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Gabriele Mainetti: «In Freaks Out c’è tutto il mio amore per il cinema»

A Venezia abbiamo incontrato il regista durante il press day del suo secondo (e imperdibile) film

Gabriele Mainetti
Gabriele Mainetti

VENEZIA – Enorme, spettacolare, emozionante. Gabriele Mainetti ci è riuscito di nuovo: Freaks Out, come e più del suo esordio, Lo Chiamavano Jeeg Robot, è già un grande cult del nostro cinema, che ha il dovere – come abbiamo scritto nella recensione che trovate qui – di fare scuola all’industria cinematografica italiana. Il film, presentato in Concorso a Venezia 78, ci porta nella Roma occupata dai nazisti, e seguiamo il viaggio di un gruppo di strambi individui (Aurora Giovinazzo, Giancarlo Marini, Claudio Santamaria e Pietro Castellitt) con poteri più o meno speciali. E se il gruppo dei protagonisti non può lasciare indifferenti, a colpire è anche il villain, ovvero un gerarca nazista interpretato da un incredibile Franz Rogowski: “Il suo mondo è diviso in due parti che lottano tra loro, e Franz è stato pazzesco nell’interpretarlo”, ci dice il regista.

Gabriele Mainetti (e i suoi Freaks alle spalle) al photocall di Venezia 78...
Gabriele Mainetti (e i suoi Freaks alle spalle) al photocall di Venezia 78…

Come saprete l’opera non è stata affatto semplice da realizzare e così, durante l’incontro stampa Gabriele Mainetti ha spiegato le difficoltà nel girare Freaks Out: “Al cinema mi voglio emozionare e questo film è stata una sfida. Doveva essere sia un un racconto d’avventura, sia un romanzo di formazione e anche una riflessione sulla diversità. Ma per fare un film così bisogna oliare gli ingranaggi dato che per anni in Italia non si sono girate pellicole del genere. Chiaramente sul set ci sono stati momenti molto difficili. Per ricaricare le armi ci volevano 10 minuti e servivano più macchine da presa; sai che sul set de Lo Hobbit ogni volta che Peter Jackson diceva stop passavano 45 minuti tra un ciak e l’altro”.

L'applauso in Sala Grande alla prima di Freaks Out
L’applauso in Sala Grande alla prima di Freaks Out

Interessante invece l’idea che l’universo di Jeeg Robot possa prima o poi incontrare quello di Freaks Out, in modo tale da creare una sorta di Mainetti Universe. “Se abbiamo pensato di espandere l’universo dei nostri film? Non lo so, non mi interessa per ora; però Freaks Out offre spunti di sviluppo perché ci sono più personaggi. Ho faticato molto ad abbandonare il film, ogni personaggio è dettagliato, sfumato, fondamentale”. Diversi i riferimenti che Gabriele Mainetti, qua e là, ha voluto inserire nelle oltre due ore del film. “Di influenze in Freaks Out ce ne sono molte. Tarantino ha reinventato la storia, lui rende unico e spettacolare un evento. La Marvel? fino a un certo punto, non credo che ogni super potere è sempre e comunque avvicinabile al mondo Marvel. Qui c’è più il western, del resto amo alla follia Sergio Leone…”

Qui una clip del film:

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