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L’uomo invisibile arriva in digital | Elisabeth Moss e l’horror nell’epoca del Me Too

Doveva andare in sala invece il film è già su CHILI. Ecco perché non dovete perderlo

L'uomo invisibile con Elisabeth Moss
Elisabeth Moss protagonista di L'uomo invisibile

MILANO – «Now I’m in you room and I’m in your bed, and I’m in your life and I’m in your head». I versi cantati da Freddie Mercury in una canzone dei Queen come un riassunto? Sì, perché la canzone che citiamo, curiosamente, condivide proprio lo stesso titolo di questo horror-thriller psicologico da brividi. Quale? L’uomo invisibile, film che dovevamo vedere al cinema e invece causa Coronavirus arriva ora in digitale su CHILI, tratto dal romanzo di H.G. Wells, con al centro un’incredibile performance di Elisabeth Moss. In un crescendo continuo accompagniamo la protagonista, Cecilia, nella sua corsa lontano dal compagno violento, Adrian (Oliver Jackson-Cohen), uno scienziato miliardario che, come poi scopriremo, nasconde uno sconcertante segreto. Cecilia non capisce cosa sta succedendo. Ovunque si trovi sente sempre gli occhi dell’uomo su di sé, mentre strani avvenimenti iniziano ad accadere attorno a lei.

Una scena de L'uomo invisibile
Elisabeth Moss è Cecilia

Anche noi, immersi nella visione, sembriamo percepire una stonatura, una strana presenza: ma quando Cecilia fissa uno spazio vuoto credendo di vedere qualcosa o qualcuno, a noi non è dato guardare. I suoi occhi sono l’unico narratore di cui disponiamo. Il thriller – prodotto dalla Blumhouse Production di Jason Blum, non a caso – si mette in moto quando la donna scopre che Adrian, in segreto, possiede un indumento che permette di diventare invisibili. A questo punto, L’uomo invisibile incastra una serie di colpi di scena, costruendo un ritmo dinamico e sostenuto. Fino al drammatico atto finale.

Un'immagine de L'uomo invisibile
Elisabeth Moss in una scena del film

Oltre alla storia, L’uomo invisibile spicca per la capacità di costruzione della suspense dovuta anche alla maestria di Leigh Whannel, ormai avvezzo al genere. Portano la sua firma, infatti, le sceneggiature della saga di Saw e Insidious, ma attenzione: qui non ci sono scene horror grottesco, anzi. I momenti di tensione sono sì filmati in maniera cruda e dura, ma con semplicità disarmante e, per questo, ancora più efficace nell’affondare il colpo. Grazie al talento della Moss (che non sbaglia un colpo), prendiamo parte alla sua sofferenza. Centrale è la vulnerabilità di Cecilia, che si mette quasi a nudo nella confusione e nella debolezza, senza un vero posto dove nascondersi.

Elisabeth Moss ne L'uomo invisibile
È possibile dubitare di sé?

Come dichiarato dalla stessa Moss, la vicenda della protagonista si basa su un crudele gaslighting, sottile e potente forma di violenza psicologica, che porta la vittima a dubitare della sua stessa mente a causa di false informazioni che le vengono suggerite. Anche noi dubitiamo di lei. In fin dei conti, quello che ci viene chiesto è un atto di fede nei confronti di Cecilia. Se il nemico non si vede, cosa ci fa credere alla storia, come possiamo trovare delle prove di ciò che sostiene? L’uomo invisibile lavora quindi su diversi livelli. Perché il vero terrore che attanaglia lo spettatore non è visibile ma è tangibile. Anche ciò che non possiamo vedere può farci del male. Notevole, assolutamente imperdibile.

Qui potete vedere il trailer de L’uomo invisibile:

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