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Drive-Away Dolls | Margaret Qualley, l’America e il cinema di Ethan Coen

Citazionista, estremo, demenziale, scorretto e dal sincero cuore queer. Semplicemente imperdibile.

Un estratto della locandina ufficiale di Drive-Away Dolls, un film di Ethan Coen, ora al cinema con Universal Pictures
Un estratto della locandina di Drive-Away Dolls di Ethan Coen, ora al cinema

ROMA – Una valigetta, un’auto, un’improbabile coppia alle prese con le violente conseguenze del caso, due sicari nient’affatto temibili, un mandante che nell’oscurità muove le pedine ed un esilarante viaggio on the road. Questi gli elementi principali di Drive-Away Dolls, il secondo lungometraggio in solitaria di Ethan Coen, l’autore dei favolosi script del duo più eclettico, ambizioso e geniale della storia di Hollywood dei Joel ed Ethan Coen, che separatosi tra il 2019 ed il 2020, sembra fortunatamente destinato a riformarsi. Pur trattandosi di un progetto in solitaria, come detto, diretto dal solo Ethan, ma firmato dallo stesso, in compagnia della moglie Tricia Cooke, Drive-Away Dolls a partire dagli elementi narrativi precedentemente elencati, si inserisce fin dalle primissime sequenze nell’universo cinematografico scaturito nel corso degli anni dal cinema dei Fratelli.

Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan sono le protagoniste di Drive-Away Dolls, un film di Ethan Coen
Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan, le protagoniste di Drive-Away Dolls.

Nel farlo, va a proporsi come una versione estremamente liberatoria, queer, politicamente scorretta, fortemente demenziale e inevitabilmente summa, di alcuni dei titoli più conosciuti dei due, a partire dall’esordio del 1984, Sangue Facile, fino a Non è un paese per vecchi, il lungometraggio probabilmente più maturo, riuscito e amato dell’intera cinematografia di Joel ed Ethan Coen. C’era una valigetta sepolta nella neve, nel maestoso e indimenticabile Fargo, un improbabile duo, nel caustico e disperatamente grottesco Burn After Reading, una coppia di sicari più idioti che temibili, sparpagliata nel corso dell’intera filmografia dei Coen, passando per Fargo, Il grande Lebowski – basti pensare ai rapinatori nichilisti – e Ladykillers e ancora, un misterioso mandante in Ave, Cesare, così come la dimensione scenico/narrativo del cinema on the road.

Colman Domingo in un momento del film
Colman Domingo in un momento del film

Componente, quest’ultima, rintracciabile in una moltitudine di titoli dei Coen, su tutti, Arizona Junior, Fratello, dove sei? e Non è un paese per vecchi. Niente di nuovo insomma fermandosi alla sola struttura narrativa di Drive-Away Dolls, progetto dalle radici antiche che scaturito dalla relazione non convenzionale tra Ethan e Tricia Cooke – dichiaratamente lesbica – vede la luce soltanto quest’anno, eppure, negli 84 minuti di durata del film, che chiaramente omaggiano una certa idea di cinema fieramente B-Movie a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, c’è molto di cui sorprendersi. Inevitabilmente la questione della queerness spudorata, grottesca e mai realmente interessata a prendersi sul serio di Drive-Away Dolls, dapprima focalizzata sulla sola Jamie (Margaret Qualley non è mai stata così libera, spassosa e ferocemente comica) ed in seguito estesa.

Il cameo di Pedro Pascal nel prologo di Drive-Away Dolls
Il cameo di Pedro Pascal nel prologo di Drive-Away Dolls

Non solo alla Marian di Geraldine Viswanathan – qui in una prova in costante divenire, che dal respingente, giunge all’adorabile – quanto ad una lunga serie di improbabili individui maschili e femminili, sparpagliati nel corso della narrazione del film, e non è l’unica novità certamente irrintracciabile nel resto della cinematografia dei Coen. A sorprendere maggiormente sono, infatti, il carattere fumettistico, quello puramente demenziale e così la spinta sessualmente esplicita, pur sempre in chiave comica – ma non troppo – di un Drive-Away Dolls che pur tornando dalle parti e origini, di una cinematografia che ben conosciamo, raggiunge ben presto l’inattesa capacità di risultare nuovo, figlio dell’immediato contesto politico e sociale americano – i rimandi alla politica Trump sono frequenti ed esilaranti – così come fortemente liberatorio ed è il caso di dirlo, volutamente demenziale, dunque leggero.

E quello sorprendente di Miley Cyrus
E quello sorprendente di Miley Cyrus

Un film alla portata di un pubblico certamente maggiorenne, eppure ampio, abbracciando differenti età, senza scontentarne nessuna. Coen e Cooke si divertono nel dar vita ad uno spassoso e politicamente scorretto racconto di formazione, tanto sessuale, quanto identitaria, che privo di freni inibitori dimostra quanto il divertimento risieda anche e soprattutto nella dimensione di libertà, di naturalezza e di istinti inevitabilmente umani, eppure al tempo stesso felini sprigionati nel caso di Drive-Away Dolls, dal contenuto di quella misteriosa valigetta, che richiamando dapprima il cult Tarantiniano per eccellenza, Pulp Fiction, si sposta ben presto dalle parti di Burn After Reading – ricordate a cosa lavorava il personaggio interpretato da George Clooney nello scantinato? -, decostruendo piuttosto abilmente la tensione che è propria del MacGuffin.

Beanie Feldman in una scena di Drive-Away Dolls
Beanie Feldman in una scena di Drive-Away Dolls

Da qui il gusto per la demenzialità e la comicità feroce – Thelma e Louise al limite del parodistico -, che non esclude comunque il carattere originariamente violento e sanguinoso del cinema dei Coen, seppur ridotto clamorosamente. Tra chi ha gridato all’ingenuità o superficialità e chi invece al disastro più totale ed evidentemente frutto di un’autorialità rimasta orfana, c’è chi ha amato prendere parte allo spregiudicato, scorretto e liberatorio viaggio di Jamie e Marian, da Philadelphia a Tallahassee – «Perché mai qualcuno vorrebbe andare a Tallahassee, Florida?» si chiede più volte incredula Jamie –, lasciandosi andare ad uno spettacolo cinematografico di rara leggerezza e intelligenza, che pur riflettendo su questioni sociali quali mansplaining e oggettificazione tanto dell’uomo, quanto della donna, rimanda ad un modello cinema d’indubbio intrattenimento e divertimento che da molto, troppo tempo a questa parte, mancava dalle sale.

Una scena del film
Una scena del film

Quello del B-movie puramente da Drive-In, tornato in auge nel 2007 con lo sfortunato, eppure amabile progetto Grindhouse firmato dal duo Tarantino/Rodriguez. Tra dildo, trip allucinati, esperienze sessuali tanto sfrontante, quanto grottesche ed una moltitudine di interpretazioni stellari, accompagnate da esilaranti e sorprendenti cammei da non svelare per nessuna ragione, Drive-Away Dolls conquista e convince, aprendo la strada ad una potenziale trilogia che fin da questo momento, siamo in attesa di scoprire.

  • LONGFORM | Fargo di Joel ed Ethan Coen, 25 anni dopo…
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Qui sotto potete vedere il trailer di Drive-Away Dolls

 

 

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