ROMA – Nel panorama dell’intrattenimento contemporaneo, il mondo dello streaming ha rivoluzionato profondamente il modo in cui guardiamo film e serie TV. La battaglia tra piattaforme digitali e sale cinematografiche si fa sempre più accesa, con numeri che raccontano una storia interessante sulle nostre abitudini di consumo. Il 2025 segna un punto cruciale in questa evoluzione, tra crisi produttive, consolidamento dei colossi digitali e tentativi del cinema tradizionale di riaffermare il proprio valore in un ecosistema sempre più complesso.

Come il mondo dello streaming ha trasformato l’industria cinematografica
L’ascesa delle piattaforme digitali ha ridefinito i confini dell’industria dell’intrattenimento, portando a un ripensamento radicale delle strategie distributive. Il modello tradizionale delle sale, con la sua finestra di esclusività di 45 giorni prima del passaggio all’home video, appare oggi a molti “completamente fuori passo con le esigenze degli spettatori”, come ha recentemente dichiarato Ted Sarandos, co-CEO di Netflix durante il Time100 Summit. La trasformazione non è solo commerciale ma anche culturale: il pubblico ha espresso chiaramente la preferenza per una fruizione più flessibile e personalizzata, accessibile direttamente da casa.
La crisi produttiva e l’accelerazione di Netflix
Mentre molte piattaforme e studios riducono drasticamente la produzione di contenuti, Netflix ha recentemente annunciato un aumento della spesa annuale per i contenuti di circa 1 miliardo di dollari, da 17 a 18 miliardi, dopo aver superato ogni record con 19 milioni di nuovi abbonati nell’ultimo trimestre, raggiungendo un impressionante totale di 302 milioni di utenti in tutto il mondo nel 2025. Un successo che contrasta nettamente con la crisi produttiva che attraversa il resto di Hollywood.
La crisi appare evidente anche osservando le singole piattaforme, con la maggior parte dei servizi streaming che ha ridotto le proprie produzioni. Le eccezioni sono state proprio Netflix (146 prime nel 2024 rispetto alle 140 del 2023), Peacock (da 25 a 36) e Prime Video (da 39 a 42). Particolarmente significativo il caso di Disney+, che seguendo la strategia del CEO Bob Iger, ha drasticamente ridotto le produzioni originali da 25 nel 2023 a sole 9 nel 2024, puntando invece su un pacchetto più ampio con Hulu e ESPN+.
Netflix e il suo dominio nel mondo dello streaming
Come abbiamo già accennato, Netflix rappresenta indubbiamente un caso unico, capace di mantenere una crescita sostenuta mentre il resto dell’industria affronta contrazioni.
La strategia di Netflix si è evoluta notevolmente dal suo esordio come servizio di noleggio DVD nel 1997, passando per l’introduzione dello streaming on-demand nel 2007 fino all’attuale modello che integra produzione e distribuzione di contenuti originali su scala globale. Il suo approccio data-driven, che analizza costantemente le abitudini di visione degli utenti per personalizzare l’esperienza e guidare le scelte produttive, rappresenta un vantaggio competitivo fondamentale rispetto ai concorrenti tradizionali.
Piattaforma | Abbonati nel 2024 | Produzioni originali (2024) |
Netflix | 302 milioni | 146 |
Prime Video | ~200 milioni | 42 |
Disney+ | ~126 milioni | 9 |
HBO Max | ~90 milioni | 28 |
Apple TV+ | ~45 milioni | 32 |
Le piattaforme streaming come cineteche digitali
Parallelamente all’investimento in produzioni originali, molte piattaforme hanno consolidato il loro ruolo anche come veri e propri archivi del cinema mondiale. Netflix, Prime Video, Disney+ e altri servizi offrono oggi un ampio catalogo che include non solo le novità, ma anche grandi classici del passato: film come Il gladiatore, epico affresco sull’onore e la vendetta nell’antica Roma; Grease, icona del musical anni ’70 con John Travolta e Olivia Newton-John; La vita è bella, toccante capolavoro di Roberto Benigni; Casinò di Scorsese, crudo ritratto del mondo del gioco a Las Vegas; oppure Casino Royale, in cui la celebre partita tra James Bond e Le Chiffre è diventata una delle più note rappresentazioni cinematografiche del poker. Una scena che continua a essere citata anche dagli appassionati che frequentano i migliori siti poker online disponibili in Italia.
Cinema e streaming: numeri e preferenze del pubblico nel 2025

La relazione tra cinema e piattaforme digitali si rivela più complessa di quanto le semplificazioni mediatiche vorrebbero farci credere. Contrariamente all’idea che la crescita dello streaming comporti automaticamente un declino delle sale, i dati mostrano che i maggiori fruitori di piattaforme OTT sono anche clienti regolari delle sale cinematografiche.
Paradossalmente, chi non utilizza servizi streaming tendenzialmente non frequenta neppure i cinema, mentre chi si tiene lontano dalle sale è spesso lo stesso pubblico che predilige la televisione tradizionale in chiaro.
Quanto ai fattori che determinano la scelta tra visione domestica o in sala, emergono motivazioni ben precise:
- Sala cinematografica: offre maggiore coinvolgimento e concentrazione, rappresenta un’esperienza speciale e un’occasione sociale
- Visione domestica: garantisce comodità, flessibilità totale negli orari e possibilità di pause, oltre a rappresentare un risparmio economico
Un elemento interessante riguarda l’efficacia delle “finestre” di esclusività per le sale. Se un film uscisse in streaming solo dopo 3-4 mesi dall’uscita in sala, il 47% degli spettatori sarebbe comunque disposto ad attendere per vederlo comodamente a casa, mentre solo il 32% andrebbe subito in sala (principalmente gli under 40).
L’evoluzione delle strategie distributive nel 2025
Se quindi da un lato si è registrato un leggero aumento della quantità di prodotti cinematografici arrivati nelle sale nel 2024 (121 film dei principali studios rispetto ai 113 dell’anno precedente), dall’altro il numero di debutti esclusivi in streaming è diminuito, passando da 296 film nel 2023 a 264 nel 2024. Questo trend segnala un parziale ripensamento delle strategie “direct-to-streaming” che avevano caratterizzato il periodo post-pandemico.
Le evidenze sembrano suggerire che, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni dirigenti delle piattaforme, i film che passano prima dalle sale ottengono risultati migliori anche in streaming. Secondo un’analisi di Entertainment Strategy Guy, i titoli che hanno avuto una distribuzione cinematografica generano in media il 74% in più di ore visualizzate rispetto a quelli lanciati direttamente in piattaforma.
Festival cinematografici e piattaforme: un rapporto in evoluzione
Il rapporto tra il mondo delle piattaforme streaming e i grandi festival cinematografici internazionali rappresenta un ulteriore aspetto di questa trasformazione. Mentre festival come Cannes mantengono una certa distanza dalle produzioni streaming, la Mostra del Cinema di Venezia, ha abbracciato fin da subito questa nuova realtà, accogliendo sia film prodotti da piattaforme sia serie televisive di alta qualità artistica e produttiva.
Nell’edizione 2024 del Festival di Venezia, pur con una presenza meno massiccia rispetto agli anni precedenti, le produzioni streaming hanno comunque trovato spazio, in particolare con quattro serie televisive d’autore presentate fuori concorso: Disclaimer di Alfonso Cuarón (Apple TV+), M – Il figlio del secolo di Joe Wright (Sky), Los años nuevos di Rodrigo Sorogoyen, Sara Cano e Paula Fabra (Movistar Plus+), e Familier som vores di Thomas Vinterberg (TV 2 Denmark).
Il futuro dell’intrattenimento: coesistenza o competizione?
La domanda che emerge con forza dalla situazione attuale riguarda il futuro della relazione tra sale cinematografiche e piattaforme streaming: siamo destinati a vedere una progressiva sostituzione del modello tradizionale o piuttosto l’emergere di un ecosistema integrato in cui le diverse modalità di fruizione coesistono?
I dati sembrano suggerire che, nonostante la crescita impetuosa delle piattaforme digitali, esiste ancora un alto valore dell’esperienza cinematografica che non può essere replicato a casa. La sala continua a rappresentare il contesto ideale per determinati generi e tipologie di film, offrendo un’esperienza immersiva e sociale che lo streaming non può sostituire completamente.
Allo stesso tempo, è innegabile che le abitudini di consumo siano profondamente cambiate, con una preferenza crescente per la flessibilità e la personalizzazione offerte dai servizi digitali. Il pubblico giovane, in particolare, mostra una netta predilezione per i contenuti on-demand rispetto alla programmazione lineare, dedicando quasi il doppio del tempo ai servizi streaming (97 minuti) e YouTube (82 minuti) rispetto alla TV tradizionale (58 minuti).
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