Romanticismo, successo, cambiamento, fama: A Star is Born è tra le storie d’amore più belle che siano mai state portate sul grande schermo, muovendosi tra sentimenti e show business per raccontare l’incontro di due anime affini. Alla regia dell’ultimo rifacimento, nonché alla sceneggiatura firmata insieme a Will Fetters e Eric Roth, Bradley Cooper sceglie come sua controparte Lady Gaga, icona pop plasmata nella nuova stella del firmamento hollywoodiano. Ma la pellicola come riesce, ancora oggi, a brillare dopo le numerose trasposizioni?

È nella capacità di adattamento che risiede la forza e l’empatia delle quattro versioni di A Star Is Born. L’aver reso il racconto, ogni singola volta, parte integrante del proprio tempo, rendendo possibile la comprensione delle dinamiche relazionali e del mondo dello spettacolo nelle diverse stagioni della storia. È del 1937 il primo film sulle aspirazioni attoriali di Esther – la Janet Gaynor premio Oscar per Sunrise di Murnau -, a sua volta ispirato al film di George Cukor, A che prezzo Hollywood?. In pieno cinema classico, con il sonoro entrato a fare parte del grande schermo e le star oramai al pari delle divinità, la prima stella a nascere nel film di William A. Wellman rincorre il suo obiettivo coerente con i sogni dell’epoca, bilanciata dal corrispettivo maschile Fredric March, emblema dell’eleganza e dall’aria sofisticata degli Anni Trenta.

Già distante – seppur ancora con molti punti di contatto – dal protagonista della versione del 1954 – diretta da George Cukor. Un James Mason di classe, ma la cui brillantezza e miseria vengono esaltate dal technicolor e dalla magia del cinemascope, in cui la stella Judy Garland, con una voce che scava nelle viscere, sogna ancora più in grande, diventando una stella dei musical. Ancora una volta una declinazione più edulcorata, che addolcisce la tragedia, pur non sminuendone la portata. Un classico rimasto intramontabile e stravolto dalll’onda hippy e sfrenata del titolo del 1976.

Ed è di certo la versione più carnale quella accompagnata dal carico culturale degli Anni Settanta. Barbra Streisand e Kris Kristofferson (ma doveva esserci Elvis, poi mal consigliato) portano la sensualità all’interno di una storia che negli anni del rock non può certo rimanere pulita, ma diventa sudore dei corpi tra le lenzuola e sotto i riflettori di stadi strapieni di musica. Così il terzo adattamento parla di rockstar, in cui il dramma non è relegato in secondo piano, ma è in ogni pillola che il protagonista maschile ingerisce, in ogni lacrima che la futura star versa. Sesso, concerti e, sempre, amore.

Su questo percorso si muove la nuova versione di A Star Is Born. Cooper inserisce il film nella contemporaneità, rendendo le canzoni di Miss Germanotta delle hit da classifica. Un arco temporale che viviamo insieme ai personaggi e che ci permette di cogliere le implicazioni dei loro sentimenti e ambizioni. E si ritorna sempre lì: romanticismo, successo, cambiamento, fama. Mutano i costumi e il sogno, ma la volontà di raggiungerlo mai. Come quel desiderio di essere amati, filo rosso che unisce le quattro pellicole. Quel senso di appartenenza che dobbiamo affrontare, sempre e comunque. Magari con una colonna sonora degna di questa vita.
- Bradley Cooper: «A Star is Born, la mia ballata coraggiosa che affronta la vita»
- Lady Gaga: «A Star is Born? Mi ha reso libera e leggera…»
- Miss Germanotta e la nuova vita di Lady Gaga
Qui sotto il video di Shallow, duetto di Gaga e Bradley Copper in A Star Is Born:
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