ROMA – Roma, 1953. La notte prima dell’omicidio di Wilma Montesi, diverse persone legate a un peplum ambientato nell’antico Egitto in lavorazione a Cinecittà si ritrovano a condividere momenti importanti: Mimosa (Rebecca Antonaci), una ragazza semplice, prossima alle nozze, a Cinecittà per fare da comparsa, Josephine Esperanto (Lily James), la stella di Hollywood, minacciata dalla nuova generazione di attori rappresentata da Sean Lockwood (Joe Keery). E poi c’è Rufus Priori (Willem Dafoe), un gallerista americano amico di Josephine che condurrà l’improbabile gruppo nel loro viaggio attraverso la notte. Parte da qui Finalmente l’alba, il ritorno al cinema di Saverio Costanzo a nove anni da Hungry Hearts con un film che sarà in concorso a Venezia dove – incroci del destino – il regista ritroverà anche Adam Driver, al Lido per Ferrari e nel 2014 Coppa Volpi proprio per quel film.

Finalmente l’alba uscirà poi nei cinema il 14 dicembre ed è una pellicola che racconta il viaggio lungo una notte di una ragazza che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa inattesa protagonista di alcune ore memorabili che da ragazza la trasformeranno in donna. Un percorso descritto così da Costanzo: «Mimosa trova la parte più coraggiosa del suo io interiore e attinge alla sua autocoscienza grazie all’incontro con un gruppo di attori americani che stanno girando un peplum a Cinecittà. È un film sul mondo dello spettacolo, un film di ambizioni, vanità. Ci sono molti film all’interno di questo film, è come una scatola cinese…». Insomma, un coming-of-age con sfumature meta-cinematografiche, un’opera ambiziosa con al centro una debuttante assoluta come Rebecca Antonaci, attrice, cantante e musicista (ha anche una sua pagina su Spotify), vista in TV ne Luce dei tuoi occhi e scoperta da Costanzo nello spot Barilla diretto da lui due anni fa.

Ad aggiungere grande interesse oltre al Joe Keery di Stranger Things e a una neodiva come Lily James, anche la premessa del contesto storico-sociale. La narrazione di Finalmente l’alba si colloca infatti in un momento preciso della storia d’Italia: l’8 aprile 1953, la vigilia della morte dell’aspirante attrice Wilma Montesi avvenuta in circostanze tutt’oggi misteriose. Una scelta giustificata così dal regista: «La lunga notte che viene raccontata nel film si svolge poco prima dell’uccisione di Wilma Montesi. È stato il primo caso di femminicidio di grande risonanza mediatica in Italia. Ha rappresentato una purezza che l’Italia ha successivamente perso. Il punto di partenza quando ho iniziato a scrivere il film, è un suo elemento costitutivo». Come a voler porre in parallelo la notte di Mimosa con quella della Montesi. Vite dai destini opposti fatte di sogni, ambizioni e del cinema come motore vitale.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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