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Death to 2020 | Se il mockumentary di Black Mirror chiude l’anno con una risata

Ironia e cinismo? L’unico modo per esorcizzare gli ultimi 12 mesi per Charlie Brooker e Annabel Jones

DEATH TO 2020

MILANO – Siamo arrivati alla fine di quest’anno così strano e difficile, un 2020 che nessuno si sarebbe immaginato e che supera qualsiasi visione distopica avessimo mai avuto ipotizzare. Perché, diciamocelo, nemmeno Orwell o Black Mirror sarebbero riusciti a creare qualcosa a questi livelli. Cosa hanno fatto allora i creatori del famoso specchio nero? Charlie Brooker e Annabel Jones hanno dato vita a Death to 2020, mockumentary comico e satirico – sul Netflix dal 31 gennaio – pensato per raccontare ciò che è ancora difficile da spiegare: gli eventi di questo anno orribile. Tra filmati reali e interviste a importanti personaggi fittizi, Death to 2020 ripercorre gli ultimi dodici mesi, con una punta di ironia e cinismo che sono forse l’unico modo per esorcizzare quello che abbiamo passato.

death to 2020
Joe Keery è Duke Goolies, un millennial genio dell’informatica

Samuel L. Jackson, Hugh Grant, Lisa Kudrow, Joe Keery ma anche Cristin Millioti, Leslie e Tracey Ullman hanno vestito i panni di storici, politici, sociologi, psicologi, millennial e gente comune. La voce narrante di Laurence Fishburne centra tutti i principali eventi a partire da gennaio 2020. Niente e nessuno si salva dalle sue battute sagaci, alcune un po’ più banali delle altre, ma tremendamente in linea con l’umorismo nero del suo ideatore. In ordine cronologico e saltando tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, tutto passa sotto l’occhio della satira. Dalla Megxit alla controversia degli Oscar e le proteste in America dopo la morte di George Floyd fino, ovviamente, alla pandemia e alla politica, per finire con le elezioni americane e la notizia della scoperta del vaccino.

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Hugh Grant è lo storico Tennyson Foss. Foto: Keith Bernstein/Netflix

Celebrità e personaggi pubblici entrano nel mirino di Death to 2020 uno dietro l’altro, da Greta Thunberg e Boris Johnson passando per la Regina Elisabetta e i miliardari dell’high tech, ma non mancano anche le cospirazioni su vaccino e elezioni. È il caso di dirlo, quest’anno è stata veramente la riprova che la realtà è molto più strana della finzione, e se anche Death to 2020 non può essere all’altezza della follia di vivere realmente nel 2020, ci arriva molto vicino. C’è l’ipocrisia di chi strumentalizzava il movimento del Black Lives Matter e il razzismo nemmeno troppo velato della tipica soccer mom, ci sono le difficoltà di essere un millennial in questa economia a picco e c’è la critica agli Academy Awards (inutile dire che d’ora in poi Samuel L. Jackson dovrebbe sempre fare le sinossi dei film nominati!). E non poteva mancare una buona parentesi dedicata a Trump e alle sue fantasiose – per non dire pericolose – uscite sul virus.

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Tracey Ullman è la Regina Elisabetta II

Piccole perle e frecciatine che però mettono in luce tutti i difetti del nostro essere umani, e evidenziano anche l’idiozia che troppo spesso ci contraddistingue come specie. Se il documentario si fosse concentrato sull’Italia, sarebbe partito dalle avventure di Sanremo, ormai indimenticabili, prima che scoppiasse il finimondo e il nostro Paese facesse da apri fila alla catena di lockdown che  «sono stati il franchise più redditizio dopo il Marvel Cinematic Universe». L’abilità di Brooker nel mischiare il commento sociale alla satira è geniale e questo mockumentary è decisamente quello che serviva. E ora rimane solo una domanda, servirà un documentario come questo anche per il 2021?

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Qui potete vedere il trailer di Death to 2020:

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