ROMA – No, non era un vero esordio, ma poco ci mancava. Perché la regista Nisha Ganatra, dopo aver studiato con Martin Scorsese e Spike Lee (e si vede, per come utilizza i colori, la camera), nonché essere stata regista di diversi (dimenticati) film, nel lontano 2019 aveva deciso di fare il grande salto. Un po’ come faceva la Katherine Newbury della straordinaria Emma Thompson, protagonista del suo E Poi C’è Katherine (ma preferiamo chiamarlo con il titolo originale, Late Night) che, per scongiurare la chiusura del talk show che conduceva, doveva allontanarsi dalla sua scrivania (o dalla sua comfort zone?), per acchiappare – letteralmente – un (nuovo) pubblico che correva veloce come i taxi gialli di New York.

Ad aiutarla, più o meno direttamente, l’ultima arrivata in un team di autori tutto al maschile, Molly Patel, interpretata da Mindy Kaling. Perché a Katherine, pur essendo una paladina del #MeToo, le donne non vanno propriamente a genio, anzi. E, se pensate che la commedia (un’ottima, commedia) sia solo un’altra revisione del tema – oggi la ritrovate in streaming su Apple TV+ e Prime Video – allora dovrete ricredervi in fretta. Perché? Perché c’è molto di più nei 102 minuti di Late Night, in cui assistiamo all’accecante dietro le quinte di un famoso late-night talk show, mentre un’icona della tv torna a fare i conti con il tempo che passa e le mode che si evolvono. In fondo oggi non basta più ospitare una filosofa che, dice lei, “potrebbe essere un’Avengers!”.

Se i dati crollano e, negli studi del Rockfeller Center Jimmy Fallon fa il bagno ad un cucciolo di labrador insieme a Robert Downey Jr., bisogna scendere a compromessi, bisogna reinventarsi. Magari aprirsi un profilo Twitter, magari ospitare una YouTuber (ancora TikTok era lontano). Del resto, ogni certezza è destinata a crollare come i dati d’ascolto, ci dice intelligentemente il film, piazzando qua e là battute acute, divertenti ed eleganti (tanto da essere cucite su misura ad Emma Thompson). Ma, Late Night, punta ad uno share più alto, rigirando metafore e morale. E se non è poi male adeguarsi? O meglio, e se i cambiamenti fossero una spinta per uscire fuori da una tana sicura ma troppo impolverata?

Così, a far prendere coscienza all’impeccabile Katherine, ci pensa una sbadata e irresistibile ragazza indiana, con la sua indole libera dai dogmi, cosciente di essere una minoranza tra le minoranze. E, pur essendoci dei velati richiami alle dinamiche in stile Il Diavolo Veste Prada – più in generale, a quel cinema romantico e d’ufficio degli Anni Ottanta e Novanta, a cominciare da quella meraviglia che era Una Donna in Carriera di Mike Nichols –, Katherine, al contrario della Anna Wintour di quel film, ha invece un cuore molto più empatico, caldo e umano, capace di ammettere i propri errori, tornando a sorridere (e splendere) dopo ogni caduta. Riscopritelo.
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