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Gotti – Il Primo Padrino | John Travolta, la mafia di New York e la storia vera dietro il film

Dall’autobiografia del figlio del gangster prende spunto il film diretto da Kevin Connolly

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MILANO – Omicidio, gioco d’azzardo illegale, estorsione, evasione fiscale, usura, racket, ostacolo alla giustizia. Un curriculum criminale di prim’ordine che John Gotti inizia ad arricchire a dodici anni quando, con i suoi fratelli, entra in una gang di Brooklyn dove si era trasferito con la famiglia dal Bronx. Da quel momento sarà per lui un crescendo fatto di crimini sempre più gravi che dai furtarelli nei negozi di quartiere arriverà all’omicidio. Uno dei nomi più tristemente celebri della mafia italiana a New York la cui parabola criminale è stata raccontata da Kevin Connolly in Gotti – Il Primo Padrino.

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Una scena di Gotti – Il Primo Padrino

A prestare il volto a The Dapper Don – uno dei soprannomi con cui veniva appellato insieme a The Teflon Don – John Travolta che ha voluto fortemente il film ispirato all’autobiografia di John Gotti Jr., In the Shadow of My Father. Non a caso il film parte dalla fine, quando il gangster ormai vecchio e malato riceve una visita in carcere dal figlio che vorrebbe dal padre l’approvazione a firmare un accordo con i procuratori che lo porterebbe a scontare una condanna breve. Da lì il film di Connolly si muove a ritroso per raccontare i primi passi dell’uomo nella mafia newyorchese fino alla sua cattura nel 1992 tradito da Sammy Gravano, ex mafioso diventato collaboratore di giustizia per evitare che tutte le imputazioni di cui era accusato il suo capo – celebre per riuscire a far decadere sempre le imputazioni – ricadessero su di lui.

John Gotti fuori dal tribunale

«Il film esplora i due lati della vita del gangster: da una parte la famiglia, con le sue vulnerabilità e le emozioni profonde, dall’altra il lato più oscuro» ha dichiarato John Travolta durante la promozione del film. E quel lato oscuro si manifesta già da giovanissimo per toccare una delle sue punte più alte con la scelta di far assassinare il suo capo, Paul Castellano, capo della famiglia Gambino di cui prenderà il posto diventando così il leader di una delle cinque famiglie mafiose più potenti di New York. Dallo stile vistoso e ricercato e con una personalità esuberante, John Gotti divenne una sorta di celebrità finendo sui giornali non solo per le sua attività illegali.

Una scena del film

Ma l’FBI intanto aveva nascosto microspie in tutti i luoghi frequentati dal gangster con la speranza di incastrarlo. Nel 1990 uno dei nastri su cui venivano registrate tutte le conversazioni di Gotti impresse uno scambio di battute dell’uomo con i suoi soci in cui discuteva di omicidi e altre attività criminali. Poco dopo Gotti, insieme a Gravano, Frank Locascio e Thomas Gambino, furono arrestati al Ravenite Social Club. Per Gotti l’accusa fu di 13 omicidi oltre a vari altri capi d’imputazione che il 23 giugno 1992 portarono ad una sentenza di carcere a vita in cui restò fino al 2002, anno della sua morte onorata con una parata per le strade di New York, tra limousine piene di fiori e una veglia di due notti al Papavero Funeral Home in uno scrigno di bronzo.

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