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Edoardo Pesce: «Da Romanzo Criminale a Dogman, la mia carriera da attore artigiano»

Il successo, Garrone, Roma, gli amici di sempre e la vittoria ai David: l’attore si racconta a Hot Corn

Edoardo Pesce. Foto di Roberto Chiovitti

ROMA – No, non parlategli di successo, festival e di red carpet. Quello che interessa ad Edoardo Pesce è essere solo Edoardo. Prima lui, poi i personaggi, sempre nuovi e diversi. L’evoluzione è quella tipica di un (grande) attore che fa della sincerità e dell’intelligenza i soli premi da esporre. Il resto? Viene dopo. C’è maturità, fisicità, senso dell’espressione. Però, per andare avanti, bisogna fare un passo indietro. Edoardo Pesce, in quegli incroci inaspettati disseminati sulla strada, l’attenzione la riceve infatti grazie ad una popolare serie di dieci anni fa. «E pensare che di serie ne seguo poche, però sono un grandissimo fan dei documentari! Ne vedo tantissimi», spiega a Hot Corn. Eppure, l’attore romano, prima di arrivare ai trionfi di Dogman – per il quale ha vinto il David di Donatello come miglior attore non protagonista – , è stato tanto altro oltre al Buffoni di Romanzo Criminale. Andrebbe citato l’esordio, 20 Sigarette, passando per il rugby de Il Terzo Tempo o l’agrodolce Se Dio Vuole, fino a Cuori Puri. «Il cinema? Non ci sono orari, tra poco mi aspetta una sessione di trucco e una parrucca con i capelli lunghi», scherza lui. Infatti, quando lo chiamiamo, sta per andare sul set del suo prossimo film, Dog Sitter, diretto da Fulvio Risuleo.

Edoardo Pesce e Marcello Fonte in una scena di Dogman.

IL SUCCESSO «Se mi aspettavo il successo? Dico la verità: non pensavo di voler far l’attore come quelli che, magari, sono ossessionati dall’obiettivo, dal gol da raggiungere a qualsiasi costo, come se dovessero diventare, che so, medici o avvocati. Non l’ho mai affrontato in questa maniera, mai. Insomma: il sogno di volere diventare, un giorno, un interprete, sì può chiamare lavoro? Non lo so, secoli fa gli attori venivano seppelliti fuori le mura romane, non erano visti bene. In fondo siamo creature strane. È una forma artistica, sicuramente, ma anche molto artigianale. Gli artisti usano la materia: pasta, creta, colori, gesso. Noi usiamo il corpo e la voce».

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Il bruto Simoncino di Dogman. Pesce, per il ruolo, ha appena vinto il Nastro d’Argento

Io & EDOARDO «Ho amici che non sono mai andati a vedermi al cinema o a teatro. Però Dogman sono andati a vederlo, pure se, alcuni, mi hanno detto: “Ma ndo’ stai nel film?” (ride, nda). Del resto, la cosa è chiara: fortunatamente, per loro e per me, sono ‘solo’ Edoardo. Certo, avendo fatto Romanzo Criminale da giovane, io come gli altri, diventammo incredibilmente popolari grazie ai personaggi. La cosa mi è tornata utile: ho capito subito che il rapporto con i personaggi e con il pubblico va dosato. Non sei conosciuto come attore ma per chi interpreti, così, agli inizi, ero già conscio che alle persone, prima di te, arriva quella figura. Questo fa la differenza».

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Edoardo Pesce ne Il Terzo Tempo. Era il 2013

LA FAMA «No, non mi interessa essere riconosciuto. Anzi, mi piace quando accade il contrario, magari perché cambio registro per un nuovo progetto. Non fa per me essere collegato a un solo personaggio. Cambiare è il bello di un attore. La riconoscibilità, il successo, sono cose che allontano, non mi interessano. Però amo sentire la stima del pubblico, quello che apprezza il lavoro puro della recitazione. Ahimè, questo pubblico, oggi, un po’ manca, perché c’è un frammentazione dell’intrattenimento: prima c’era solo la sala come viatico del cinema, oggi gli impulsi sono tantissimi…».

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Fulvio Risuleo e Pesce, già insieme ai tempi di Varicella. Era il 2015.

IL FUTURO «Sto girando l’opera seconda di Fulvio Risuleo (il primo fu il notevole Guarda in Alto, ndr.). Con lui, nel 2015, girammo insieme Varicella, un corto che vinse alla Semaine de la Critique di Cannes. Ora ci siamo ritrovati per nuova avventura dove interpreto una sorta di informatico metallaro. Lui è un tipo onesto che poi, diciamo, si evolve, spinto da un mondo furbesco. Fulvio è giovane e promettente, lo stimo enormemente, ha un talento pazzesco».

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Dal set di Dog Sitter: Silvia D’Amico, Daphne Scoccia ed Edoardo Pesce, in compagnia di un amico…

ROMA «Roma, Roma. Roma è sempre la stessa, nonostante tutto. Rimarrà per sempre, pure quando ce ne saremo andati. Oggi, cinematograficamente, c’è una nuova leva di attori, registi, autori. Ragazzi giovani e talentuosi. Penso a Simone Liberati, ai fratelli D’Innocenzo e ai due giovani interpreti de La Terra dell’Abbastanza, Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti, oltre che a Luca Marinelli e Alessandro Borghi. A Roma c’è fermento. Il cinema è legato al neorealismo o a Pasolini, con questa vita che viene fuori, forte e potente. Titoli come Cuori Puri, o proprio il recente La Terra dell’Abbastanza, così come Fortunata, sorta di Anna Magnani in chiave moderna. Insomma, Roma è sempre una cornice perfetta per il cinema…».

Edoardo Pesce e Jasmine Trinca in una scena di Fortunata.

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