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Ivan Gergolet: «L’uomo senza colpa, l’amianto, Valentina e il potere delle emozioni…»

Amianto. Rabbia. Vendetta. Perdono. La nostra intervista al regista de L’uomo senza colpa

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Ivan Gergolet, il regista de L'uomo senza colpa.

MILANO – Dopo il cortometraggio Polvere del 2009, Ivan Gergolet, regista classe 1977, è tornato a parlare di un tema a lui molto vicino – quello dell’amianto – con un film che proprio di quel corto riprende le fila e il tema centrale. L’uomo senza colpa è la storia di Angela, interpretata da una grande Valentina Carnelutti – che abbiamo intervistato qui – vedova dell’amianto in cerca di vendetta per il marito morto troppo presto. In un crescendo di tensione e follia, la donna cadrà però vittima delle proprie emozioni, salvo poi scoprire che un’altra strada è possibile. Abbiamo parlato del film proprio con Gergolet, che ci ha raccontato dell’idea della pellicola e il rapporto con gli attori, ma anche di messaggi e ispirazioni…

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Una scena de L’uomo senza colpa di Ivan Gergolet

L’IDEA – «Io vengo dalla zona di Monfalcone dove l’amianto ha colpito duro. E come tutti nella zona ho familiari che hanno lavorato ai cantieri navali, da mio padre a mio nonno ai miei zii. Nel mio caso nessuno si è ammalato, però è qualcosa con cui si convive, una spada di Damocle. Io ho girato nel 2009 un corto che si chiamava Polvere e che aveva la struttura de L’uomo senza colpa. Quindi con una badante che entrava in casa e si scopriva la vedova di un operaio. L’attore che faceva la parte dell’imprenditore ammalato era il papà di Valentina Carnelutti: Francesco. Non è un capolavoro, anche perché c’eravamo accorti che ci voleva più di un corto per raccontare una storia così complessa, ma da lì ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura. È stato un lavoro molto lungo, quasi dieci anni».

IO E VALENTINA – «Io per Valentina non ho fatto un casting. Ho visto Valentina interpretare personaggi molto diversi, quindi sono andato a colpo sicuro. Il lavoro è stato molto dettagliato, nel senso che con lei era possibile lavorare sui dettagli, anche minimi. Per esempio, il quaderno di appunti di Valentina sul personaggio, pieno di appunti presi sulle transizioni emotive di Angela durante il film. Sono orgoglioso di quello che sono riusciti a fare gli attori e di quello che siamo riusciti a fare insieme per rendere tante sfumature e tanti livelli di un personaggio che è perso in un labirinto emotivo. È riuscita a rendere un personaggio che diventa vittima delle proprie emozioni, che poi non riesce a capire e a controllare, e l’ha fatto sempre magistralmente».

Una scena de L’uomo senza colpa di Ivan Gergolet

IL MESSAGGIO – «Tutte le volte che sentiamo parlare di amianto dobbiamo ringraziare i familiari e le associazioni che si sono messe insieme perché la cosa non non finisce nel dimenticatoio. Per quanto riguarda il messaggio del film, Angela entra in quella casa con una fantasia di vendetta e di punizione, ma esce con con qualcos’altro. E questa era una delle domande che si poneva il film, se esiste una possibilità di di voltare pagina. E poi c’è un messaggio a quelli come Francesco Gorian, l’imprenditore: è arrivato il momento in cui qualcuno può dire che ha sbagliato, si può chiedere scusa. E non sto parlando dei processi, quelli si devono fare. Sto parlando proprio di rapporti fra esseri umani, anche perché spesso stiamo parlando di comunità avvelenate dall’interno».

LE MIE ISPIRAZIONI – «C’è un livello di onirismo, delle situazioni, che mi fanno pensare a Lars von Trier e alcune che mi fanno pensare al cinema di Fassbinder. Ma le ispirazioni sono tante, io salto un po’ di palo in frasca. Il film che consiglio ai lettori di Hot Corn? Dunque, vediamo: andate a ripescarvi Optimisti di Goran Paskaljevic. E anche La polveriera. Anzi, facciamo La polveriera che è più pop…».

  • INTERVISTE | Valentina Carnelutti: «La mia Angela, tra amianto e morte»
  • VIDEO | Qui il trailer de L’uomo senza colpa:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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