MILANO – Ragazze interrotte, West Wing, Mad Men, The Square, Noi, The Handmaid’s Tale. Tremano i polsi a scorrere il curriculum di Elisabeth Moss, talento da vendere ed un evidente fiuto per i titoli destinati a diventare dei cult. Ma ora che la ritroviamo come star assoluta dell’horror L’uomo invisibile – già disponibile su CHILI qui – c’è da chiedersi come abbia fatto una ragazzina, che voleva fare la ballerina, ad imporsi come attrice al cinema e in televisione.
In effetti la vena artistica appartiene al DNA dei Moss: papà Ron era una manager musicale, mentre mamma Linda era una musicista in una blues band. Lui inglese. Lei americana con origini svedesi. I due crescono la figlia in quella che l’attrice definisce «un enclave hippy a Los Angeles con tonnellate di strumenti. Per noi le vacanze consistevano in 50 persone che arrivano a casa per fare una jam session, suonando musica jazz».
Ma alla piccola Elizabeth il palcoscenico interessa per altre ragioni: vuole diventare una ballerina classica. Peccato però che i riflettori si accendano su di lei quando, a soli otto anni e su incoraggiamento dei genitori, recita nel film per la tv Bar Girls. Da lì in poi le sue giornate si dividono fra gli studi a casa, le ore in sala prove e il set. Quando ormai è chiaro che recitare è la strada giusta, arriva il primo vero ruolo importante: quello di Polly in Ragazze Interrotte.
È difficile però emergere fra Angeline Jolie e Winona Ryder, così Moss accumula altri ruoli al cinema, finché entra nel cast di West Wing, la serie cult firmata da Aaron Sorkin. Venticinque episodi più tardi, scatta il plot twist che le cambia la vita: Matthew Weiner le affida il ruolo di Peggy Olson in Mad Men. Un personaggio monumentale. Un’icona di perseveranza e femminismo. In sette stagioni Elisabeth costruisce la sua fama internazionale, mentre Peggy diventa un modello: se vuoi sopravvivere in un mondo dominato dagli uomini, servono caparbietà e tenacia, in ogni epoca.
Quando Olson e soci escono di scena, è il momento della verità: Moss si lascia alle spalle folli pubblicitari e nuvole di fumo targato Lucky Strike, per diventare un’investigatrice nell’acclamato Top of the Lake – Il mistero del lago, salvo poi conquistare pubblico e critica anche con il cinema d’autore grazie a The Square. E siccome non c’è due senza tre, nel 2017 Elisabeth si aggiudica il ruolo da protagonista di The Handmaid’s Tale, dispotico e drammaticamente contemporaneo.
Nella serie Moss giganteggia e a chi le fa notare che, forse, non ci sono troppe differenze fra il regime di Gilead e Scientology, la controversa organizzazione a cui appartiene l’attrice, Elisabeth risponde: «La libertà religiosa, la tolleranza e la comprensione della verità e della parità di diritti per ogni razza, religione e credo sono estremamente importanti per me». Chi ha visto Going Clear di Alex Gibney continua a rimanere perplesso, mentre la star esce per un attimo allo scoperto sulla sua vita privata.
Una rarità per lei che nelle interviste non parla delle sue relazioni personali (è stata sposata con Fred Armisen, autore del Saturday Night Live) o di politica, ma non si tira indietro quando si tratta di lavorare con Jordan Peele, autore dell’horror politicizzato Noi dopo il fenomenale Scappa – Get Out. Ma spaventare Elisabeth è lo sport preferito di Hollywood, così si arriva a L’uomo invisibile. Il pubblico però può stare tranquillo, a fare vivere avventure più serene alla Moss ci penseranno Wes Anderson in The French Dispatch e Taika Waititi con Next Goal Wins. Benedetto sia il frutto!
- L’uomo invisibile | Elisabeth Moss e l’horror nell’epoca del Me Too
- The French Dispatch | Wes Anderson, il New Yorker e la storia dietro al film
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