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Il caso | Joker visto da Gotham: ma il cinema fa davvero così paura?

Todd Phillips ha creato un dibattito attorno al folle clown. Tra giudizi affrettati, realtà e finzione

"The Film Of The Year". Joker a New York

Spesso ci si scorda di una cosa fondamentale, quando si parla di finzione. I personaggi di un film, di un libro, di una canzone o di un fumetto, tendenzialmente non esistono. Non esiste Batman, non esiste tantomeno Joker, oggi (ri)tornato sulle prime pagine dei quotidiani mondiali, portando con sé quei pareri discordanti sui divieti, sulla violenza al cinema, sulla suscettibilità del pubblico in sala. Così, Todd Phillips, che ha riletto il personaggio creato da Bill Finger nel 1940, è riuscito davvero a sbattere il clown psicopatico nella colonna della cronaca. Inconsapevolmente.

Joker e l’Empire

Perché il Joker interpretato da Joaquin Phoenix, pur macinando incassi al botteghino (ha infranto il record di ottobre negli USA), resta un personaggio di pura immaginazione. O meglio, la diretta conseguenza di un periodo storico, come quello degli Anni Quaranta, in cui il popolo faceva estrema fatica a sopravvivere, mentre il divario tra le classi si allargava, creando tra esse un baratro di criminalità. E, oggi il paragone torna attuale, riassunto nel post di Michael Moore, che ha visto il film proprio al New York Film Festival.

Joker a Times Square

«Mentre i mass media si preparano per la prossima sparatoria, hanno già sparato ripetutamente a voi, ai vostri vicini e ai vostri colleghi. Vi hanno sparato al cuore, colpendo le vostre speranze e i vostri sogni», si legge in una parte del suo lungo e acceso discorso. Infatti, nonostante i presidi della polizia fuori le sale di New York – in Italia alcune catene hanno vietato l’ingresso al cinema in maschera -, e qualche mitomane che, proprio in un cinema di Time Square, ha applaudito e sghignazzato durante le scene di violenza, fin dall’uscita in sala si è titolato su quanto possa influire un personaggio che, storicamente, è sempre stato in bilico.

“The Film Of The Year”. Joker a New York

Pazzo, rivoluzionario, squilibrato, anarchico. E la domanda sorge spontanea: ma il cinema, fa davvero così paura? Davvero, nel 2020, siamo ancora a dibattere se gli atti di violenza sono in parte scaturiti dalla sua rappresentazione, che sia sul grande schermo o in un videogioco? Senza soffermarci, invece, su quanta brutalità e intolleranza nella vita reale. Del resto, come dimostra l’intera New York City, il Joker non è altro che un (grande) film, capace di catalizzare l’attenzione e creare aspettative, (iper)caricata dai mega poster e dalle insegne luminose sparse un po’ ovunque lungo Midtown, da Broadway a Penn Station.

Joker a Midtown

Poi l’interpretazione che gli si da fa parte del gioco: un accusa alla società contemporanea, che fagocita i disgraziati? Oppure l’estrema manifestazione di un disagio psicofisico, quello di Arthur Fleck, verso sé stesso e verso il mondo? O, solamente un’altra rivisitazione dell’arci-nemico del Cavaliere Oscuro? Chiaro che il giudizio è rimandato a chi guarda. Ricordando – se ce ne fosse ancora bisogno – che il cinema non ha mai spinto all’emulazione negativa.

La storica Midtown Comics, Joaquin Phoenix e la campagna della PETA

Ed è invece il rapporto tra il fruitore e l’opera che andrebbe approfondito, senza tirare affrettate e inconcludenti sentenze. Così, girando l’angolo nell’irrealtà di Time Square, riecco il volto di Joaquin Phoenix, su un mega cartellone pubblicitario, guarda caso sopra il tempio del fumetto di New York, la Midtown Comics. Però, questa volta, niente trucco sbavato e risate malate, bensì uno slogan firmato PETA – di cui l’attore è coscienzioso testimonial – contro la violenza sugli animali. E questo sì, allora, che è reale.

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