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HOT CORN Awards | La Top 10 dei migliori film italiani del 2020 secondo Hot Corn

Notturno e Diritti? Sì, ma anche qualche (bella) sorpresa: i 10 film italiani dell’anno secondo la redazione

Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Elio Germano e Pierfrancesco Favino nella nostra Top10.

ROMA – E dopo la Top 10 con i film internazionali del 2020 (la trovate qui), ecco i nostri Hot Corn Awards per i film italiani del 2020, film che sono usciti in sala o in piattaforma e da cui, per forza di cose, abbiamo dovuto togliere i titoli visti ma non ancora usciti (vedi Punta Sacra e Dittatura Last Minute, che abbiamo amato e che aspettiamo nel 2021). Così in redazione abbiamo dato vita a una vera e propria faida per scegliere questa Top 10 dei migliori film italiani del 2020 e per scegliere anche titoli differenti dai soliti, con risse per non aver inserito Favolacce e Le sorelle Macaluso, che rimangono tra i nostri titoli del cuore ma che non abbiamo inserito perché ampiamente citati. Insomma, noi in redazione praticamente non ci rivolgiamo più la parola, ma voi potete leggere serenamente i nostri Hot Corn Awards dei migliori film italiani del 2020.

FIGLI – In molti lo hanno preso per una commedia, invece Figli è una mela con il veleno dentro, un film feroce che ha il merito di toccare temi su cui solitamente il cinema italiano glissa volentieri. Ma per noi, da subito, è stato un colpo di fulmine (qui la nostra recensione), il racconto di una resistenza silenziosa di due genitori che vanno avanti nonostante tutto e tutti. Cortellesi mai così cattiva (il dialogo con la madre è da mandare a memoria), Mastandrea perfetto, ma ripensandoci poi, il racconto della famiglia che rielabora il mondo e le sue paure (le Torri Gemelle, il Titanic) era l’involontario avviso della tempesta in arrivo, con il lockdown e milioni di famiglie costrette in un appartamento. Da vedere e rivedere.

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Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea in una scena di Figli.

NON ODIARE  – Secco, asciutto, potente, senza retorica né consolazioni, un film che non ha vincitori o vinti, ma lascia sul campo domande su domande. Per il suo esordio, Mauro Mancini gira un film controllato e glaciale che, minuto dopo minuto, si insinua nella testa di chi guarda. Il risultato? Provoca questioni da sempre poco affrontate, soprattutto da noi italiani brava gente, lingua lunga e memoria (molto) corta. Alessandro Gassmann, misuratissimo, attraversa il film in modo dolente e efficace, ma al suo fianco Sara Serraiocco e Luka Zunic amplificano la potenza del coro con due personaggi talmente credibili da fare male. Rivedetelo e consigliatelo. Cinema necessario.

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Sara Serraiocco e Alessandro Gassmann in una scena di Non odiare.

PADRENOSTRO – Gli anni di piombo visti dagli occhi di un bambino? Poteva diventare un involontario melodramma, invece Padrenostro si trasforma in un film intenso e politico, nell’accezione nobile e migliore del termine. Una scena, tra le molte, colpisce occhi e cuore e rimane in testa: quella che riutilizza Buonanotte fiorellino di De Gregori per raccontare un’emozione e riesce a inquadrare, forse, o addirittura, un’epoca, fatta di pallottole e vite che non torneranno mai come prima. Piefrancesco Favino enorme come sempre, ma a rubare tutto sono i complici Mattia Garaci e Francesco Gheghi. I bambini ci guardano. P.S. Se potete, una visione da affiancare a un documentario come Le nostre ferite di Monica Repetto (ve ne avevamo parlato qui).

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Sul set: Claudio Noce in dialogo con Piefrancesco Favino.

EASY LIVING – E chi lo ha detto che nella Top10 devono esserci solo film drammatici o impegnati? Nessuno. E allora noi, a un certo punto di questo faticoso 2020, ci siamo improvvisamente trovati a correre liberi verso la Francia sulle note di una vecchia canzone dei Morning Benders (Excuses), dentro un film, Easy Living dei fratelli Miyakawa, in bilico tra Wes Anderson e Aki Kaurismaki, echi di Truffaut e amarezze tutte italiane. Un film apparentemente piccolo che invece ti rimane addosso dopo i titoli di coda. Un film che non è una commedia, nemmeno un dramma, ma solo vita, vita purissima che lascia facce e sguardi. E quella corsa finale è ancora e sempre Antoine Doinel. Anche sessant’anni dopo. Soprattutto sessant’anni dopo.

James Miyakawa nella scena finale di Easy Living.

GLI ANNI PIÙ BELLI – Provate a rivederlo oggi, dopo la pandemia e il lockdown, e capirete come il film di Gabriele Muccino abbia assunto tutt’altro significato in nemmeno dieci mesi di vita. Credevamo fossero solo polaroid spedite da un piccolo mondo antico, invece Gli anni più belli è ora una fotografia di un mondo che non esiste più, un’Italia che ancora credeva nel futuro, aveva più sogni che preoccupazioni e poteva ritrovarsi a fare il Capodanno senza DPCM o limitazioni. Un film che sembra racconti solo una storia di amici, ma in realtà è una lettera d’amore spedita a un Paese in cui fatichiamo sempre più a riconoscerci.

Gli Anni più Belli
I migliori anni della nostra vita? Favino, Santamaria, Ramazzotti, Kim Rossi Stuart e Emma.

NOTTURNO – Un urlo di guerra che poi sparisce. Un momento di pace interrotto da un altro colpo di mortaio. Un conflitto e poi brevi momenti di pace, come note nel silenzio. Notturno segue lo stesso ritmo, si muove lento, senti il pericolo, poi lo dimentichi e lo ritrovi. Gianfranco Rosi ritorna dopo quattro anni e dopo il giro del mondo di Fuocoammare, ma lo sguardo è sempre lo stesso, lucido, pietoso e inesorabile. Cinema di confine, cinema politico senza fare politica, cinema da vedere e su cui riflettere (lo trovate in streaming su CHILI qui) e che ora partirà per un’altra missione verso l’Oscar. Ma è davvero così importante la nomination dell’Academy? No, per noi ha già vinto.

Notturno
I prigionieri nel carcere curdo in Siria in una scena di Notturno.

I PREDATORI – La missione era difficile: far dimenticare il peso specifico dei genitori e crearsi un’identità artistica propria. Nessun problema: Pietro Castellitto con I predatori dimostra di avere talento a non finire e fiato da fare una maratona. Mescola 883 e Nietzsche, famiglie come schieramenti medievali, con un’idea precisa di cinema che sa dove andare e cosa raccontare. Del resto, il cinema, più che rispondere, dovrebbe suggerire domande, stimolando l’attenzione e l’intelligenza dello spettatore. E Pietro Castellitto lo ha capito. Anche molto bene. Il futuro è (già) suo e noi, onestamente, lo seguiremo molto volentieri. Rivelazione.

Pietro Castellitto con Giulia Petrini e Lilliana Fiorelli ne I Predatori.

GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI – Ed ecco nella Top 10 dei migliori film italiani del 2020 un’altra piccola perla che ci ha fatto respirare meglio in questo tempo di ansie e pandemia: prendete un ritrovato Clive Owen, aggiungeteci Jasmine Trinca, costruiteci attorno una commedia dal retrogusto british e a un certo punto sparate anche i Sex Pistols: avrete così Guida romantica a posti perduti di Giorgia Farina, commedia che alleggerisce passo e visione, ma non solo, al punto che, alla fine, mentre Benno e Allegra pogano, le parole dei Sex Pistols in Pretty Vacant diventano anche il nostro manifesto punk per sopravvivere a un anno balordo e cattivo: «I don’t believe illusions ‘cos too much is real, so stop your cheap comment ‘cos we know what we feel». Assolutamente da riscoprire.

Guida Romantica a Posti Perduti
Jasmine Trinca e Clive Owen con in mezzo Andrea Carpenzano.

COSA SARÀ – Il titolo è la domanda che ci facciamo tutti da febbraio e che qui però diventa il mantra di Bruno Salvati. Un nome e un cognome. Ma, a seconda degli accenti, anche un’esortazione di sopravvivenza. Una sciarpa rossa legata attorno al collo di un Kim Rossi Stuart gigantesco, ironico, rabbioso, spaventato, che un minuto prima s’incazza con il produttore e quello dopo deve trovare il coraggio per chiedere ai suoi figli di donargli il midollo. «Io col cazzo che muoio», dice Bruno che si domanda cosa sarà di lui mentre intorno noi ci chiediamo cosa sarà di noi. Un film di resistenza, necessario ad andare avanti anche quando si vorrebbe crollare a terra con Lou Reed nelle orecchie. «You made me forget myself. I thought I was someone else. Someone good».

Kim Rossi Stuart è Bruno Salvati. Sullo sfondo Raffaella Lebboroni
Kim Rossi Stuart è Bruno Salvati in Cosa sarà. Sullo sfondo Raffaella Lebboroni.

VOLEVO NASCONDERMI – Il film che aveva aperto il 2020 alla Berlinale con Favolacce, il film che annunciava un grande futuro e invece Volevo nascondermi è diventato, suo malgrado, il film simbolo di quest’anno, prima in sala, poi cinema chiusi, poi ritorno in sala e infine in streaming (qui se volete recuperarlo) come ci raccontò lo stesso Giorgio Diritti al nostro Hot Corner a Venezia. Elio Germano non sbaglia un colpo, ma il film serve anche a riscoprire Ligabue, la sua arte, unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. E per salvarsi. Da tutto. Anche da noi stessi.

Volevo nascondermi
Elio Germano e Giorgio Diritti sul set di Volevo nascondermi.

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