientato ad Auschwitz. Negli anni molto cinema ha raccontato quei luoghi. Come ha affrontato visivamente quelle scene?

Volevo che quel capitolo rappresentasse il ricordo di una bambina. Qualcuno che non ricorda ma che, allo stesso tempo, ricorda ancora meglio gli elementi centrali. Quindi, da un lato, volevamo costruirla come un pezzo di realtà ma anche con degli elementi surreali che si avvicinassero ai ricordi legati alla memoria e al trauma, come delle installazioni, degli incubi. Era questo quello che volevamo catturare. Per farlo abbiamo anche utilizzato un approccio teatrale. Inoltre è vero, sono stati realizzarti molti film ad Auschwitz e non sai mai qual è l’approccio migliore per raccontarlo. Per noi era essenziale farlo attraverso i ricordi.

Come per Pieces of a Woman, il film è basato su eventi reali ed è scritto sempre da Kata Wéber. Quale crede sia la sua più grande qualità come sceneggiatrice?

È una vera storyteller. Cerca sempre nuove prospettive e temi provocanti ma mai in modo aggressivo. Quindi quello che davvero amo della sua scrittura è quanto sia contemporanea.

Kornél Mundruczó
Una scena del film diretto da Kornél Mundruczó

Credo che la vera protagonista sia la madre di Eve. Non compare mai sullo schermo ma le sue azioni influenzano la storia della sua famiglia. È d’accordo?

Sì, assolutamente. E sono certo che eventi come la Seconda Guerra Mondiale siano così grandi, dei veri e propri cataclismi, da non influenzare solo la generazione che li vive ma anche le successive. Fa parte della Storia umana ma anche del background di ogni generazione. In molti Q&A il pubblico mi ha chiesto del Covid. Credo che anche questo sia un grande cataclisma. Stiamo attraversando un periodo complesso e articolato ma non ce ne rendiamo conto del tutto. La nostra vita è cambiata se la paragoniamo a quella di due anni fa. Anche andare a lavoro o a scuola con i mezzi è diventato più stressante. Ha cambiato le relazioni e le dinamiche familiari…

Ha diretto questo film in soli 13 giorni ma la regia è molto ambiziosa. Perché ha scelto di girare in piano sequenza e cosa crede che regali alla scena?

Eravamo coscienti che la struttura del film fosse speciale e che sarebbe stato più un film sperimentale rispetto ad uno concepito in senso classico. Volevamo trovare una formula che lo comunicasse chiaramente al pubblico e che trasmettesse un senso di avvenimenti in tempo reale capace di intrattenerlo e dargli la possibilità di approcciarsi al film in modo differente.

Kornél Mundruczó. Foto di Viktória Petrányi

In Quel giorno tu sarai lei lavora con uno dei più grandi direttori della fotografia contemporanea, Yorik Le Saux. Che tipo di esperienza è stata?

È stato incredibile. Abbiamo avuto poco tempo per fare le prove di alcune scene ma è stato davvero veloce nel capire e abbracciare la visione che avevamo in mente.

Cosa può dirmi dell’uso della musica scritta da Dascha Dauenhauer? La utilizza solo in determinati punti del racconto…

Abbiamo il tema del trauma che è centrale nella struttura del film ma c’è anche quello dell’amore che riflette anche la maggiore connessione dei due giovani protagonisti alla musica e serve al pubblico per creare una connessione con loro.

Una scena di Quel giorno tu sarai di Kornél Mundruczó

Martin Scorsese, dopo Pieces of a Woman, torna nella veste di produttore esecutivo. Qual è stato il suo apporto al progetto?

Ci ha incoraggiati a mantenere un approccio radicale e a restare onesti. Non è un semplice film per me. Ha qualcosa di molto personale e che ritorna ad un’idea di cinema come forma artistica più legata all’esperienza. E su questo ci ha sempre appoggiati…

Qui potete vedere il trailer di Quel giorno tu sarai:

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